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Braga (Agenas): “Il sistema migliora anche se ci sono ancora margini di miglioramento, ma non stiliamo pagelle”


19 DIC - Migliora la qualità dell’assistenza nel nostro Paese come già evidenziato negli anni passati. A dispetto di tutto e di tutti. Gli indicatori di efficacia, equità, sicurezza e appropriatezza, sono in miglioramento o al peggio stabili negli ultimi cinque anni. Insomma la capacità del Ssn ha tenuto nonostante l’impatto con la crisi economica e i piani di rientro.
 
Anzi, l’equità del sistema i termini di accesso è forse migliorata: c’è stata infatti una riduzione del divario Nord Sud, che comunque rimane. Come rimangono ampi spazi di recupero in termini di variabilità tra le diverse strutture.
 
La spina nel fianco è la evidente la frammentazione delle offerte nel Sud, dove non mancano peraltro esempio virtuosi, come la Sicilia che ha migliorato le sue performance in maniera sistematica. Ma anche la Calabria, pur se “lento pede”, ha dato qualche segnale di ripresa con la riorganizzazione della rete dei punti nascita che ha portato alla chiusura delle strutture con meno di 500 parti annui. Migliorano alcun indicatori anche in Sardegna, mentre la Puglia è in generale recupero, anche se sui ricoveri per Bpco presenta ancora qualche criticità.
 
Le uniche due Regioni che hanno mostrato resistenza sono il Molise e la Campania in quanto non sembrano modificare in maniera importante i loro comportamenti, anche se quest’ultima Regione sul fronte dei cesarei sta portato avanti azioni draconiane volute dal Governatore de Luca, che punta a raggiungere percentuali anche più basse di quelle indicate a livello nazionale (al 24% rispetto alla quota massima di cesarei primari fissata al  25% dal Regolamento del ministero della Salute sugli standard quantitativi e qualitativi).
 
La “diagnosi” arriva da Mario Braga, Coordinatore delle attività del Pne che ha illustrato i nuovi risultati dell’edizione 2017d sui dati aggiornati al 2016. Un programma sempre più “chirurgico” che ha passato al setaccio o 166 indicatori (67 di esito/processo, 70 volumi di attività e 29 indicatori di ospedalizzazione).
 
Il Pne non produce classifiche, graduatorie o pagelle. Il leit motiv dell’Agenas è sempre lo stesso, e lo ha ricordato Braga: il Programma esclude l’utilizzazione dei risultati come una sorta di “pagelle, giudizi” o una classifica degli ospedali, dei servizi, dei professionisti. È invece uno strumento strategico per promuovere un’attività di auditing clinico e organizzativo che porti a valorizzare l’eccellenza, individuando le criticità per correggerle e promuovere efficacia ed equità del Ssn. “Non c’è un indicatore unico per dire se quell’ospedale è meglio di un altro – ha spiegato – i volumi possono orientare i comportamenti”. Paradigmatico il caso del parto, se una donna deve scegliere dove andare a partorire è chiaro che dovrà propendere per quella struttura con alti volumi di attività.
 
Dal Pne emerge comunque un sistema che, sottolinea Braga ha “tenuto nonostante la la crisi economica e i piani di rientro: la proporzione dei tagli cesarei primari è scesa al di sotto sotto del 25%, anche se con un divario Nord Sud. Sono ancora 97 le strutture, su un totale di circa 500, che effettuano meno di 500 parti l’anno, ma è anche vero che queste strutture assorbono meno del 6% del totale dei parti italiani, a dimostrazione che la sensibilità delle donne sull’efficacia degli interventi va più veloce rispetto agli interventi della programmazione”.
 
E ancora, sul fonte della mortalità per infarto del miocardio a trenta giorni, ricorda Braga, siamo tra le eccellenze nei Paesi Ocse: “L’Italia è il secondo Paese con mortalità bassa e con un ulteriore miglioramento su tutto il territorio. Per quando riguarda poi le ospedalizzazioni per diabete, l’Italia è la più virtuosa tra i paesi Ocse. Stesso discorso per le complicanze da diabete. Anche sull’amputazione degli arti inferiori le nostre percentuali sono minori rispetto al resto d’Europa. Emergono comportamenti virtuosi anche per la Bpco e l’asma, dove il tasso di ospedalizzazione è in progressiva diminuzione. La tonsillectomia, abusata in passato, mostra una riduzione importante della quota di soggetti operati, ma più nel Nord che nel Sud. Un dato che potrebbe essere dovuto a una pressione dell’offerta determinata dall’esistenza di tanti reparti”.
 
Certo rimangono zone d’ombra. “Assistiamo a un miglioramento costante, con aumento dei casi di fratture di femore operate entro 48 – ha spiegato –  ma non è ancora sufficiente perché non è stato ancora raggiunto il valore soglia del 60% come previsto dalla legge e siamo ancora lontani dalla media europea attestata sull’80%. C’è quindi molto margine di recupero”. Ma, suggerisce Braga, eventuali performance negative non sempre sono responsabilità del singolo reparto ma dell’organizzazione complessiva della struttura stessa.
 
E per il futuro? “Il Pne è cresciuto molto – ha spiegato Braga – i professionisti lo guardano con attenzione e hanno accettato il fatto che sia un buon sistema di misurazione, ma bisogna migliorare gli indicatori esistenti e anche sviluppare aree non ancora affrontate come quella territoriale con indicatori di funzionamento delle reti. Sul fronte dell’equità bisognerà perfezionare le informazioni disponibili e forse tra due anni si potrà anche arrivare all’accreditamento dei professionisti”. Un traguardo questo raggiunto a Bolzano nell’ambito delle reti oncologiche e per alcune patologie specifiche quali stomaco e colon, dove è stata identificata una soglia minima di volumi per chirurgo.
 
“L’accreditamento dei professionisti sarà un passaggio importante – ha concluso Braga – che potrà incentivarli a dichiarare tutte le attività svolte sia nel pubblico sia nel privato”.
 
Ester Maragò

19 dicembre 2017
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