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Hiv. Icar, seconda interruzione per protesta Associazioni: “Pillola preventiva? Costa troppo e non si trova”

di Attilia Burke

“Abbiamo fatto presente che in Italia non solo l'utilizzo della PrEP non è implementato. Qui e ora la PrEP è reperibile solo in poche città e a pagamento: 70 euro per il farmaco generico” ha detto Sandro Mattioli di Plus Onlus chiamando in causa anche la Simit. E il presidente della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali risponde: “PrEP è strumento di riduzione del danno. Siamo al lavoro per cambiare le cose”

24 MAG - Si era aperto con una protesta “a firma” delle Associazioni pazienti il X Congresso Icar a Roma, non stupisce dunque che, anche in chiusura della tre giorni, la voce dei pazienti si sia alzata per destare l'attenzione, questa volta, su un altro problema: “La difficoltà ad accedere alla pillola preventiva dell'Hiv in Italia”, afferma il presidente di Plus Onlus, Sandro Mattioli.

Così, mentre il luminare francese Jean-Michel Molina raccontava l'esperienza d'Oltralpe sulla PrEP (profilassi pre-esposizione), che in Francia viene dispensata a carico del Servizio sanitario nazionale, un coro di protesta - non certo per lo stimato specialista - si è levato da parte del pubblico presente in aula.

“Abbiamo fatto presente che in Italia non solo l'utilizzo della PrEP non è implementato - afferma Mattioli - Qui e ora la PrEP è reperibile solo in poche città e a pagamento: 70 euro per il farmaco generico. Abbiamo portato la nostra protesta di attivisti perché la pillola preventiva è uno strumento essenziale, efficace, secondo gli studi addirittura uno strumento più efficace del preservativo, nel proteggere dall'Hiv. Abbiamo uno zoccolo duro di nuove diagnosi che non accenna a scendere, e non abbiamo uno strumento efficace nella lotta a questa tasca di resistenza. Ci sono stati dei ritardi, ritardi politici, ma anche della classe medica. Forse la  Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit) non ha al suo interno una visione unica”.

Dal canto suo, la Simit è già al lavoro “perché aumenti la disponibilità di medici infettivologi che, in termini anche di partecipazione volontaria a progetti, si rendano disponibili per la prescrizione della PrEP a chi la chiede - afferma il presidente Simit Massimo Galli - sarà fondamentale, nell'ambito almeno di alcune città pilota, cominciare un'esperienza nell'ambito della quale le persone che desiderano avere questo tipo di protezione, di ricorrere a questo strumento di limitazione del danno, possano farlo in un contesto friendly, non di tipo strettamente ospedaliero, non in quello che è un ambulatorio medico a tutti gli effetti, ma in una situazione in cui possano incontrare persone con le quali informarsi, scambiare opinioni e che facilitino loro nella via per la prescrizione del farmaco. Quello che vorremmo arrivare a fare - prosegue - è avere almeno uno studio pilota di fattibilità. Non di efficacia, perché l'efficacia è già nota. Ma uno studio che ci dia anche la misura dell'esperienza, del bisogno, tenendo da conto che, ad esempio in Francia, questa è una cosa addirittura finanziata dallo Stato, conosciuto come uno strumento di riduzione del danno”.

Per quanto riguarda l'attuale reperibilità dei generici della PrEP nelle farmacie, invece, “non abbiamo dati a disposizione - afferma l'esperto - ma non è così straordinario immaginarsi che le faramacie non abbiano un particolare motivo di approvvigiornarsi del generico di questo farmaco, non avendo una chiara cognizione di quante sono le persone che potranno andare a fare ricorso alle stesse, e di quanti sono i medici che si siano dimostrati disponibili a prescrivere il farmaco. Ma, per quanto riguarda la società scientifica, certamente stiamo lavorando per cambiare le cose”.
 
Attilia Burke

24 maggio 2018
© Riproduzione riservata

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