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Clima. Accordo storico a Parigi tra 195 Paesi. Fissato limite di 1,5 gradi per rialzo temperatura


Riscaldamento globale, emissioni, fondi per i Paesi in via di sviluppo, trasparenza nelle decisioni che riguardano scelte che hanno un impatto sulle condizioni climatiche. Obama: "La migliore chance che abbiamo di salvare il Pianeta". Renzi: "Un passo avanti decisivo". IL TESTO DELL'ACCORDO

13 DIC - Via libera ieri a Parigi all'accordo sul clima dai delegati dei 195 Paesi più la Ue che hanno partecipato alla XXI Conferenza delle Parti (COP 21) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC).
 
“Questo accordo – aveva detto in mattinata il presidente della Cop21 Laurent Fabius - è necessario per il mondo intero e per ciascuno dei nostri Paesi. Aiuterà gli stati insulari a tutelarsi davanti all'avanzare dei mari che minacciano le loro coste; darà mezzi finanziari all'Africa, sosterrà l'America Latina nella protezione delle sue foreste e appoggerà i produttori di petrolio nella diversificazione della loro produzione energetica. Questo accordo sarà al servizio delle grandi cause: sicurezza alimentare, lotta alla povertà, diritti essenziali e alla fine dei conti, la pace".
 
"E' enorme: quasi tutti i paesi del mondo hanno appena firmato per l'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, grazie alla leadership americana". Così su Twitter il presidente degli Stati Uniti Barack Obama subito dopo la firma dell’intesa che poi dalla Casa Bianca commenterà come "la migliore chance che abbiamo" di salvare il Pianeta.
 
"L'accordo sul clima a Parigi è un passo in avanti decisivo. Italia protagonista, oggi e domani", commenta invece il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, anche lui su twitter.
 
E il ministro per l’Ambiente Luca Galletti aggiunge, ancora più enfatico, "Siamo nella storia. E a questa storia ha contribuito anche l'Italia, che sin dall'inizio con tutta l'Europa ha creduto nell'obiettivo ambiziosissimo di 1,5 gradi".
 
Insomma a leggere anche solo queste poche parole sembra proprio che ieri a Parigi si sia fatta la storia, invertendo quella che sembrava ormai una tradizione con Paesi ricchi, emergenti e poveri divisi su come affrontare la sfida di uno sviluppo industriale sostenibile. 
 
Ma ecco i punti principali dell'accordo finale della Cop 21 e della decisione che lo accompagna riassunti in una scheda dell'Ansa:
RISCALDAMENTO GLOBALE- L'articolo 2 dell'accordo fissa l'obiettivo di restare "ben al di sotto dei 2 gradi rispetto ai livelli pre-industriali", con l'impegno a "portare avanti sforzi per limitare l'aumento di temperatura a 1,5 gradi".
 
OBIETTIVO A LUNGO TERMINE SULLE EMISSIONI - L'articolo 3 prevede che i Paesi "puntino a raggiungere il picco delle emissioni di gas serra il più presto possibile", e proseguano "rapide riduzioni dopo quel momento" per arrivare a "un equilibrio tra le emissioni da attività umane e le rimozioni di gas serra nella seconda metà di questo secolo".
 
IMPEGNI NAZIONALI E REVISIONE - In base all'articolo 4, tutti i Paesi "dovranno preparare, comunicare e mantenere" degli impegni definiti a livello nazionale, con revisioni regolari che "rappresentino un progresso" rispetto agli impegni precedenti e "riflettano ambizioni più elevate possibile". I paragrafi 23 e 24 della decisione sollecitano i Paesi che hanno presentato impegni al 2025 "a comunicare entro il 2020 un nuovo impegno, e a farlo poi regolarmente ogni 5 anni", e chiedono a quelli che già hanno un impegno al 2030 di "comunicarlo o aggiornarlo entro il 2020". La prima verifica dell'applicazione degli impegni è fissata al 2023, i cicli successivi saranno quinquennali.
 
LOSS AND DAMAGE - L'accordo prevede un articolo specifico, l'8, dedicato ai fondi destinati ai Paesi vulnerabili per affrontare i cambiamenti irreversibili a cui non è possibile adattarsi, basato sul meccanismo sottoscritto durante la Cop 19, a Varsavia, che "potrebbe essere ampliato o rafforzato". Il testo "riconosce l'importanza" di interventi per "incrementare la comprensione, l'azione e il supporto", ma non può essere usato, precisa il paragrafo 115 della decisione, come "base per alcuna responsabilità giuridica o compensazione" *
 
FINANZIAMENTI - L'articolo 9 chiede ai Paesi sviluppati di "fornire risorse finanziarie per assistere" quelli in via di sviluppo, "in continuazione dei loro obblighi attuali". Più in dettaglio, il paragrafo 115 della decisione "sollecita fortemente" questi Paesi a stabilire "una roadmap concreta per raggiungere l'obiettivo di fornire insieme 100 miliardi di dollari l'anno da qui al 2020", con l'impegno ad aumentare "in modo significativo i fondi per l'adattamento" *
 
TRASPARENZA - L'articolo 13 stabilisce che, per "creare una fiducia reciproca" e "promuovere l'implementazione" è stabilito "un sistema di trasparenza ampliato, con elementi di flessibilità che tengano conto delle diverse capacità”.

13 dicembre 2015
© Riproduzione riservata

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