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Congresso Sifo. Strategie di conciliazione tra fabbisogno e finanziamento della spesa per farmaci oncologici ospedalieri: il modello dell’IRST di Meldola

di Marzia Caposio

Al simposio sponsorizzato da Pierre Fabre gli esperti si confrontano su come migliorare la diffusione della cultura del budgeting partendo da modelli virtuosi

22 OTT - Come si fa ad assicurare i farmaci oncologici ai pazienti per tutto l’anno senza trovarsi negli ultimi mesi in carenza? Come si può fare a gestire in modo corretto la spesa di questi medicinali anche alla luce delle nuove terapie in arrivo, che spesso hanno costi molto elevati? La risposta è nella diffusione capillare di una cultura del budgeting tra i farmacisti ospedalieri e in progetti virtuosi che possono essere applicati a diverse realtà. Di questo si è parlato nel simposio dal titolo “Strategie di conciliazione tra fabbisogno e finanziamento della spesa per farmaci oncologici ospedalieri: best practice” realizzato, con il supporto di Pierre Fabre, in occasione del XLII Congresso Sifo conclusosi domenica 17 ottobre a Roma.
 
Best practice appunto come quella descritta in un articolo in fase di pubblicazione da Carla Masini, dell’Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori "Dino Amadori" - IRST IRCCS. La sperimentazione di questo modello è stata condotta presso il centro di eccellenza di Meldola, grazie al supporto di Pierre Fabre. Le premesse vincenti affinché il sistema di budgeting utilizzato per i farmaci oncologici nel centro sia efficace sono: la suddivisione di tutte le attività per gruppi di patologia, l’inserimento del farmacista di patologia nelle procedure di monitoraggio e l’informatizzazione dei processi con un cruscotto comune che racchiude anche gli accessi al centro e le prescrizioni cliniche.
 
“Il processo di governance del farmaco oncologico nel nostro istituto parte da una programmazione di scheda budget che viene monitorata mensilmente per valutare se esistono eventuali scostamenti rispetto alle previsioni”, ha detto Masini. “La farmacia ha un ruolo fondamentale” perché è a lei che vengono chieste le previsioni di spesa negli anni. Nella pratica, ha spiegato la dottoressa, “andiamo ad analizzare quello che è l’horizon scanning, l’andamento dell’anno quindi andando a valutare tutti i dati di sperimentazione clinica, usi terapeutici, off label per capire quali potrebbero essere i farmaci in terapia l’anno successivo”, ha proseguito l’esperta. La previsione di spesa viene calcolata “andando a valutare i pazienti incidenti, considerando sei mesi di terapia, sommando la spesa per i pazienti prevalenti se il farmaco è già in uso da più di un anno”. In questo contesto ha un ruolo anche la regione Emilia Romagna con il Gruppo regionale farmaci oncologici (GReFO). Si tratta di una “commissione formata da tutti gli oncologi della regione che sono i maggiori prescrittori” all’interno della quale vengono emanate delle raccomandazioni sull’utilizzo dei farmaci oncologici. “La cosa fondamentale che si ricava da queste raccomandazioni è l’aspetto ‘popolazionale’ perché mi dicono già quanti pazienti mi posso aspettare sulla mia popolazione” ed è quindi possibile fare una previsione di spesa per questi pazienti.
 
Parere positivo a proposito del modello descritto è arrivato da Emanuela Omodeo Salè, Direttore di Farmacia Ospedaliera dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO), Direttore di Farmacia Ospedaliera del Centro Oncologico Monzino di Milano e Responsabile scientifico Sifo. “Il modello dell’IST di Meldola è molto interessante, ma penso sia difficile da riprodurre in realtà differenti con ospedali più complessi”, ha commentato Omodeo Salè. A Meldola “la dimensione è molto più piccola e la farmacia ospedaliera è organizzata con dei farmacisti di programma”. Ciò consente di avere le figure professionali dedicate ma, come spiegato dalla rappresentante Sifo, nelle realtà più grandi non è sempre facile trovare i fondi necessari da investire in progetti come questo. Altro problema sollevato è la grande differenza di approccio in base alla regione di riferimento e non sempre il farmacista ospedaliero viene tenuto in considerazione come dovrebbe. “Noi abbiamo la necessità di avere delle risolse da dedicare a questo tipo di attività per fare delle pianificazioni ragionate basate anche sul cambiamento di scenario terapeutico”.
 
La Sifo però può essere un catalizzatore di best pratice e può svolgere il ruolo di soggetto educativo. “Interessante sarebbe fare una mappatura a livello nazionale proprio per definire delle best partice per fare delle valutazioni e creare dei modelli applicabili ai singoli contesti”, ha proposto Omodeo Salè.
 
Dello stesso avviso è Ugo Trama, Direttore delle politiche del farmaco e dispositivi della Regione Campania. Come società scientifica Sifo, quindi, l’impegno è quello di cercare di diffondere modelli virtuosi a livello nazionale. “In Regione Campania abbiamo lavorato per portare all’interno della Rete Oncologica la Rete delle farmacie ospedaliere”, ha precisato Trama. “Conciliare la spesa con l’innovazione terapeutica per dare la migliore cura diventa uno degli obiettivi fondamentali. Questo si può fare riuscendo a contestualizzare con la classe medica e con le associazioni di pazienti un percorso condiviso. Bisogna parlare sempre meno di farmaco e sempre più di terapia e quindi di assistenza a 360 gradi. Una Regione ha l’obbligo di garantire l’assistenza sanitaria e l’assistenza farmaceutica è un tassello fondamentale”, ha concluso.
 
La via da seguire per conciliare fabbisogno e finanziamento della spesa per i farmaci oncologici è, per Paolo Marchetti, Direttore Scientifico dell’Idi-Irccs di Roma e Professore ordinario di Oncologia presso l’Università Sapienza, quella dell’alleanza tra farmacisti ospedalieri e clinici. Dalla situazione attuale emerge una opportunità per rivedere i percorsi di utilizzazione dei farmaci all’interno delle strutture ospedaliere. Si parla di nuovi medicinali, di nuove indicazioni per quelli già in commercio e delle approvazioni cosiddette agnostiche, cioè indipendenti dalla sede del tumore. “Si tratta di una quantità di farmaci e indicazioni difficilmente prevedibili nel corso della programmazione annuale che ogni primario concorda con la propria direzione generale, ma soprattutto difficilmente valutabile nell’impatto come numerosità per quanto riguarda i pazienti che si rivolgeranno al centro”, ha infatti spiegato Marchetti. La riscrittura dei percorsi di utilizzo passa anche da “una diversa capacità di Aifa di incidere sulla copertura economica di queste nuove indicazioni o farmaci attraverso una elargizione e un confronto diretto con il ministero della Salute in grado di garantire alle Regioni di far fronte a queste spesa maggiori”, ha proseguito l’esperto. Infine, “altro aspetto importante riguarda il percorso che viene effettuato all’interno delle singole strutture nelle quali la discussione con il farmacista ospedaliero rappresenta uno spunto fondamentale per un miglioramento dell’assistenza e soprattutto del mantenimento”.
 
In conclusione quindi per favorire la diffusione della cultura del budgeting è necessario condividere modelli virtuosi e puntare sulla formazione del nuovo farmacista; riconoscere l’importanza del farmacista ospedaliero all’interno degli ospedali con un ruolo sia manageriale sia clinico e infine incentivare la collaborazione tra farmacisti e medici per rivendicare dalle istituzioni la copertura delle spese che non sono programmabili nell’anno precedente.
 
Marzia Caposio

22 ottobre 2021
© Riproduzione riservata

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