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Mutilazioni genitali femminili. Il 4 giugno convegno a Torino


L’evento, organizzato dal reparto di Ostetricia del Maria Vittoria di Torino e sostenuto da Federsanità Anci Piemonte, nasce dall’esigenza di facilitare l’accesso ai servizi sanitari delle donne vittime di MGF, offrendo un aggiornamento di alto livello sul tema ad un ampio numero di operatori coinvolti nei percorsi assistenziali e sociali. IL PROGRAMMA

29 MAG - La Mutilazione dei Genitali Femminili (MGF) è una pratica radicata nelle tradizioni e culture di alcune popolazioni asiatiche e africane, immutata per secoli e celata da un velo di riservatezza. A seguito dei fenomeni migratori intercorsi dalla fine del XXI secolo, le MGF sono salite alla ribalta dell’interesse medico soprattutto a causa delle gravi complicanze osservate nelle donne portatrici, un nuovo aspetto con il quale si devono confrontare gli operatori sanitari.

Per facilitare l’accesso ai servizi sanitari delle donne vittime di MGF, offrendo un aggiornamento di alto livello sul tema delle Mutilazioni Genitali Femminili ad un ampio numero di operatori coinvolti nei percorsi assistenziali e sociali, il reparto di Ostetricia del Maria Vittoria di Torino promuove, il 4 giugno prossimo al Torino, un convegno sostenuto da Federsanità Anci Piemonte in collaborazione con Anci Piemonte e ha il patrocinio dell’Università degli studi di Torino, dell’Ordine dei medici della provincia di Torino e dell’Asl Città di Torino.

Per MGF si intendono tutte le pratiche che comportano la parziale o totale rimozione degli organi genitali femminili esterni per ragioni non mediche. Una procedura che danneggia la salute e il tessuto genitale della donna, causando interferenze con le naturali funzioni dell’organismo femminile. Una pratica, inoltre, molto dolorosa, con effetti sulla salute della donna, sia a breve che a lungo termine, che può provocare problemi durante il parto, sterilità, e molto altro. In questo periodo, le MGF sono praticate principalmente in 30 paesi nel Mondo. A eccezione di Yemen, Iraq e Indonesia, gli altri si trovano tutti nel continente africano. A seguito dei fenomeni migratori si osservano casi anche in Europa, Australia, Canada, Nuova Zelanda e Stati Uniti.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che 200 milioni di donne nel mondo siano già state sottoposte a tali interventi, e che 3 milioni di bambine siano a rischio ogni anno.

Le stime aggiornate al 2016 suggeriscono che il numero di donne straniere maggiorenni con mutilazioni genitali femminili presenti in Italia si attesti tra le 46mila e le 57mila unità a cui si aggiungono le neocittadine italiane maggiorenni originarie di paesi dove la pratica esiste (quantificate tra le 11mila e le 14mila unità) e le richiedenti asilo. Oltre il 60% delle donne con mutilazioni genitali femminili presenti in Italia proviene da Nigeria ed Egitto.

È indispensabile che gli operatori sanitari quindi siano preparati a gestire le pazienti e le complicanze connesse a queste pratiche e che diventino parte attiva nella definizione di strategia di assistenza e prevenzione.

29 maggio 2019
© Riproduzione riservata
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