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Tumori. “Le terapie agnostiche sono il futuro della cura”. Il Convegno al Senato


Sileri: “Sono una vera rivoluzione nel trattamento dei pazienti oncologici”. Vella (Cattolica): “rappresentano un punto di svolta, soprattutto concettuale. Siamo solo all'inizio, ma il futuro è questo”. Ricciardi (Mission board for cancer): “Le tematiche di cui discutiamo oggi sono sicuramente una parte importante delle attività di ricerca, sviluppo e innovazione”.

17 DIC - Le terapie agnostiche sono il futuro della cura contro i tumori perché forniranno a ogni paziente nuove e più efficaci chance di guarigione, un cammino di cambiamento già cominciato ma che ha ancora un grande potenziale da sprigionare. Ne hanno discusso oggi clinici, esperti ed esponenti delle più alte istituzioni sanitarie durante l’incontro “Le terapie oncologiche agnostiche. La nuova frontiera nella lotta ai tumori”, che si è svolto oggi nella Sala Zuccari del Senato, promosso dall’Osservatorio Nazionale per i Diritti dei Malati, con il patrocinio del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità.
 
Come spiega il coordinatore scientifico Stefano Vella, Università Cattolica di Roma: “L’arrivo dell’immunoterapia e delle terapie mirate a bersagli molecolari espressi dalle cellule tumorali sta già cambiando la filosofia complessiva della terapia dei tumori, sia dal punto di vista della probabilità di risposta clinica che dal punto di vista regolatorio. Ma le terapie oncologiche agnostiche - precisa Vella - rappresentano un punto di svolta, soprattutto concettuale. Siamo solo all'inizio, ma il futuro è questo. I clinici e i pazienti chiedono alle istituzioni non solo velocità nel riconoscere il valore di queste innovazioni, e di renderle accessibili con equità, ma anche di lavorare per adattare a queste nuove terapie l'intero percorso diagnostico-terapeutico e assistenziale".
 
Sulla stessa linea d’onda, Walter Ricciardi, da ottobre presidente del Mission board for cancer, l'organismo dell'Unione Europea chiamato a decidere le strategie comunitarie contro il cancro: “Le tematiche di cui discutiamo oggi sono sicuramente una parte importante delle attività di ricerca, sviluppo e innovazione che verranno promosse dal Mission board for cancer. Queste sfide sono necessarie perché gli indicatori di mortalità, l’invecchiamento della popolazione, la transizione epidemiologica e l’innovazione terapeutica se non vengono gestite anziché ridurre le disuguaglianze rischiano di aumentarle. Serve un intervento coordinato dall’Europa, ma che poi ogni Paese deve concretamente realizzare adattandolo al meglio al proprio contesto sociale ed epidemiologico”.
 
Il nuovo approccio è valido sia per le terapie immunologiche basate su anticorpi monoclonali, che condividono lo stesso meccanismo d'azione (risvegliare la risposta immunitaria contro il tumore) e che quindi funzionano su tumori diversi per caratteristiche istologiche e per localizzazione, sia per alcuni nuovi farmaci chimici, che hanno come bersaglio target molecolari presenti su cellule maligne di tumori differenti.
 
“I risultati in termini di sopravvivenza e di assenza di progressione sono in alcuni casi straordinari ed è stato possibile grazie al lavoro congiunto della ricerca di base, in gran parte pubblica, e della ricerca clinica dell'industria” conclude Vella.
 
Sotto il profilo clinico, l’arrivo dei trattamenti agnostici rappresenta l’inizio di un nuovo modo di pianificare le terapie: i test genetici o la definizione di altre caratteristiche molecolari potranno aiutare a decidere quali trattamenti sono più indicati per un paziente con un tumore, indipendentemente dalla sua localizzazione o da come appare al microscopio, e i test molecolari diventeranno l’elemento essenziale per la pianificazione dei trattamenti.
 
“Le terapie agnostiche sono una vera rivoluzione nel trattamento dei pazienti oncologici, laddove è dimostrata un'alterazione genetica comune. Si tratta di diversi tumori che istologicamente sono diversi, ma geneticamente hanno una proprietà comune che consente di essere attaccata attraverso dei farmaci ben definiti”. Ha detto il viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri, intervenendo all'incontro.
 
“Penso sia necessario avere quanti più studi possibile per valutare l'efficacia di una terapia- ha proseguito Sileri - ma questo pensiero è comune a tutti. Quando poi c’è un nuovo farmaco o prodotto che consente una terapia innovativa, credo che soprattutto all'inizio sia necessario andare incontro agli agenti regolatori per poter poi valutare meglio l'efficacia su campioni più ampi e anche la potenzialità del farmaco stesso”.

17 dicembre 2019
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