Stress. Svelato il meccanismo molecolare che danneggia la corteccia prefrontale
Con lo stress i recettori del glutammato vanno a picco. Per questo chi è sottoposto in maniera continuata a questa condizione – soprattutto se giovane – potrebbe avere problemi con la memoria a breve termine e con la capacità di prendere decisioni. Ma ecco come si può salvare la corteccia prefrontale.
10 MAR - Chiunque abbia mai sofferto di stress cronico sa può compromettere pesantemente emozioni e la capacità di pensare in maniera razionale. Ma da oggi sappiamo che a questa condizione può essere associato anche la compromissione della memoria. A dirlo è uno
studio della State University of New York di Buffalo pubblicato su
Neuron: gli scienziati che l’hanno redatto hanno infatti scoperto il meccanismo neurale che collega la condizione di stress a questo ed altri tipi di problemi mentali.
Gli ormoni che entrano in gioco nell’organismo in cui è presente agiscono sulla corteccia prefrontale, una regione del cervello che controlla le funzioni esecutive come la capacità di prendere decisioni o la memoria di lavoro – ovvero quella a breve termine che permette di agire in maniera controllata in base agli stimoli e alle informazioni provenienti dall’ambiente circostante. “Lavori precedenti, avevano mostrato come lo stress cronico impedisse i comportamenti mediati dalla corteccia prefrontale, come la flessibilità mentale o l’attenzione”, ha spiegato
Zhen Yan, docente che ha lavorato allo studio. “Fino ad oggi però non sapevamo nulla delle conseguenze fisiologiche e molecolari di una condizione di stress che si protrae troppo a lungo, soprattutto nel periodo adolescenziale quando il cervello è più sensibile agli agenti stressanti”.
I ricercatori hanno allora deciso di esaminare se e come lo stress prolungato avesse ripercussioni negative sui livelli di recettori del glutammato in giovani ratti: i processi che coinvolgono il glutammato sono infatti fondamentali per il funzionamento della corteccia prefrontale. In questo modo gli scienziati hanno scoperto che a seguito di una condizione di stress ripetuto, i topi perdevano una grande quantità di queste proteine, e per questo diminuivano le loro capacità cognitive.
Inoltre, il team è riuscito a identificare il meccanismo molecolareche collegava lo stress con l’abbassamento dei livelli dei recettori, dimostrando che se si riusciva ad interromperlo si poteva prevenire sia la diminuzione i livelli di glutammato che la perdita di capacità mnemoniche.
Questi due risultati dimostrano come queste particolari proteine possano diventare il primo bersaglio che lo stress colpisce. “Poiché le disfunzioni della corteccia prefrontale sono stati collegati a numerosi disturbi mentali legati alle condizioni di stress – ha concluso Yan – capire quali sono i meccanismi molecolari che ne sono alla base potrebbe essere cruciale per svelare come questo tipo di patologie insorgono, e dunque prevenirle o addirittura curarle”.
Laura Berardi
10 marzo 2012
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