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Conasfa: “Forti perplessità”


18 GEN - Le bozze del decreto sulle liberalizzazioni preoccupa il Conasfa, in particolar modo riguardo alla scadenza indicata del “marzo 2013” entro la quale, nelle regioni dove non si apriranno almeno l’80% delle nuove sedi, si prevede l’uscita della fascia C dalle farmacie. “Va ricordato, infatti, che esistono nel territorio italiano numerosi comuni che figurano avere 2 o 300 abitanti ma ne hanno la metà in quanto molti residenti in realtà abitano altrove. In questi piccoli comuni una farmacia non è in grado di sostenersi. Quindi risulterà impossibile aprire l’80% le sedi previste. D’altra parte l’uscita della fascia c non avvantaggerebbe questi piccoli paesi perché neppure gli esercizi di vicinato vengono aperti in queste sedi e quindi la vendita avverrebbe comunque solo nelle zone più economicamente redditizie e già ampiamente servite”.

Le osservazioni dell’associazione dei farmacisti non titolari arrivano all’indomani dell’incontro, svolto nel tardo pomeriggio di ieri, tra il ministro della Salute Balduzzi e Conasfa, Fiafant, ed alle associazioni dei titolari di esercizi di vicinato Omnisalus ed Essere Farmacisti.

Il presidente Heriberto Arrigoni, a capo della delegazione Conasfa, ha espresso soddisfazione per la convocazione fatta dal Ministero e sottolineato l’importanza di questo confronto per poter conferire direttamente con il Governo sulla situazione della riorganizzazione del Servizio farmaceutico nazionale. Ma “causa le numerose istanze depositate sul tavolo del Ministro connotate più da preoccupazioni di carattere economico che dal desiderio di realizzare un effettivo miglioramento del servizio offerto al cittadino”, ha manifestato “la forte preoccupazione dei colleghi” e rivolto al ministro un appello affinché al centro di qualunque processo di liberalizzazione ci sia “l’interesse del cittadino. Ciò significa - secondo Conasfa - che la concessione delle farmacie deve restare affidata ai farmacisti in quanto per cultura e vocazione hanno a cuore la salute e il bene del cittadino, lo stesso vale per i sindaci che sono titolari delle farmacie pubbliche. La stessa attenzione non sarebbe garantita da società di capitali che per definizione hanno come obbiettivo il profitto. Inoltre che senso avrebbe mettere a rischio la qualità del servizio offerto agli utenti per eventuali colpe degli amministratori locali che ritarderanno nell’indire i concorsi ed a revisionare le piante organiche?”.

L’associazione ha quindi presentato ai rappresentanti del ministero una proposta in 16 punti per la Riorganizzazione del Servizio Farmaceutico Territoriale, sottolineando in particolare “la necessità di svolgimento dei concorsi per quiz e titoli, all’eliminazione dell’ereditarietà e della vendibilità della concessione regionale, all’abbassamento del quorum ed al mantenimento della fascia C nella farmacia al fine di garantire un ciclo virtuoso del sistema distributivo del farmaco attraverso una struttura consolidata, ma allo stesso tempo con un rinnovo della titolarità delle farmacie garantito da un turn-over generazionale di colleghi idonei e competenti grazie alle loro esperienze professionali”.

Riguardo poi alla bozza e alla scadenza del “marzo 2013”, secondo Conasfa “si rischierebbe una situazione a “macchia di leopardo” da regione a regione con comprensibile disorientamento della popolazione delle aree interessate”.

Posizione negativa anche nei confronti della previsione di  riservare fino al 2022 la prelazione ai Comuni per le sedi istituite nelle aree ad “intenso afflusso” di persone, proponendo di mantenere il criterio dell’alternanza.
 

18 gennaio 2012
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