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Il commento: sui farmaci misure tutt’altro che banali


27 MAG - Le misure della manovra riguardanti il settore farmaceutico non si discostano apparentemente dal consueto agire sulla leva dei prezzi: si sterilizzano gli sconti sulla filiera (quel margine del 3.65 % che spesso i grossisti giravano al farmacista non c’è più perché viene trasferito al Ssn) e si chiede ai generici una diminuzione del 12% (o 12,5%, la dottrina è divisa). In realtà, però, le vere innovazioni stanno altrove e potrebbero avere ben altre conseguenze. Sempre in tema di generici, si prevede che a partire dal 2011 per ciascuna specialità si dovrà fare una sorta di gara per scegliere i quattro equivalenti “veri”, cioè senza marca, che il Servizio sanitario nazionale rimborserà al posto della specialità che ha perso il brevetto. La gara è sul prezzo, e il più basso sarà quello rimborsato. Il testo non è chiarissimo ma una delle interpretazioni possibili è che gli altri generici, quelli che si sono presentati con il prezzo più alto, a questo punto siano fuori dai giochi, cioè dalla rimborsabilità, anche se decidessero di riallinearsi al prezzo di rimborso. Suona paradossale, ma non è così irrazionale: da sempre il settore lamenta i bassi volumi di vendita (il 10% del mercato) che rendono impossibile l’applicazione dei prezzi europei degli equivalenti (basta entrare in farmacia a Berlino o a Madrid per cogliere in corpore vili la differenza), il che spiega come mai l’Italia abbia le specialità più economiche di tutta l’UE e i generici più cari. Con solo quattro competitori per ciascuna molecola, i volumi sono presto fatti e il prezzo può cominciare a scendere. Nella legge, poi, si adombra anche un altro meccanismo che dovrebbe aumentare la quota di mercato dei generici, ed è la predisposizione del confronto tra Regioni della spesa farmaceutica meglio della prescrizione per classe ATC (Comma 7). Si tratta, in pratica, di stabilire quali Regioni hanno la situazione migliore nella spesa farmaceutica territoriale e qual è la percentuale di generici nella prescrizione di ciascun gruppo di molecole, per esempio le statine. Se la Regione virtuosa presenta un 40% di prescrizioni di statine generiche, a quel punto il 40% diventerà la soglia di appropriatezza e le altre Regioni, dice il testo di cui si è in possesso ora, avranno “strumenti di programmazione e controllo idonei a realizzare un risparmio di spesa non inferiore a 600 milioni di euro su base annua che restano nelle disponibilità dei servizi sanitari regionali”. La chiave sta nella parola controllo, che potrebbe essere anche tradotta come “incentivi a chi prescrive bene” o “sanzioni per chi prescrive male”. E’ bene ricordare, per inciso, che recentemente la Corte di giustizia europea ha sancito che gli incentivi pubblici ai medici, perché prescrivano con un occhio al risparmio, non sono una turbativa del mercato.

Posto che questa interpretazione della manovra sia quella corretta è davvero un cambiamento radicale, che porterebbe il mercato italiano del farmaco al livello europeo (in Gran Bretagna, solo 17% delle prescrizioni riporta un nome commerciale anziché quello del principio attivo). Questo avrebbe conseguenze rilevanti su almeno due protagonisti del settore. Da una parte c’è l’industria italiana del farmaco, da sempre centrata sulla specialità e sul comarketing, dall’altra la distribuzione intermedia e le farmacie. E’ evidente che un sistema di margini rigidi, e di prezzi decrescenti, porta a ridurre l’utile in misura progressiva. E’ vero che rientrerebbero nelle farmacie quei medicinali innovativi che prima erano distribuiti solo in ospedale (e per la verità senza nessuna giustificazione se non la possibilità per il SSN di acquistare dalle aziende con lo sconto), e questo può riequilibrare la situazione. Ma la farmacia soffre di quello che è un vizio di fondo del sistema: la remunerazione a percentuale. Nei paesi dove il generico è dominante e costa assai poco, la farmacia viene remunerata a prestazione per la dispensazione, non solamente in base a un margine del prezzo. Nella categoria alcuni avevano già segnalato la necessità di rivedere il meccanismo (oggi perverso, ieri no) della remunerazione della farmacia, ma evidentemente non era stata una visione condivisa. Oggi, chissà…
 

27 maggio 2010
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