La premessa
La terapia cognitivo-comportamentale e l’ipnosi gastro-orientata, in particolare, hanno come target il dolore addominale, l’ipersensibilità viscerale e la motilità gastrica. Queste terapie devono essere somministrate da specialisti in psicogastroenterologia, ma i gastroenterologi hanno comunque un ruolo importante.
A questo scopo Keefer e colleghi hanno chiesto ai gastroenterologi di valutare di routine sintomi correlati alla qualità della vita e all’ansia, dovuti ai problemi gastrointestinali, e le alterazioni a livello funzionale legate ai problemi digestivi. Una volta esaminati i dati, i ricercatori americani hanno consigliato ai gastroenterologi di informare i pazienti sulle implicazioni a livello psicologico delle malattie gastrointestinali, sull’importanza del coinvolgimento di uno psicologo, e sulle caratterisitiche delle psicoterapie più efficaci.
Un aiuto dal web
Un rapporto bidirezionale?
Mentre la malattia infiammatoria intestinale è associata a disturbi dell’umore, non si ancora sa se l’interazione è bidirezionale, ovvero se i disturbi dell’umore contribuiscono alla progressione della malattia infiammatoria.
In un articolo correlato, pubblicato sempre da Gastroenterology, David Gracie e colleghi, del Leeds Gastroenterology Institute, nel Regno Unito, hanno condotto uno studio prospettico su 405 adulti con malattia di Crohn o colite ulcerosa. Su questi pazienti, i ricercatori hanno rilevatro il grado di malattia infiammatoria intestinale, lo stato di ansia e depressione all’inizio e nel periodo di follow-up, durato almeno due anni.
Così, Gracie e colleghi sarebbero giunti alla conclusione dell’effetiva bidriezionalità dell’attività della malattia infiammatoria e dei disturbi psicologici”. Per questo, secondo gli autori, “i pazienti con malattia infiammatoria intestinale dovrebbero essere monitorati anche per il benessere psicologico”.
Fonte: Gastroenterology
Megan Brooks
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
09 febbraio 2018
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