Il mio ricordo di Elio Guzzanti
di Ivan Cavicchi
Quanto l'ho conosciuto ero un ragazzo, appena assunto al Nuovo Regina Margherita di Roma. Gli stavo simpatico. Quando discutevamo di sanità pubblica il rivoluzionario e il moderato sparivano. E a discutere erano un ragazzo e un maestro legati da una unica comune passione: la medicina
06 MAG - Ieri ci sono stati i funerali di Elio Guzzanti. Non reggo i funerali e non sono andato. A Guzzanti mi piacerebbe dedicare un ospedale, dargli il suo nome. Un ospedale grande come era lui. Per la sua morte provo lo stesso dispiacere “corporativo” che ho sentito quando se ne sono andati Maccacaro, Basaglia, Ernesto Veronesi, Mario Zanetti, ed altri ...Se muoiono dei maestri la sanità pubblica muore un po’ con loro.
Quanto ho conosciuto Elio Guzzanti ero un ragazzo, appena assunto al Nuovo Regina Margherita di Roma, ero il coordinatore del consiglio dei delegati, il primo d’Italia. La riforma sanitaria sarebbe arrivata più tardi, era appena stata fatta quella ospedaliera, e Guzzanti era il direttore sanitario dell’ospedale Pio Istituto S.Spirito, il cuore pulsante di un impero sanitario chiamato “Ospedali riuniti di Roma”.
In quello stesso ospedale oltre a lui vi erano altri due personaggi: il direttore amministrativo soprannominato “cicorietta” di cui non ricordo più il vero nome, ed uno strano economo che pretendeva, prima di dare delle penne nuove, che gli si consegnassero quelle vecchie e che si chiamava Ernesto Veronesi. Loro furono i miei primi maestri sul campo.
A quel tempo gli ospedali avevano propri regolamenti erano enti con tanto di consigli di amministrazione e con un grande autonomia gestionale. I miei primi passi sono cominciati ai tavoli contrattuali, del S.Spirito. Il prof. Guzzanti mi spiegava pazientemente quello che avrei dovuto sapere sull’organizzazione di un ospedale. Cicorietta mi spiegava come si facevano le delibere e Ernesto mi introduceva nel mondo dei costi e delle spese. Per me quegli anni erano rivoluzionari e, da convinto rivoluzionario, ero tutto diritto alla salute, contro l’ospedale e il potere dei baroni, contro le stanze a pagamento, contro le istituzioni oppressive, mentre Elio era quello che oggi si direbbe un “moderato” e rispetto alla mia esuberanza ideologica era indulgente e divertito.
Gli stavo simpatico. Quando discutevamo di sanità pubblica il rivoluzionario e il moderato come per incanto sparivano...e a discutere erano un ragazzo e un maestro legati da una unica comune passione: la medicina. Poi tutto cambiò. Gli ospedali riuniti di Roma furono “scorporati”, con la riforma del ‘78 finirono gli enti ospedalieri e cominciò quel traballante e incerto viaggio della sanità pubblica che ancora è in corso, non si sa per dove né come andrà a finire. Per un po’ con Guzzanti ci perdemmo di vista, ciascuno di noi, prese strade diverse, ma capitava spesso di incontrarci in qualche riunione, convegno, contrattazione, gruppo di lavoro.
Una volta organizzai un convegno nazionale a Todi sul ripensamento dell’ospedale e lo invitai, lui era soprattutto un grande cultore dell’ospedale, prese la parola e disse rivolgendosi a me con la sua ben nota verve romanesca: “Era ora che te decidevi a parlare di ospedale, se non partiamo da qui non si cambia un bel niente..”. Un’altra volta un mio amico esperto di sanità gli chiese una presentazione al suo libro, lui accettò e ringraziandolo, gli fece una brutta stroncatura contestandogli fonti bibliografiche, date e argomenti.
Quando gli chiesi come mai... lui mi rispose con innocenza ed aria disarmante “ha sbajato le date,...s’è confuso con le leggi....eppoi me l’ha detto lui di scrivere la presentazione. Mica posso dire ugie”. Ma la cosa che più mi inorgogliva quando incontravo Elio nei convegni era quando mi sfotteva sui miei libri “me li so' letti tutti...ammazzate quanto scrivi...un po’ difficili...ma devo dirvi... cari signori...che nonostante lui ragioni in un modo e io in un altro...alla fine sembra un miracolo ma diciamo le stesse cose”.
Ma ebbi modo di apprezzare l’affetto e l’onestà intellettuale di Elio Guzzanti nei miei confronti quando lui ricoprì l’incarico di ministro della Sanità. L’anno prima scoppiò lo scandalo Poggiolini che fece emergere non solo la storia delle tangenti, ma soprattutto la faccenda del sangue infetto. Personalmente ebbi una certa parte nella denuncia di queste cose e subii mio malgrado i contraccolpi che quegli scandali avevano innescato sul mondo del lavoro: tonnellate di sangue furono buttate a mare, aziende messe in crisi, migliaia e migliaia di indennizzi per danni biologici.
Per me fu un periodo difficile. Una sera io e Guzzanti eravamo in televisione, alla Rai, a parlare di queste cose... lui ...mentre aspettavamo di andare in onda mi guardava senza dire niente ...poi... se ne uscì all’improvviso e mi disse con un tono di complicità “l’avrei fatto anch’io...hai fatto bene ....per noi prima di tutto vengono i malati”, più tardi in trasmissione dichiarò “io devo ringraziare la Cgil e in particolare il suo responsabile della sanità (....) per aver contribuito a salvare migliaia e migliaia di persone...ora sono in grado di dire che il pericolo è passato e che tutte le trasfusioni sono sicure”.
Ciao Elio mi mancherai molto...mi mancherà la tua simpatia romana, le tue battute...sulla tua longevità (a me me salva la genetica...la vita è tutta ‘na lotteria) i tuoi rigori storici e i tuoi modi perentori di discutere (no caro mio sbagli...la prima legge è del....vattela a leggere...) le tue lezioni sul dipartimento, sulle linee guida, sul distretto, sull’organizzazione degli ospedali, il tuo immenso amore per la medicina e la tua regola aurea oggi purtroppo quasi dimenticata (per me la regola di un medico deve essere una sola “scienza e coscienza”).
Stavo pensando che ora che Elio Guzzanti se n’è andato, questa sanità così in difficoltà non ha più maestri...ma solo “bravi” tecnici...” bravi “ tecnocrati...e “bravi” politicanti....e questo mi rattrista tantissimo.
Ivan Cavicchi
06 maggio 2014
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