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Ssn: Pronti nuovi compiti per farmacie e medici di famiglia


25 SET - Nuove attribuzioni per  farmacie e psicologi. E medici di famiglia messi al centro di un’organizzazione allargata che vada a coadiuvarli, in modo da offrire un servizio migliore ai pazienti. Si è discusso di questo, nella mattinata odierna, al Festival della Salute.
Nell’attesa dei decreti attuativi che sanciranno questa nuova attribuzione di competenze, e della loro successiva conferma da parte della Conferenza Stato-Regioni, la senatrice Udc Dorina Bianchi ha oggi parlato di questi nuovi ruoli, soffermandosi in particolare su quello delle farmacie. “Prenderanno finalmente il ruolo che gli compete nell’ambito del Ssn. Non potevano restare una mera attività commerciale”, ha spiegato la senatrice. Dunque farmacie come primi presidi socio-territoriali per coadiuvare il medico nello svolgimento dei suoi compiti. Si dovrà ben coordinare i diversi livelli organizzativi per non far pesare, sulle sole spalle del medico, le eventuali colpe di ‘casi di malasanità’ magari imputabili a  cattive gestioni organizzative.
È  intervenuto alla discussione anche Gabriele Peperoni, segretario nazionale Fnomceo, che ha tenuto a sottolineare la “differenza tra ruolo delle farmacie e ruolo dei farmacisti”. “I farmacisti possono aiutare i medici, ma non deve passare il messaggio che possano sostituirlo. Neanche per questioni di salute apparentemente poco rilevanti”. Dello stesso avviso anche Fiorenzo Corti, presidente Fimmg, che ha voluto riportare l’attenzione su quello che potrebbe rilevarsi un problema a monte della discussione. “Con il federalismo fiscale, e dunque l’effettivo avvio di una sanità di tipo federale – ha spiegato Corti - molte Regioni non potranno permettersi di fare un discorso organizzativo di questo tipo, a causa di una mancanza di fondi. Gran parte delle Regioni meridionali sono alle prese con emergenze più gravi. Si rischia di avere, ancor più di oggi, una sanità sviluppata in maniera poco omogenea nelle diverse realtà locali”.
Il dibattito si è poi concluso toccando un altro problema condiviso da tutta la platea, quello della comunicazione. A detta di tutti i presenti, i medici nelle università non vengono sufficientemente formati su come approcciarsi, a livello comunicativo, al paziente. In questi casi il ruolo dello psicologo ospedaliero potrebbe aiutare il loro compito, nonché dare un importante contributo nella presa in carico del benessere psicologico del paziente e della sua famiglia.
 
Giovanni Rodriquez
 

25 settembre 2010
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