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Grillo (M5S): "Dal Governo nessuna certezza. Sul Fondo farmaci innovativi regna il caos"


09 GIU - Questa mattina in Aula alla Camera, la capogruppo del M5S in commissione Affari Sociali, Giulia Grillo, aveva interrogato il Ministero della Salute per avere chiarezze sulla tempistica di attuazione del Patto per la Salute. Ma, le risposte fornita da sottosegretario alla Salute, Vito De Filippo, sono state ritenute "insoddisfacenti". Innanzitutto perché, come ricordato dalla parlamentare, "noi del MoVimento 5 stelle avevamo espresso una certa cautela sin dal principio e tutti sapevamo che le risorse per il riparto delle regioni messe a disposizione nel Patto erano frutto di un'ultraottimistica previsione di crescita del PIL". A fronte di tutto questo resta, peraltro, il "taglio lineare alla sanità" imposto alle Regioni.
 
Tutto ciò ha creato un clima incertezza riguardo al finanziamento delle Regioni, la cui cartina di tornasole è "il numero e la distribuzione dei farmaci per l'Epatite C che vengono erogati con il contagocce".

Quanto alla revisione dei Lea, "il Governoha presentato una bozza di riforma – ha spiegato Grillo – ma, come nel caso del Patto, si tratta di un documento che non prende in considerazione la realtà. Si ipotizzano addirittura maggiori spese per 416 milioni di euro ma, a leggere bene il documento, si evince che le maggiori spese riguardano 1,324 miliardi, mentre le minori spese derivanti dalle modifiche sono pari a 930,8 milioni. Considerata la capacità di efficienza del nostro sistema, c’è da essere seriamente preoccupati per la sostenibilità in caso di approvazione".
Passando poi al Fondo per i farmaci innovativi, "sappiamo che il Fondo è di un miliardo per i prossimi due anni, le risorse provengono per il 90 per cento dalle regioni, che si vedono quindi ridotto il loro fondo indistinto e al momento è tutto. Il resto è il caos totale - ha dichiarato Grillo -. Le regioni non erogano le prestazioni perché non sanno quanti soldi hanno a disposizione, tranne casi privilegiati; i pazienti premono i prescrittori per avere le cure, con meccanismi che noi stiamo studiando, perché ci arrivano notizie strane; non si hanno dati certi sul numero di pazienti nonché sul modello con il quale somministrare le terapie. Se a tutto questo ci aggiungete la totale assenza di trasparenza sulla definizione del prezzo dei farmaci, ne esce fuori un cocktail che possiamo definire micidiale".
 
Questa la risposta integrale di Giulia Grillo: "No, non ci riteniamo soddisfatti perché purtroppo, come ci aspettavamo, praticamente non ci sono state ancora una volta risposte e certezze. Voglio fare un attimo il punto della situazione rispetto al tempo trascorso dal Patto della salute la cui intesa era stata siglata il 10 luglio 2014, considerato che siamo più o meno a metà strada visto che è il Patto della salute 2014-2016. In realtà qualcuno il resoconto lo ha già fatto e si tratta del coordinatore nazionale del tribunale per i diritti del malato di Cittadinanza attiva, anche se noi ora citiamo i dati ufficiali del Ministero così siamo certi di non sbagliare anche perché, a differenza di quello che molti possono pensare, noi ci auguriamo che Tonino Aceti abbia torto e leggere infatti che il nostro servizio sanitario nazionale sia il bancomat di Governo e regioni – così il titolo dell'articolo pubblicato recentemente su Il Sole 24 Ore Sanità – credo non faccia piacere a nessuno della nostra Commissione. Noi del MoVimento 5 stelle avevamo espresso una certa cautela sin dal principio e tutti sapevamo che le risorse per il riparto delle regioni messe a disposizione nel Patto erano frutto di un'ultraottimistica previsione di crescita del PIL, riguardo alla quale poi insomma mi viene da ridere perché continuiamo a titolare più 0,5, più 0,3 però il taglio alla sanità rimane. Morale: a distanza di pochi mesi infatti Renzi e il suo Governo hanno fatto una bella inversione ad U ed hanno imposto il taglio lineare alle regioni e qui apro una parentesi. Nella legge di stabilità si prevedeva che questa manovra venisse approvata o dalle regioni o dal Governo entro il 31 gennaio. Siamo a giugno e ancora non si sa dove verranno presi i 2,3 miliardi di euro. Ho controllato sino a ieri il sito delle regioni e quello della Conferenza Stato-regioni e la Conferenza ancora non è convocata. Quindi immagino che ci saranno non pochi problemi, anzi me lo auguro visto che le regioni sembravano un po’ genuflesse rispetto a questo taglio. Insomma addio ai sogni di programmazione tanto invocati dal Ministro. Nelle regioni è tornata a regnare l'incertezza dei finanziamenti e la cartina di tornasole l'abbiamo con il numero e con la distribuzione di farmaci per la eradicazione dell'epatite C che vedono le regioni erogare i trattamenti con il contagocce e vedono cittadini, magari calabresi e siciliani, che si recano in centri per l'eccellenza al nord d'Italia ritornare a casa perché con la risposta: le vostre regioni non pagano, quindi non vi somministriamo il farmaco.
Restando sull'articolo 1, oltre al livello di finanziamento, era prevista la revisione dei criteri di riparto, comma 2; l'aggiornamento dei LEA entro il 31 dicembre, comma 3; i piani annuali di investimento e analisi del fabbisogno per singole regioni, comma 7; un sistema adeguato di valutazione della qualità delle cure entro il 31 dicembre, comma 8 e la definizione di ulteriori criteri condivisi per le forme di premialità entro il 31 ottobre 2014, comma 9.

Ovviamente ci sfugge l'attività promossa dal Ministero e dalle regioni riguardo ai punti appena elencati ma su uno di questi ci vogliamo soffermare e si tratta della riscrittura del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in tema di aggiornamento dei LEA. La data del decreto attualmente in vigore è il 2001. Da allora sono passati quasi tre lustri e le regioni continuano ad applicare – applicare poi si fa per dire – livelli essenziali di assistenza ormai largamente inadeguati. Tra l'altro bisognerebbe rivedere anche il sistema di rilevamento di questi LEA visto che è abbastanza affidato alla capacità delle regioni di trasmettere dati coerenti. Il Ministero, a dire il vero, ha presentato una bozza di riforma – l'abbiamo detto – ma, come nel caso del Patto, si tratta di un documento che non prende in considerazione la realtà. Si ipotizzano addirittura maggiori spese per 416 milioni di euro ma, a leggere bene il documento, si evince che le maggiori spese riguardano 1,324 miliardi, mentre le minori spese derivanti dalle modifiche sono pari a 930,8 milioni. Considerata la capacità di efficienza del nostro sistema, c’è da essere seriamente preoccupati per la sostenibilità in caso di approvazione e, a proposito di sostenibilità del sistema sanitario, come dimenticare l'articolo 23, assistenza farmaceutica? In attesa dell'aggiornamento del prontuario farmaceutico nazionale, punto 1), è stato introdotto – anche qui si fa per dire – il Fondo per i farmaci innovativi. Diciamo che si fa per dire perché, dopo la legge di stabilità, per trovare il Fondo siamo andati a Chi l'ha visto. Sappiamo che il Fondo è di un miliardo per i prossimi due anni, le risorse provengono per il 90 per cento dalle regioni, che si vedono quindi ridotto il loro fondo indistinto e al momento è tutto. Il resto è il caos totale.
Le regioni non erogano le prestazioni perché non sanno quanti soldi hanno a disposizione, tranne casi privilegiati; i pazienti premono i prescrittori per avere le cure, con meccanismi che noi stiamo studiando, perché ci arrivano notizie strane; non si hanno dati certi sul numero di pazienti nonché sul modello con il quale somministrare le terapie. Se a tutto questo ci aggiungete la totale assenza di trasparenza sulla definizione del prezzo dei farmaci, ne esce fuori un cocktail che possiamo definire micidiale.

Purtroppo il tempo a disposizione non mi consente di continuare sulle centinaia, perché sono circa cento le scadenze per il Patto della salute, ma praticamente tutti gli articoli del Patto contengono impegni e attività che, a distanza di un anno, non hanno visto la luce. L'elenco potrebbe essere lunghissimo; voglio solo sottolineare, perché era un oggetto dell'interpellanza, il Patto per la sanità digitale. Oggi ci avete dato l'informazione che lo avete trasmesso il 29 maggio alla Conferenza Stato-regioni e alla Presidenza del Consiglio. Mi auguro che, come il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sugli indicatori di performance, che è alla Presidenza del Consiglio da circa due anni, non si parlerà di tenere questo Patto per la sanità digitale due anni pure lì.
Un altro punto era l'assistenza territoriale, aggregazioni funzionali territoriali, unità complesse di cure private, miglioramento dell'assistenza per le persone in condizioni di stato vegetativo, monitoraggio costante della riorganizzazione delle cure primarie e ospedali di comunità. Allora, sugli ospedali di comunità, tra l'altro, mi preme sottolineare un aspetto, sottosegretario; se lei ha l'opportunità di girare l'Italia, un po’ come ho fatto io, vedrà che dire che sta succedendo un macello è dire poco. Per quanto riguarda il benedetto taglio di posti letto del decreto-legge Balduzzi, ci tengo a dire che in alcune regioni non c’è bisogno di farlo, perché già sono sotto i 3,7 posti letto per mille abitanti; sono stata in Puglia e nella zona di Putignano vi sono 2,2 posti letto per mille abitanti, la ASL di Rieti ha 2,8 posti letti per mille abitanti; insomma, mi sembra che ci siano aree dove il taglio dei posti letto sia assolutamente da fare al contrario, cioè si debbano mettere i posti letto. Ma poi succede questo: succede che si chiudono gli ospedali per tagliare i posti letto, poi, nel frattempo, si costruiscono ospedali in project financing e, quindi, non so se poi le regioni stanno veramente considerando il numero di posti letto, questo andrebbe visto, perché per ogni ospedale che chiude ce n’è uno che apre, e non si sta capendo questo meccanismo. Poi gli ospedali che vengono chiusi vengono trasformati in questi ospedali di comunità che già ci sono in molte regioni d'Italia, però voi ancora non avete fatto gli standard, non avete definito le tariffe, non avete definito niente, e allora ogni regione si sta organizzando per i fatti suoi, anche, ovviamente, con vantaggio per strutture e ditte private, con tariffe che possono essere anche alte, perché, poi, puoi avere il medico ventiquattr'ore, puoi avere il medico 48 ore, se sei povero non hai nessun medico; questo è quello che sta succedendo.

Peraltro il gentilissimo Balduzzi, che ci ha lasciato quella meravigliosa riforma, la domanda non se l’è posta di fare un calcolo dei posti letto complessivo, cioè lui ha detto solo: tagliamo i posti letto, con questo mega taglio lineare, ma non ha detto, poi, quanti posti letto ci sono per acuti, quanti posti letto abbiamo negli ospedali di comunità, quanti ne abbiamo insieme alle RSA, alle strutture residenziali, alle strutture semiresidenziali, cioè, un calcolo va fatto in maniera complessiva.
In terzo luogo, mi sento anche di dire che, mentre non abbiamo fatto niente sulla sanità territoriale che è uno dei grandi danni di questo Patto per la salute che ancora non è stato approvato, continua imperterrita questa riorganizzazione della rete ospedaliera che, lo ripeto, avviene solamente a discapito degli ospedali e delle strutture più vecchie che vengono trasformati in queste specie di casermoni che sono gli ospedali di comunità e, nel frattempo, si continua a investire con il meccanismo del project financing che, applicato alla sanità, ha effetti assolutamente distorti e deformanti, con aggravio, ovviamente, per le casse pubbliche; non si continua ad intervenire, invece, sulla sanità territoriale, sulla medicina del territorio.

L'ultimo punto su cui lei sa che abbiamo fatto molti atti parlamentari è il nomenclatore tariffario. Anche lì, lo voglio dire, abbiamo una bozza di nomenclatore, noi lo abbiamo visto; secondo noi, ancora una volta, si ripetono gli stessi errori, per quanto sia un po’ migliorato rispetto a quello del passato, vi è l'impossibilità da parte del disabile di scegliere il proprio ausilio che poi dovrà essere adattato con aggravi, con costi ulteriori, perché bisognerà pagare l'adattamento di tutti gli ausili che compreremo in stock tutti uguali, primo punto. Secondo punto, mancano dei dati. Allora quando noi non sappiamo esattamente in ogni ASL, in ogni regione quant’è il numero proprio di protesi e ausili che vengono venduti, i costi e la tipologia, quindi ci manca proprio la base di partenza, mi chiedo come dobbiamo operare senza avere un'idea precisa, o perlomeno il pubblico non ce l'ha. Non so se il Ministero questo dato ce l'ha, però a me risulta che anche voi non abbiate un dato, per lo meno definitivo, da questo punto di vista. Quindi, ci sono disabili che aspettano in gravissime condizioni e siamo ancora fermi al palo.
Anzi, colgo l'occasione per sollecitare la risposta a questa interrogazione sul nomenclatore tariffario. Poi, ovviamente, sul prontuario farmaceutico, anche lì, sottosegretario, abbiamo bisogno di risposte urgenti, perché bisogna rivedere assolutamente tutti i meccanismi. Infatti, la storia dell'epatite C sta dimostrando che il nostro sistema ha una grande vulnerabilità e siamo veramente alla mercé di queste case farmaceutiche che pretendono persino le clausole di salvaguardia sui loro contratti commerciali. Quindi, è necessario assolutamente rivedere il prima possibile questo prontuario farmaceutico e anche le regole che seguiamo per contrattare con le aziende farmaceutiche.
A breve ovviamente ripresenteremo anche un altro atto di sindacato ispettivo per conoscere l'esito di questo patto per la sanità digitale". 

09 giugno 2015
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