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Aderenza terapeutica. Grazie al farmacista il 36% dei pazienti assume più correttamente i farmaci


Lo dimostra uno studio della Medway School of Pharmacy dell’Università del Kent patrocinato dalla Fofi. Il 52% dei pazienti ha meglio comprenso le finalità dei trattamenti, il 36,4% ha migliorato le modalità di assunzione dei farmaci contro il 13% che non l’ha fatto. Mandelli (Fofi): “Farmacista pronto a ruolo più ampio".

08 FEB - Solo il 50% degli italiani segue correttamente le indicazioni del medico sulla terapia farmacologica prescrittagli per la cura della patologia che lo affligge. E il dato scende al 45% tra i bambini e al 41% tra gli anziani, come dimostrano i dati recentemente presentati dall’Associazione Parlamentare per la Tutela e la Promozione del Diritto alla Prevenzione. Questa realtà, che incide negativamente sull’esito della terapia, e quindi sulla salute e sui costi assistenziali a carico dello Stato, potrebbe tuttavia cambiare grazie al farmacista. Grazie alle sue indicazioni, ai suoi consigli, alle sue informazioni condivise con i pazienti, infatti, l’aderenza alla terapia può migliorare significativamente. Come dimostrano i risultati della prima fase della sperimentazione in Italia dell’MUR (Medicine use review, revisione dell’uso dei medicinali), lo studio pilota, condotto dalla Medway School of Pharmacy dell’Università del Kent, con il patrocinio della Fofi.

L’MUR è una delle principali prestazioni avanzate condotte nelle farmacie britanniche accreditate e consiste in un’intervista strutturata che il farmacista conduce con il paziente per valutare e migliorare la conoscenza da parte del paziente dei medicinali che sta assumendo, identificare eventuali effetti collaterali e, se possibile, indicare delle soluzioni; migliorare l’aderenza del paziente alle indicazioni del medico e ridurre gli sprechi che inevitabilmente si producono quando i farmaci vengono usati male. “Si tratta dunque di un’attività specifica del farmacista quale esperto del farmaco, e non di uno sconfinamento nelle competenze del medico”, precisa la Fofi.

E’ la prima sperimentazione di questo tipo mai condotta in Italia, resa possibile dalla collaborazione, per ciascuna delle quattro province, dell’Ordine dei farmacisti e dell’Associazione dei titolari. Nel caso di Torino e Treviso, poi, anche le facoltà di farmacia rispettivamente del capoluogo piemontese e di Padova hanno fornito un contributo importante.

Ma vediamo quali sono le evidenze emerse.

Lo studio si è svolto dal 1° ottobre 2012 al 31 gennaio 2013. I farmacisti che hanno completato lo studio (74 su 80, nelle provincie di Treviso, Pistoia, Torino e Brescia) hanno “intervistato” complessivamente 898 pazienti affetti da asma bronchiale. I dati ricavati dai partecipanti possono suddividersi in sei aree:

1.    caratteristiche demografiche dei pazienti e medicinali prescritti;
2.    conoscenza dei farmaci e aderenza alla terapia dei pazienti;
3.    problemi nell’uso dei medicinali rilevati dai farmacisti;
4.    indicazioni fornite ai pazienti, comprese quelle relative allo stile di vita;
5.    segnalazioni rivolte dal farmacista al medico curante;
6.    percezione dei farmacisti della prestazione che hanno erogato.

1) Caratteristiche demografiche dei pazienti e medicinali prescritti
Il campione è costituito al  45% (n=394) da uomini e al 55% (n=490) da donne; la stratificazione per fasce di età vede: 21.09% (n= 189) tra 61 e 70, 20.65% (n=185) tra 71 e 80,  16.29% (n=146) tra 51 e 60, 14.29% (n=128) tra 41 e 50, 9.71% (n=87) tra 18 e 30 e 9% (n=83) tra 31 e 40. I farmaci prescritti più frequentemente sono: corticosteroidi (n=660), beta 2 agonisti long acting (n=640), beta 2 agonisti short acting (n=489), broncodilatatori antimuscarinici (n=216), antileucotrienici (n=146), teofillina (n=28), cromoglicato e nedocromile (n=4) e un solo paziente assumeva omalizumab.

2) Conoscenza dei farmaci e aderenza alla terapia dei pazienti
Durante l’MUR, il 72% (n=641) del campione ha dichiarato di non avere problemi con la terapia, il 26% (n=228) ha denunciato qualche problema e il 2% (n=19) molti problemi. Per quanto riguarda la conoscenza e la comprensione dei trattamenti prescritti, il 78% (n=690) ha detto di avere una piena conoscenza, il  21% (n=188) una conoscenza parziale e l’1% (n=10) non sapeva rispondere. Il 75% (n=660) pensava che tutti i medicinali stessero funzionando, il 20% (n=181) solo alcuni, l’1% (n=6) nessuno, e il 4% (n=37) non lo sapeva dire. Il 76% (n=668) ha dichiarato che l’efficacia corrispondeva alle sue aspettative, il 15% (n=131) si attendeva un’efficacia superiore, il 10% (n=85) non sapeva rispondere. Il 54% del campione dichiarava di non aver dimenticato-omesso un’assunzione né di aver cambiato l’orario di assunzione, tuttavia il 45% (n=401) ha detto di averlo fatto (indicando così una potenziale non aderenza alla prescrizione) e il 3% (n=30) non sapeva rispondere. L’ultima dimenticanza-omissione si era verificata il giorno prima per il 9% (n=58), nella settimana corrente per il 12% (n=74), la settimana precedente per il 12% (77), il mese prima per il 12% (75), ma il 54% (n=339) non ricordava quando si fosse verificata.

3) Problemi nell’uso dei medicinali rilevati dai farmacisti
Gli eventi negativi relativi all’asma più spesso raccolti dai farmacisti sono: sintomi giornalieri fra cui mancanza di respiro, oppressione/costrizione toracica, tosse, ronchi o acutizzazioni (n=447), limitazioni dell’attività fisica, incluso l’esercizio (n=327), ricorrere all’utilizzo di farmaci d’urgenza (n=231), risveglio notturno (n=180) e 263 hanno lamentato altre condizioni (per esempio, tremito delle mani, difficoltà respiratorie mattutine). I farmacisti non hanno rilevato alcun problema attinente all’assunzione dei farmaci (Pharmaceutical Care Issues o PCI) in 285 pazienti (32%), ma hanno identificato 226 casi dove era necessaria un’opera di educazione del paziente, 200 in cui c’era un problema di monitoraggio, 152 casi di discrepanza tra dose prescritta e dose assunta, 128 casi di terapia potenzialmente inefficace, 116 di dosaggio inappropriato, 86 casi di sospetta reazione avversa la farmaco. I farmacisti hanno altresì identificato eventi potenziali/sospetti dovuti proprio ai farmaci antiasmatici assunti dai pazienti. Di questi, 205 dovuti ai beta 2 agonisti (come  palpitazioni e tremito), 168 ai corticosteroidi inalatori (candidosi orale), 98 ai corticosteroidi sistemici e 50 agli agenti antimuscarinici.

4) Indicazioni fornite ai pazienti comprese quelle relative allo stile di vita
I farmacisti hanno fornito indicazioni alla maggior parte dei pazienti: informazioni sui farmaci (n=622), invito a ritornare dal curante (n=346) e altre ancora (n=195) come aggiungere un distanziatore, interrompere l’assunzione di FANS, cambiare metodo di assunzione (n=119), modificare la dose (n=84), modificare il momento dell’assunzione (n=54), interrompere l’uso di farmaci da banco (n=37). I farmacisti non hanno fornito alcuna indicazione a 94 (10.5%) degli 898 pazienti. I farmacisti hanno inoltre fornito consigli sullo stile di vita nelle seguenti aree: attività fisica (n=344), dieta e alimentazione (n=328), controllo del peso (n=236), cessazione del fumo (n=204), consumo di alcol (n=79), salute sessuale (n=11).

5) Segnalazioni rivolte dal farmacista al medico curante
I farmacisti hanno inviato delle segnalazioni ai medici curanti dei pazienti che si sono sottoposti all’MUR; le raccomandazioni più frequenti sono state: procedere a un monitoraggio (n=463), favorire una maggiore compliance (n=251), cambiare dosaggi (n=72), aggiungere un farmaco (n=66), cambiare un farmaco (n=49), modificare i dati registrati (n=33) e interrompere un farmaco (n=19).

6) Percezione dei farmacisti della prestazione che hanno erogato
Nel complesso, i farmacisti impegnati nell’MUR ritengono che 467 pazienti abbiano raggiunto una maggiore comprensione delle finalità dei trattamenti loro prescritti, 327 abbiano migliorato la loro conoscenza delle modalità di assunzione dei farmaci, 305 abbiano meglio compreso la natura degli effetti collaterali, delle condizioni che li favoriscono e di come gestirli, mentre 249 hanno un quadro più chiaro del loro disturbo. I farmacisti ritengono che solo 117 pazienti (13%) non hanno migliorato l’uso dei loro medicinali dopo l’MUR.
 
“Siamo molto soddisfatti per i risultati che abbiamo ottenuto” dice Andrea Manfrin, docente della Medway School of Pharmacy, coordinatore dei team che hanno fornito il servizio MUR. “Non è eccessivo dire che con questo studio comincia in Italia l’evidence based pharmacy, cioè la pratica professionale del farmacista basata sull’evidenza. Sono almeno due le acquisizioni importanti di questo studio: la prima è la dimostrazione che anche in Italia si può applicare questa modalità di intervento sul piano tecnico, la seconda è che sia i cittadini sia i medici sono interessati a questi servizi. Non si dimentichi, infatti, che il progetto si è svolto con la piena collaborazione sia dei medici di famiglia sia delle ASL del territorio”.

I risultati preliminari dello studio saranno presentati in questi giorni alla PCNE (Pharmaceutical Care Network Europe) Working Conference 2013 (Berlino, 6-8 febbraio).
 

08 febbraio 2013
© Riproduzione riservata


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