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La Banca del Tessuto Ovarico dell'IRE


20 APR - La Bio-Banca del tessuto ovarico ospitata presso l'Istituto Nazionale Tumori Regina Elena, presentata ieri pomeriggio alla presenza del ministro della Salute Ferruccio Fazio, e della governatrice della Regione Lazio, Renata Polverini,  si pone come obiettivo la preservazione della fertilità per tutte quelle bambine e giovani donne costrette a sottoporsi a trattamenti oncologici. Il processo avviene attraverso la conservazione di frammenti di tessuto ovarico contenenti gli ovociti, che sono reinnestati nella donna colpita da cancro dopo la fine dei trattamenti oncologici, permettendogli una ripresa sia della funzione ormonale che riproduttiva. Si tratta in pratica di un’autodonazione del tessuto ovarico che una volta reimpiantato consente alla stessa paziente di poter progettare una gravidanza spontanea.
Il metodo di conservazione del tessuto ovarico della Bio-Banca della Regione Lazio è la crioconservazione, che vanta una ripresa del 90-100% della funzionalità ovarica, compatibilmente con l’età della paziente e il numero di follicoli presenti al momento del prelievo. Il tessuto ovarico da destinare alla crioconservazione viene prelevato in  laparoscopia, trasportato in mezzi di coltura in laboratorio e quindi criopreservato e conservato in contenitori di azoto liquido a - 196°C fino allo scongelamento e successivo reimpianto.

Sono numerosi i vantaggi di questa tecnica: in primo luogo consente di preservare in situ centinaia di follicoli primordiali contenenti ovociti immaturi, che risultano molto resistenti ai processi di congelamento e scongelamento. In secondo luogo, è una tecnica di rapida esecuzione e poco invasiva: le biopsie di corticale ovarica possono essere recuperate da pazienti, in ogni stadio del ciclo ovarico, mediante laparoscopia. In ultimo, ma non in ordine di importanza, è la sola metodica applicabile anche nel caso di pazienti in età pediatrica, nelle pazienti affette da tumori ormono-sensibili e nelle pazienti che devono cominciare subito il trattamento oncologico e che non possono quindi sottoporsi ad altre metodiche di preservazione della sterilità, come la  stimolazione ormonale e il prelievo chirurgico degli ovociti.
Alla completa remissione della malattia neoplastica e dopo 2 anni dalla terapia oncologica il tessuto ovarico viene scongelato e reimpiantato nella paziente, che sarà quindi indirizzata ai centri autorizzati di Procreazione Medicalmente Assistita per completare il programma di trattamenti per la fertilità.

Possono ricorrere alla conservazione del tessuto ovarico le donne con età non superiore ai 35 anni, affette da patologie neoplastiche per  preservare la fertilità prima di un trattamento oncologico. Le  candidate al trapianto di tessuto ovarico sono le pazienti affette da neoplasie del sistema ematopoietico, neoplasia della mammella, tumore di Wilms, sarcoma di Ewing, osteosarcoma, carcinoma cervicale agli stadi iniziali sottoposte a trattamento conservativo.
Nel 2009, presso la sola Ginecologia Oncologica IRE, circa 170 pazienti rientravano nei criteri di idoneità per tale procedura di preservazione della fertilità.
Prende parte al progetto  l’Istituto Superiore di Sanità che svolge un ruolo di coordinamento e di sorveglianza oltre che di collaborazione scientifica.
 

20 aprile 2011
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