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Aids. Intervista a Rosaria Iardino: "Bene il ministero. Si torna a parlare di preservativo"


Abbiamo incontrato la persona che forse più di tutti simboleggia la lotta all'Aids nel nostro Paese. Sieropositiva da 30 anni, da sempre in testa a tutte le iniziative di sensibilizzazione contro la diffusione del virus. Un sì convinto al nuovo spot di Balduzzi, ma nelle scuole siamo ancora in ritardo sull'educazione per una sessualità responsabile

01 DIC - "Finalmente si torna a parlare chiaramente di preservativo, senza reticenze e in uno spot del Governo. E' piaciuto molto a Rosaria Iardino il nuovo spot del Ministero della Salute in onda da oggi sulle principali reti televisive italiane per sensibilizzare ad una sessualità responsabile e invitare la popolazione a fare il test Hiv.
 
Ma questa bella notizia è offuscata da una clima generale attorno alla sanità che la preoccupa. Presidente onoraria del Network Persone Sieropositive (NPS), presidente di Donne in Rete e Responsabile del Forum dei diritti del Partito Democratico di Milano, Iardino si dice infatti "preoccupata" quando le chiediamo di spiegare qual è la sua percezione sulla lotta all’Aids in Italia. Una preoccupazione non tanto per i dati e i risultati, quanto più per il futuro stesso dell’assistenza e della cura delle persone sieropositive in Italia, soprattutto a seguito delle ultime affermazioni del Presidente del Consiglio Mario Monti sulla sostenibilità del Sistema sanitario nazionale.
 
“I traguardi che abbiamo raggiunto sono incredibili: nessuno si aspettava che una persona sieropositiva potesse arrivare a vivere anche trenta o quaranta anni dopo la diagnosi, nessuno pensava sarebbe stato possibile ridurre la mortalità per Aids del 90%, nessuno credeva che saremmo riusciti a tenere la sindrome sotto controllo. Eppure l’abbiamo fatto. Ora la preoccupazione è: e se per via della crisi perdessimo tutto?”.
Non ci sono mezzi termini nelle parole di Rosaria Iardino, classe 1966, sieropositiva da 30 anni e da meno di un mese madre di una bambina. “Sono irritata – ci ha detto in un’intervista telefonica – dalle parole di Monti. Non perché quel che dice non sia in parte vero, sono anni che sappiamo che il sistema sanitario va riorganizzato e ottimizzato. Ma perché tutto ciò va fatto salvaguardando le cure. Il capo dello Stato deve essere chiaro su questo”.
Tornare indietro sull’impostazione del nostro Servizio sanitario – ad esempio – andrebbe a scapito dei cittadini sieropositivi. “Quale sarebbe la soluzione? Un co-payment? Un’assicurazione integrativa? E quale società la stipulerebbe a una persona con Hiv?”, queste le domande che fa Iardino. “Non possiamo rischiare che tutto quello che abbiamo raggiunto finora, tutte le nostre vittorie, svaniscano per i tagli della crisi”.
 
Soprattutto quando di metodi per risparmiare e recuperare fondi ce ne sarebbero diversi. “Si potrebbe tagliare sugli aerei da guerra, che non ci servono neanche. O ancora: come cittadini abbiamo assistito a diversi scandali sulla Sanità, negli ultimi tempi: siamo andati a richiedere quei soldi a chi li ha presi senza diritto?”, ha detto. Aggiungendo poi: “Nessuno si vuole tirare indietro e non affrontare la realtà, quando c’è un periodo di crisi ognuno deve fare un la propria parte. Ma non si può tagliare la sanità, perché è quella che dà la possibilità a tutti i cittadini di sentirsi veramente attivi. Potranno dirci che siamo un peso solo quando avranno tagliato tutto ciò che è veramente superfluo”.
Inoltre, secondo Iardino, basterebbe investire poco per ottenere grandi risultati. “Di insostenibile c’è solo il fatto che l’educazione sessuale nel nostro paese viene boicottata. Se si vogliono risparmiare soldi, si faccia prevenzione. Per l’Hiv/Aids è molto semplice: basta insegnare ai cittadini ad usare il preservativo, strumento – tra l’altro – che ad oggi allo Stato non costa nulla, perché viene comprato dal privato cittadino. Così facendo si diminuiscono i contagi e di conseguenza le persone che avranno bisogno di cure per il resto della vita: per ogni paziente che non si ammala lo Stato guadagna 11.800€ l’anno”.
 
Ma perché fare prevenzione è così difficile in Italia? “La verità – spiega Iardino – è che siamo un paese di ipocriti. Piuttosto che ragionare in termini di bene comune, agiamo per far piacere solo a una parte della popolazione: ognuno ha le proprie convinzioni, ma queste non possono intaccare le possibilità degli altri. La soluzione al problema della prevenzione non sono la monogamia e la fedeltà, che tra l’altro sono scelte personali e non sempre praticate nel nostro paese, ma è il fatto che ancora non si ha il coraggio di dire a chi rifiuta di fare prevenzione che è lui ad essere il vero costo per la società”.
 
Anche alla luce di queste considerazioni il ruolo di una Giornata Mondiale per la lotta all’Aids è ancora importante. “Purtroppo ho paura che se non ci fosse non avremmo nemmeno questa occasione per porre queste questioni centrali. Così almeno una volta l’anno siamo costretti a parlarne”, ha ironizzato Iardino. Concludendo poi: “Se il Ministro Profumo, che è un professionista, inserisse dei percorsi didattico-formativi nelle scuole, volti non solo a spiegare come prevenire le gravidanze indesiderate, ma anche come si evita il contagio da malattie sessualmente trasmissibili, potremmo anche smettere di parlarne in televisione. Forse".
 
Laura Berardi

01 dicembre 2012
© Riproduzione riservata

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