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Confindustria e Confcommercio lanciano la loro sfida per il “secondo pilastro universalistico”. La sanità integrativa non basta più


Le due confederazioni propongono l’integrazione della sanità pubblica con una sanità complementare di tipo universalistico (e non più quindi solo rivolta all’extra Lea) capace di “garantire una compartecipazione alla spesa più efficiente che permetterebbe anche di liberare risorse e stimolare nuovi investimenti e consumi ed evitare che sanità vada ‘fuori mercato’”. Ma per iniziare serve una politica di incentivi fiscali. LO STUDIO

10 DIC - “La spesa sanitaria out of pocket degli italiani,  ovvero quanto le famiglie "scuciono" di tasca propria, cresce a un ritmo più che doppio rispetto a quella pubblica e solo negli ultimi cinque anni è aumentata dell'8%. Il peso che grava direttamente sui cittadini, inoltre, è  concentrato su un 40-50% della popolazione che praticamente non usufruisce delle strutture pubbliche”. E' partendo da questi dati di fatto che Confcommercio e Confindustria sono partite per elaborare la loro proposta comune per l'integrazione tra primo e secondo pilastro illustrata oggi a Roma nel corso del convegno La sanità nel welfare che cambia.
 
“Se la spesa privata è oggi pari a circa 32 miliardi di euro (circa 530 euro pro capite, senza contare il sommerso) e visto che i fondi sanitari ne intermediano solo tra i 4 e i 5 miliardi, è evidente – per le due Confederazioni – che il grado di sostenibilità finanziaria complessiva del sistema sanitario va riducendosi e che va fatto qualcosa per evitare che il sistema sanitario vada "fuori mercato".
 
La strada da imboccare per le due associazioni “è dunque quella di un ridisegno complessivo del sistema sanitario integrando la sanità pubblica di primo pilastro con una sanità complementare di secondo pilastro di tipo universalistico, capace di garantire una compartecipazione alla spesa più efficiente che permetterebbe anche di liberare risorse e stimolare nuovi investimenti e consumi”. Confcommercio e Confindustria sono infatti convinte che “la sanità complementare, messa in sinergia con la sanità pubblica, sia capace di stimolare l'efficientamento complessivo del sistema”.
 
Ma come fare? La proposta prevede che la riforma del sistema sia “accompagnata da politiche di incentivazione fiscale più incisive che favoriscano l'adesione dei cittadini ai fondi sanitari complementari, a partire dall'esclusione dal reddito imponibile dei contributi versati e dalla concessione di sgravi Irap e di un esonero contributivo totale alle aziende che versano quote per la sanità complementare a beneficio del proprio personale”.
 
“Attraverso lo sviluppo del secondo pilastro - concludono le due Confederazioni - la spesa out of pocket diventerebbe spesa strutturalmente intermediata, con numerosi vantaggi per tutto il sistema, dall'efficientamento del sistema sanitario nazionale all'ingresso di risorse "private" verso il sistema sanitario.  D'altra parte il welfare sanitario rappresenta un settore economico dal potenziale di crescita enorme che vale l'11,5% del Pil con oltre 2,5 milioni tra addetti diretti ed indiretti”.
 
“Il grado di sostenibilità finanziaria complessiva del sistema sanitario va riducendosi, sia per dinamiche di finanza pubblica che per effetto dell'incremento dei fabbisogni e  dell'invecchiamento della popolazione". Ha detto il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli secondo cui occorre dunque ridisegnare “un sistema di welfare sociale in grado di garantire alle generazioni future un livello di prestazioni e di servizi adeguato ai mutati bisogni e all'evoluzione demografica dell'Italia" che metta in gioco il "secondo pilastro", che "va integrato in modo virtuoso con il primo pilastro pubblico, così da garantire una compartecipazione alla spesa sanitaria, rendendola più efficiente".
 
Il tema della spesa sanitaria, ha aggiunto Sangalli, resta "un tema centrale nella crescita equilibrata del Paese" e "tocca contemporaneamente almeno tre aspetti decisivi: la garanzia di tenuta dei saldi finanza pubblica, il fatto che la  copertura della spesa sanitaria poggia in larga misura sull'Irap, quindi a carico delle imprese e del lavoro autonomo; la circostanza che la crescita delle spesa obbligata per le famiglie sottrae disponibilità alla spesa per consumi, con evidenti ricadute sull'economia interna, produttiva e commerciale". Secondo il presidente di Confcommercio, "lo scenario attuale e le prospettive future aprono alla sanità integrativa un ruolo importante che va valorizzato e sostenuto attraverso quel meccanismo fondamentale di sussidiarietà orizzontale previsto dalla nostra costituzione".
 
"Siamo pronti  - ha concluso Sangalli - a fare la nostra parte per contribuire ad un confronto serio ed aperto sulla prospettiva di integrazione dei due pilastri,  dentro un nuovo scenario da disegnare con il Governo su obiettivi di sostenibilità complessiva e di medio lungo periodo". 
 
"I fondi integrativi sono lo strumento idealmente più idoneo per tenere in piedi il sistema". Il direttore generale di Confcommercio, Francesco Rivolta, ha sintetizzato così il pensiero dei rappresentanti del cosiddetto secondo pilastro. Nel suo intervento ha sottolineato che "il secondo pilastro sinergico può offrire reali benefici in ermini di costi e qualità delle prestazioni favorendo lo stesso Ssn attraverso un convenzionamento diretto con le strutture che rispettino standard prefissati. Nuove risorse farebbero poi da stimolo all'efficientamento pubblico innescando un meccanismo virtuoso di ricerca della qualità da parte di strutture oggi rimaste indietro. Si libererebbero anche risorse oggi diversamente allocate, favorendo così consumi e   investimenti".  "A rendere vantaggioso il ridisegno – ha concluso Rivolta – contribuiscono diversi fattori, primo fra tutti il risultato win-win che ne scaturirebbe, con uno stimolo all'iniziativa pubblica sostenuta dall'iniziativa privata". 
 
 "Serve un ridisegno complessivo, fondamentale per la tenuta del sistema intero, con modalità più efficienti e distribuite di partecipazione alla spesa". Così Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria, per cui che ci sia bisogno di un ritocco al sistema è evidente se si considera che "il trend della spesa sanitaria è in diminuzione ma la domanda cresce a costi più alti, per non parlare dell'evoluzione demografica che porta all'invecchiamento della popolazione. Dalla nostra proposta derivano vantaggi e benefici per cittadini, lavoratori e imprese. Per lo Stato il costo sarebbe pari a zero, e anzi addirittura ne avrebbe un vantaggio perché si farebbe emergere la spesa sommersa e si renderebbe la spesa sanitaria più efficiente. Il contributo dei privati al SSN renderebbe sostenibile la spesa sanitaria nei prossimi anni".
 
"Nel futuro, senza interventi, la percentuale della spesa sanitaria pubblica sul Pil sarà più che doppia rispetto alla situazione odierna, una situazione evidentemente ingestibile tanto più in tempi di scarsa crescita. E visto che il margine di manovra per aumentare la spesa sanitaria a scapito di altri settori è molto scarso, bisogna percorrere nuove strade". Ha detto Francesca Colombo, responsabile Divisione Sanità dell'Ocse, elencando tre possibili soluzioni: "diminuire l'universalità della popolazione coperta; aumentare il ticket sui servizi sanitari, una soluzione pericolosa perché così si riduce la domanda dei più bisognosi e delle cure più necessarie; essere più selettivi su ciò che lo Stato copre, aprendo ai privati".  Ecco, i privati, il cui ruolo fondamentale deve essere "quello supplementare, c'è un ampio spazio per coprire ciò che non è coperto dal pubblico", ha aggiunto la Colombo. Sul piano generale, la responsabile Divisione Sanità dell'Ocse ha affermato che nella sanità l'Italia "vanta attualmente risultati ottimi con costi bassi, ma non mancano elementi di criticità, dall'assistenza e la cura agli anziani all'assistenza territoriale non adeguatamente sviluppata;  dai ritardi nella prevenzione (si spende la metà di altri Paesi sviluppati) all'inefficienza nella penetrazione dei medicinali generici".
 
"Il tema su cui dobbiamo confrontarci è il futuro della nostra sanità e del nostro Paese – ha detto nel suo intervento il senatore di Forza Italia, Andrea Mandelli che ha ribadito come “il Ssn è un ammortizzatore sociale importantissimo”  ma che ora dobbiamo trovare risposte concrete alle sfide dell’invecchiamento,  della non autosufficienza e dell’innovazione con farmaci costosi che cambiano la nostra vita “anche magari sviluppando il secondo pilastro. Bisogna lavorare non pensando alla sanità come un costo ma come ad una grande opportunità”.
 
Durante la tavola rotonda che è seguita alla presentazione è intervenuto anche Giuseppe Coco, consigliere del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti “che ha evidenziato il vantaggio di aumentare l'intermediazione” derivante dal fatto che “i fondi hanno maggiore contrattazione con i fornitori e in questo processo si alleggerisce la pressione sul sistema pubblico”.  Ma della proposta vanno valutati anche i potenziali rischi. “Le intermediazioni hanno anche costi diretti che assorbono una quantità di risorse, come negli Usa. Dobbiamo quindi predisporre salvaguardie importanti rispetto all'esplosione dei costi delle intermediazioni”. E poi “qualunque proposta fiscale deve mantenere un carattere istituzionale. Una deducibilità integrale potrebbe avere un effetto negativo”
 
In conclusione c’è stato anche l’intervento del senatore di AP Maurizio Sacconi. “In termine di visione possiamo darci l'ambizione di un nuovo welfare sempre più modulare, personalizzato, quanto più adattabile alla singola persona. Che possa esser tarato sul proprio contesto. Un welfare che tende a universalizzarsi anche nella visione integrativa. Un welfare nel quale si inseriscono elementi di mercato, e non sia autoreferenziale”. Sacconi ha precisato che “il sistema pubblico deve mettersi in concorrenza. Occorre una regolazione, siamo rimasti fermi e dobbiamo accelerare”.

10 dicembre 2015
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