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La stretta sulla mobilità in Campania. Se il paziente diventa "un prigioniero"

di Serena Sileoni

L’iniziativa di porre sotto autorizzazione l’erogazione di prestazioni sanitarie in regioni limitrofe ha l’amaro sapore di un ulteriore fardello sulle spalle dei residenti campani che, dopo essere utenti di un servizio comparativamente poco efficiente ma costoso, non possono nemmeno liberamente “fuggirne”. In anteprima l'analisi dell'Istituto Leoni

13 GIU - La Costituzione italiana riconosce esplicitamente il diritto alla salute come diritto fondamentale, e anzi è l’unico diritto a cui attribuisca tale aggettivo, ma, trattandosi di un diritto di prestazione, il fatto che sia fon-damentale non basta a renderlo incondizionato rispetto alle scelte pubbliche su quanto e come tutelarlo.
 
Anche alla luce del testo costituzionale, ci occupiamo in questa sede del diritto alla mobilità sanitaria, in occasione dell’adozione di un decreto del commissario ad acta per la sanità in Campania che, a partire dall’anno corrente, ha imposto ai residenti campani di chiedere l’autorizzazione per poter fruire di alcuni servizi sanitari fuori regione.
La scelta del commissario campano sarà indagata sotto i profili della legittimità e della opportunità. Si vedrà come la coperta troppo corta dell’offerta sanitaria pubblica, anziché destare il necessario allarme per la effettiva garanzia del diritto alla salute, venga giustificata alla luce di una concezione relativa del medesimo, condizionato nella sua concreta tutela dalle possibilità finanziarie e organizzative del sistema sanitario pubblico.
 
Il fatto che l’interpretazione costituzionalmente vincolante del diritto alla salute possa legittimarne la compressione per esigenze di bilancio pubblico non elimina comunque seri motivi di perplessità rispetto a provvedimenti come quello del commissario per la sanità in Campania.
Letta alla luce del quadro sanitario campano, l’iniziativa di porre sotto autorizzazione l’erogazione di prestazioni sanitarie in regioni limitrofe, per quanto possa rientrare tra le facoltà della regione per bilanciare il diritto alla salute e l’equilibrio finanziario della
spesa sanitaria, ha quanto meno l’amaro sapore di un ulteriore fardello sulle spalle dei residenti campani che, dopo essere utenti di un servizio comparativamente poco efficiente ma costoso, non possono nemmeno liberamente “fuggirne”.
 
Serena Sileoni
Vice Direttore dell’Istituto Bruno Leoni
 
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13 giugno 2013
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