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Ictus. Alla Maugeri un percorso di riabilitazione multispecialistico per la cura del paziente anziano


Affaticamento, comorbidità ed età avanzata: sono gli elementi che aggravano il profilo clinico del paziente soprattutto se in cura a seguito di un ictus. Presso la Fondazione Maugeri è attivo un programma riabilitativo personalizzato e multi specialistico per il paziente ultra 65enne con esiti da ictus

18 LUG - Allacciarsi le scarpe, lavarsi il viso, impugnare la forchetta e mangiare ciò che si desidera, leggere il giornale e chiacchierare davanti a una tazza di caffè: sono alcune delle attività quotidiane che possono essere compromesse a seguito di un grave lesione cerebrale come l’ictus. Se poi alla difficoltà di muoversi, deglutire, comunicare ed esplorare lo spazio, si aggiungono ulteriori fattori quali età avanzata, affaticamento e comorbidità, per le persone colpite da evento ictale aumenta anche la necessità di cure specialistiche dedicate e percorsi riabilitativi per il recupero delle abilità residue. 
 
In linea con queste indicazioni lo scorso 29 maggio a Salonicco la Società Scientifica di Medicina Fisica e Riabilitazione, in occasione del XVIII Congresso Europeo di Medicina Fisica e Riabilitazione, ha assegnato a Maria Panourgia, medico dell’U.O. di Neuroriabilitazione dell’Istituto Scientifico di Pavia della Fondazione Maugeri, e ad altri 11 giovani ricercatori europei, il Premio per i risultati ottenuti nel corso di un’indagine volta a investigare le conseguenze funzionali di un evento ictale di soggetti anziani suddivisi per classi di età. L’attenzione verso il recupero delle abilità residue e l’empowerment delle risorse disponibili trova infatti in Fondazione Maugeri una valida declinazione sia sul piano clinico sia scientifico: visti i risultati ottenuti dalla ricerca sui “grandi anziani” condotta dalla Panourgia, l’obiettivo dell’U.O. di Neuroriabilitazione dell’Istituto Scientifico di Pavia diretta da Caterina Pistarini è valutare ulteriormente gli effetti positivi della Riabilitazione Neurologica in pazienti ultra sessantacinquenni colpiti da ictus e quindi la loro possibilità di recupero, spesso sottovalutata.
 
Ogni anno vengono infatti ricoverati e curati circa 120 pazienti con esiti di ictus, la maggior di questi sono anziani, in alcuni casi con più di 85 anni. Per la complessità del quadro clinico e gli aspetti socio-emotivi legati alla condizione di salute, che possono interessare sia i pazienti sia i familiari, occorre adottare un approccio terapeutico multidisciplinare: è importante il coinvolgimento e la collaborazione sinergica di varie figure specialistiche per la presa in carico globale di questi soggetti.
 
“Nell’arco delle 24 ore successive all’arrivo in ospedale - afferma la Panourgia - il degente viene sottoposto a tutti gli esami di controllo necessari per la valutazione complessiva del quadro clinico: neurologo e fisiatra valutano il profilo del paziente e definiscono un percorso riabilitativo adeguato, il neuropsicologo verifica e gestisce l’eventuale insorgenza di disturbi di natura neuropsicologica - come ad esempio la emi-inattenzione (ovvero la difficoltà del soggetto a esplorare lo spazio che riguarda la parte opposta alla zona colpita dall’evento acuto) -, il logopedista individua i pazienti disfagici e/o afasici da sottoporre a trattamento, il dietista osserva e monitora lo stato nutrizionale, infine un ruolo strategico è affidato al terapista occupazione che ha il compito di rieducare il paziente ad alcune azioni quotidiane (gestione dell’igiene e alimentazione). Seguendo le Linee Guida vigenti e nel rispetto dei criteri di Good Practice universalmente riconosciuti, quello che si realizza nelle Unità di Riabilitazione Specialistica di I livello è un progetto terapeutico personalizzato multispecialistico e integrato della durata di 2 mesi (anche se secondo le indicazione del Ssn possono diventare 6 nel caso di soggetti colpiti da ictus molto grave) che impegna il paziente per circa 4 ore al giorno”.
 
“Nei prossimi due anni - prosegue la Pistarini - prevediamo di accogliere oltre un centinaio di pazienti di questo ambito patologico. Questo ci consentirà di avere un quadro più preciso e dettagliato sulle capacità di recupero di questi soggetti e proseguire con una linea di ricerca orientata a valutare i fattori che, nelle diverse classi di età di pazienti con esiti da ictus, possono influire sull’outcome. Affinare infatti la conoscenza degli effetti positivi che il trattamento riabilitativo ha nell’organismo dei soggetti anziani è un elemento fondamentale per garantire loro il recupero delle abilità funzionali residue soprattutto di fronte a una popolazione che invecchia dove aumenta l’eventualità di incorrere in eventi gravi come l’ictus”.

18 luglio 2012
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