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TUMORE GASTRICO. Se la probabilità di morte è 4 volte superiore alla media 


03 OTT - Il tumore maligno dello stomaco rappresenta la seconda causa di morte per tumore nel mondo, con una frequenza in netto declino a causa del mutamento delle abitudini alimentari e della conservazione dei cibi. Il tumore interessa nel 40% dei casi la parte inferiore dello stomaco, in un altro 40% la parte media e nel 15% circa la parte superiore. Nella maggior parte dei casi i tumori dello stomaco sono adenocarcinomi, in circa il 5% dei casi sono linfomi, raramente possono essere diagnosticati carcinoidi o tumori stromali. La diagnosi può avvenire in stadi avanzati del tumore a causa dell’aspecificità della sintomatologia clinica.
È stato definito il seguente indicatore: Mortalità a 30 giorni dall’intervento per tumore maligno del polmone in cui l’esito misurato è la morte entro 30 giorni dalla data intervento e l’esposizione è data dalla struttura di ricovero. L’indicatore consente di valutare il rischio operatorio dei pazienti con diagnosi di tumore maligno dello stomaco sottoposti ad intervento chirurgico di resezione gastrica in termini di mortalità a 30 giorni, misurata come mortalità durante l’intervento, durante la degenza post-operatoria o entro 30 giorni dall’intervento.
Il valore dell’indicatore può differire tra aree territoriali e strutture per la diversa qualità delle cure, ma può essere imputabile anche alla eterogenea distribuzione di diversi fattori di rischio come ad esempio età, genere, comorbilità del paziente.
 
 
Intervento per tumore gastrico maligno: mortalità a 30 giorni  valore medio 5,88% (Vedi tabella) .
 
Il Pne considera per la prima volta questo indicatore. E forse anche ciò spiega perché vi siano così tanti risultati incerti dal punto di vista dell'affidabilità statistica (colore grigio in tabella). E infatti vediamo che, rispetto alla media nazionale di 5,88% di mortalità a 30 giorni  per tumore gastrico maligno, il Pne segnala tutti gli esiti favorevoli rispetto alla media non statisticamente validi (colore grigio). In ogni caso, il risultato migliore lo ha registrato l’ospedale Morgagni Pierantoni di Forlì con lo 0,9% di decessi a 30 giorni dall’intervento. A seguire troviamo il POL U A. Gemelli di Roma sempre con lo 0,9% ma con un numero di interventi valutati superiore. Ottime performance anche per l’IrccsPr S. Raffaele di Milano con l’1%. Dal lato degli esiti sfavorevoli, invece, le prime cinque strutture riportano risultati negativi e statisticamente dimostrabili (colore rosso). La ‘maglia nera’ va all’AO Riuniti di Foggia con il 21,8% di decessi a 30 giorni dall’intervento (quattro volte superiore alla media). Negativa anche la performance dell’ospedale di Belcolle a Viterbo con il 19,7%. Sul terzo gradino del podio troviamo invece l’ospedale Misericordia e Dolce di Prato con il 19,4%, mentre al quarto posto si attesta l’IrccsPub Tumori di Napoli con il 16,3%.
 
 
Legenda
Per facilitare la lettura abbiamo selezionato le prime dieci e le ultime dieci strutture a livello nazionale con esiti favorevoli e sfavorevoli rispetto alla media nazionale. Le diverse strutture sono state collocate, così come realizzato dagli epidemiologi dell’Agenas, in tre fasce: quella blu, i cui dati aggiustati (ossia quei dati per i quali sono state considerate le possibili disomogeneità tra le popolazioni come l’età, il genere, presenza di comorbità croniche, etc..) e favorevoli, sono statisticamente certi; quella rossa in cui dati aggiustati sfavorevoli non presentano margini di errore statistico; quella grigia dove invece c’è un rischio relativo di errore di un risultato (quello che i tecnici chiamano fattore “p”).


03 ottobre 2012
© Riproduzione riservata

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