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Tumore al seno. Per la Festa della Mamma tornano in piazza le "Azalee della Ricerca"


In 30 anni il tasso di guarigione è arrivato a sfiorare l’80%, ma il carcinoma alla mammella resta la prima causa di morte per le donne al di sotto dei 55 anni. Anche quest'anno l'abituale raccolta fondi dell'Airc in tutte le piazze d'Italia. 

13 MAG - Se in soli trent'anni il tasso di guarigione da alcune forme di tumore –  e in particolare di quello del seno – è più che raddoppiato, lo si deve quasi solo alla ricerca. Oggi le donne che sono colpite da carcinoma alla mammella riescono a sconfiggerlo quasi nell'80%, e molto è stato fatto anche sul fronte della prevenzione. Ecco perché, per continuare a sostenere l’impegno dei ricercatori che lavorano per sconfiggere questa come altre neoplasie che colpiscono le donne (come cancro alla cervice uterina, ma anche ai polmoni e al colon), tornano in piazza le Azalee della Ricerca. Anche quest’anno 25 mila volontari dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (Airc) tornano in occasione della Festa della Mamma a distribuire azalee nelle piazze italiane a fronte di una donazione di 15 euro, sotto lo slogan “Mettiamo il cancro all’angolo”. Acquistando le piante dunque, mentre si trova un regalo adatto per le  mamme, si fa anche un gesto concreto a sostegno dei progetti di ricerca sui tumori femminili.
 
L’Italia è già all’avanguardia nella cura,grazie all’eccellenza degli oncologi e delle strutture in cui operano e alla loro attenzione all’innovazione terapeutica, che attualmente punta a due obiettivi primari: il miglioramento della qualità della vita delle pazienti in trattamento e la personalizzazione della cura. Nonostante i grandi progressi che sono già stati fatti però, per le donne al di sotto dei 55 anni il tumore al seno rimane la prima causa di morte.
La patologia registra nel mondo 1 milione di nuovi casi l’anno, 40.000 circa dei quali in Italia. Come mostrato da un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 005, le morti ogni anno sono 502.000: in Italia, la diagnosi di tumore della mammella interessa oltre 300.000 donne, con 40.000 nuovi casi ogni anno, circa 140 ogni 100.000 abitanti, e la malattia è responsabile di circa 11.000 decessi all’anno. Tuttavia, da qualche anno si sta assistendo ad un netto calo della mortalità grazie ai progressi compiuti in campo terapeutico e alla diffusione dei programmi di screening per la diagnosi precoce. I controlli periodici, ed in particolare l’avvento della mammografia, hanno migliorato sensibilmente i tassi di sopravvivenza.
 
Ecco perché sono particolarmente importanti le innovazioninell’ambito del trattamento del tumore al seno. Oggi il percorso terapeutico tradizionale (diagnosi-chirurgia-trattamento) si è modificato grazie all’evoluzione delle tecniche chirurgiche, dei trattamenti di chemioterapia, radioterapia e ormonoterapia e l’avvento delle nuove terapie con gli anticorpi monoclonali, farmaci rivoluzionari in grado di colpire con precisione le cellule malate, senza danneggiare quelle sane. In particolare sono interessanti le nuove terapie per il cancro HER2 positivo, che rappresenta il 20-30% di tutte le diagnosi di carcinoma mammario: l’HER2 (Human Epidermal Growth Factor Receptor 2) è un recettore presente sulla membrana di molte cellule e, in situazioni normali, ne regola la crescita e la proliferazione, quando però il gene HER2 viene sovraespresso, il numero dei recettori aumenta in modo anomalo provocando una crescita cellulare incontrollata o maligna. Per questo, le forme di cancro che presentano il gene modificato, sono forme particolarmente aggressive, con una progressione più rapida e un’età di insorgenza particolarmente precoce.
Oggi le donne con tumore al seno hanno la possibilità di sottoporsi a test specifici, in grado di identificare precocemente la sovraespressione dell’HER2, fin dal momento della diagnosi, e conseguentemente indirizzare le terapie.
Per determinare se il tumore è HER2 positivo o negativo si preleva una piccola parte del tumore, che viene fatta analizzare in laboratorio: se il test risulta positivo vuol dire che sono stati riscontrati sulle cellule tumorali più recettori HER2. Secondo le linee guida dell’ASCO (American Society of Clinical Oncology), il test HER2 deve essere effettuato su tutti i tumori mammari.
 
Per fortuna, negli ultimi decenni la ricerca scientifica è riuscita non solo a individuare una diagnostica ad hoc, ma anche e soprattutto a sviluppare efficaci farmaci a bersaglio molecolare, come trastuzumab, un anticorpo monoclonale che ha modificato significativamente la storia naturale del tumore mammario HER2 positivo. Oggi, forti di questo importante traguardo terapeutico raggiunto, l’attenzione della ricerca è sempre più indirizzata alla qualità della vita delle pazienti e allo sviluppo di terapie personalizzate, più efficaci e meglio tollerate: per questo è stata recentemente individuata una formulazione più agevoli per il farmaco, quella sottocutanea, che è in grado di ridurre il tempo di somministrazione e dunque di permanenza della paziente all’interno della struttura ospedaliera, una fattore indubbiamente stressante per le pazienti.
“Secondo le evidenze scientifiche dello studio di Fase III HannaH che ha coinvolto 596 donne con tumore al seno HER2 positivo in fase iniziale la formulazione di trastuzumab sottocutaneo è in grado di ridurre il tempo di somministrazione a 5 minuti, rispetto ai 30 minuti necessari con il metodo standard endovenoso e non necessita di preparazione medica”, ha spiegato Sabino De Placido, Professore ordinario di Oncologia Medica, Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli. In questo modo, spiegano gli esperti, non solo migliora la qualità della vita delle pazienti nella fase difficile e delicata del trattamento, ma aumenta anche la compliance, e dunque migliorano i risultati terapeutici.
 
Ad oggi, come già detto, la ricerca va avanti. In particolare esistono nuove molecole personalizzate in studio per le pazienti con il tumore HER2 positivo in fase avanzata: la prima è un inibitore della dimerizzazione di HER2, che impedisce al recettore HER2 di accoppiarsi ad altri recettori, inibendo così la crescita cellulare e inducendo la morte delle cellule tumorali; la seconda, è un anticorpo-farmaco coniugato, che lega al trastuzumab un potente chemioterapico, in modo che l’anticorpo possa essere in grado di trasportare la chemioterapia direttamente all'interno delle cellule tumorali.

13 maggio 2012
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