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Indotto farmaceutico, 10 miliardi di fatturato nel 2009


Pubblicato il Rapporto dell’Osservatorio Pharmintech. Il comparto conferma di avere performance migliori rispetto all’economia nazionale e di aver retto bene la crisi.
Ma senza “politiche adeguate per sostenere il settore si rischia di perdere competitività”, ha affermato Sergio Dompé. 

11 MAG - Si parla di industria farmaceutica e immediatamente si pensa a laboratori di ricerca o a fabbriche di pillole e preparati. Ma c’è un pezzo di settore farmaceutico che sfugge, oltre che all’immaginario, anche alle analisi economiche: quello dell’indotto. Le imprese che producono semilavorati, macchine e tecnologie per il processo e il confezionamento, componenti e servizi industriali. Elementi senza i quali l’industria farmaceutica non esisterebbe o sarebbe molto diversa da come la conosciamo. 
Si tratta di una filiera di eccellenza a contenuto tecnologico non inferiore rispetto al farmaceutico vero e proprio e che il Rapporto dell’Osservatorio Pharmintech, giunto alla terza edizione, ha fotografato nei giorni scorsi. 
Ed eccolo il ritratto del settore illustrato da Giampaolo Vitali, responsabile dell’Osservatorio Pharmintech, un progetto di ricerca, varato da Ipack-Ima spa e sostenuto da Farmindustria: “L’insieme delle imprese catalogate come indotto Pharmintech conta circa 61 mila occupati e 1.300 milioni di euro di salari, 10.000 milioni di fatturato, 3.400 milioni di valore aggiunto e 700 milioni di investimenti. È un settore che investe molto in ricerca, ha salari più alti della media dell’industria e addetti a elevata qualificazione. 
Sono valori che l’intero insieme dell’indotto deve alle relazioni economiche con l’industria farmaceutica, della cui filiera produttiva rappresenta il segmento a monte”.
Il comparto, secondo i dati del rapporto, ha retto la difficile congiuntura internazionale meglio di altri settori: nel secondo semestre del 2009, infatti, il fatturato è in aumento rispetto alla prima metà dell’anno per il 26% del campione analizzato, è invariato per il 41% e in calo per il 33%. L’export è cresciuto per il 26% delle imprese, è rimasto stabile per il 40% e in calo per il 34%. L’occupazione ha tenuto per il 67% ed è addirittura aumentata per il 16%.
È quello dei servizi il segmento che registra performance migliori, mentre le tecnologie hanno più sofferto.
L’analisi condotta dai ricercatori dell’Osservatorio, inoltre, compie un passo ulteriore mettendo insieme i dati economici relativi all’indotto con quello dell’industria farmaceutica vera e propria. Un’operazione che rende possibile quantificare il peso complessivo del settore del farmaco sull’economia del Paese: 128 mila occupati, generalmente con alta qualificazione, un monte salari di 4.100 milioni di euro, una produzione di oltre 32.000 milioni e 10.000 milioni di euro di valore aggiunto distribuito sul territorio nazionale.
“Qualche volta - ha commentato Sergio Dompé, presidente Farmindustria e presidente Pharmintech - uno più uno fa tre. Ad esempio, quando l’industria farmaceutica e l’indotto hi-tech si uniscono creando un network – con eccellenze riconosciute a livello internazionale – che ha un valore superiore a quello delle due realtà prese separatamente. 
I dati dell’Osservatorio Pharmintech da questo punto di vista sono chiari: fotografano un contesto che cresce, innova e occupa risorse altamente qualificate.
Dimostrando - ha aggiunto - che senza un’industria farmaceutica che esporta il 54% della produzione, ha 230 progetti di nuovi farmaci in sviluppo e investe nel Paese 2,3 miliardi all’anno, difficilmente ci sarebbe un indotto così dinamico. E viceversa”.
Tuttavia Dompé non manca di segnalare le criticità del sistema che senza “politiche adeguate per sostenere un settore che nel suo complesso può essere tra le leve strategiche per la ripresa dell’economia italiana rischia di perdere competitività, con conseguenze potenzialmente negative per l’intero network”.
 

Antonino Michienzi

11 maggio 2010
© Riproduzione riservata

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