Tumore al seno. In Italia 87% di sopravvivenza. Ma cosa succede prima e dopo la cura?
Italia al top in Europa per la sopravvivenza a cinque anni. Ma non basta. Va valutato anche il "prima e al dopo" l'evento tumorale. A partire dai fattori di rischio, dal trattamento della menopausa precoce, dalla preservazione della fertilità. Se ne è discusso all'Ifo Regina Elena di Roma.
27 FEB - Oggi sopravvivere al tumore del seno non è più un obiettivo esclusivo. La sopravvivenza a 5 anni per il cancro della mammella in Italia è tra le più alte d’Europa, raggiungendo l’87%. Pertanto, agli aspetti puramente terapeutici se ne aggiungono altri, ancora in gran parte sconosciuti, che riguardano il “prima e dopo” la malattia. Questi temi sono stati affrontati sabato 25 febbraio all’interno di un evento dal titolo “Prima e dopo il cancro della mammella: istruzioni per l’uso”, che si è tenuto nei locali dell’Istituto Regina Elena di Roma.
In Italia la sopravvivenza dei malati di tumore,a 5 anni dalla diagnosi, è pari al 50% per gli uomini e al 60% per le donne. Questo dato è superiore alla media europea ed è simile a quello registrato nei Paesi scandinavi.Il problema della sopravvivenza al cancro, dunque, seppure ancora centrale, viene affiancato da altre questioni, relative a come pazienti e medici possano affrontare al meglio le fasi precedenti e successive al trattamento. Nello specifico del cancro al seno, il passaggio della donna da cancer-patient a cancer-survivor, orienta l’intervento del terapeuta al recupero della vita della paziente, nella sua completezza.
Per quanto riguarda il “prima”, recenti nuove conoscenze mettono in guardia su fattori di rischio che contribuiscono allo sviluppo della neoplasia, quali ad esempio alcuni difetti genetici che influiscono sulla produzione degli ormoni endogeni, o le stimolazioni ormonali ripetute per indurre gravidanza e ancora l’impiego di ormoni per alleviare i disturbi legati alla menopausa. Inoltre, emergono da numerosi studi clinici, i benefici della prevenzione farmacologicacon agenti ormonali in donne a rischio di sviluppare il tumore. Per il “dopo”, invece, un primo obiettivo è il controllo dei sintomi da carenza estrogenica a causa della scomparsa transitoria o definitiva di mestruazioni, pur nel rispetto della patologia oncologica di partenza. Due nuovi test, introdotti di recente nei nostri Istituti, inibina B e ormone antimulleriano consentono una valutazione della fertilità sempre più accurata.
“Fattori di rischio genetici o ambientali, prevenzione farmacologica, preservazione della fertilità sono tutte problematiche emergenti, legate alla elevata percentuale di donne guarite dal cancro”, ha spiegato
Patrizia Vici, Oncologa dell’Istituto Regina Elena e promotrice dell’evento.“Allo stesso modo, lo sono l’analisi delle correlazioni ancora poco note tra cancro della mammella e gravidanza: rischi durante le terapie, probabilità di rimanere o tornare fertile, entità del rischio per le pazienti di avere una gravidanzadopo la malattia, e via dicendo”.
Il 20-30% dei cancri della mammella colpisceinfatti le donne in età premenopausale, per lo più sottoposte a chemioterapia adiuvante, ovvero “precauzionale”, la cui scomparsa delle mestruazioni, transitoria o definitiva, costituisce un importante effetto collaterale. Inoltre, la successiva terapia con Tamoxifene ha proprio lo scopo di bloccare l’attività degli ormoni estrogeni, per proteggere la donna da eventuali recidive, poiché, com’è noto, un alta percentuale di tumori di questo tipo è ormono-dipendente. In quest’ottica la paziente può trovarsi ad affrontare una menopausa precoce, accompagnata da tutti i fastidi ad essa correlati: sudorazione, vampate, atrofia vaginale con peggioramento della vita sessuale, osteoporosi e via di seguito.
“In queste pazienti non possiamo, naturalmente, prescrivere terapie ormonali sostitutive, ma dobbiamo prendere in considerazione volta per volta terapie diretteai singoli sintomi”, ha commentato
Luciano Mariani, ginecologo oncologo presso l’Istituto Regina Elena e responsabile del progetto Prometeo riservato alle donne in menopausa.Come ad esempio gli antagonisti della ricaptazione della serotonina a basso dosaggio che possono efficacemente controllare la vampata di calore e la sudorazione notturna, così come i bisfosfonati contro l’osteoporosi.”
Ma la valutazione della fertilità dopo trattamenti per carcinoma della mammellacostituisce un altro aspetto nuovo e poco esplorato. “Nell’ambito di tale argomentosono da definire le varie metodiche del tutto “emergenti”, come il trapianto di tessuto ovarico”, ha specificato
Enrico Vizza, Responsabile della ginecologia oncologica IRE e della Banca del Tessuto Ovarico della Regione Lazio.
“Tutto questo è possibile soloall’interno di strutture nelle quali la vocazione all’assistenza clinica vada di pari passo con quella alla ricerca scientifica, ponendo al centro la donna”, ha detto
Ruggero De Maria,Direttore Scientifico dell’IRE.“Non bisogna dimenticare che, sebbene i casi di cancro alla mammella siano in costante aumento, in particolare nei paesi industrializzati, grazie alle nuove tecniche di diagnosi precoce e al miglioramento delle terapie si possono salvare molte più vite che in passato. Le frontiere più recenti della ricerca consistono proprio nel rendere possibile un approccio sempre più completo e razionale a ogni paziente nella sua unicità.”
La farmaco-prevenzione è un altro tassello altamente innovativo di cui ha parlato, nella lectio magistralis
Jack Cuzick, espertodi fama internazionale.
27 febbraio 2012
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