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Coronavirus. Question time/1, Sileri: “Percorsi formativi, mascherine e tamponi per operatori Rsa”


"Il governo sta mettendo in campo le migliori soluzioni per garantire al meglio la sicurezza degli operatori impegnati in prima linea contro l’epidemia da Covid-19. Al riguardo, nel nuovo decreto legge di imminente adozione, posso anticipare, saranno previste ulteriori misure che vanno in questa direzione". Così il viceministro alla Salute rispondendo oggi in Aula alla Camera all'interrogazione presentata da Lupi (Misto).

02 APR - "Per le Rsa si è ribadita l’importanza di predisporre percorsi formativi e di prevenzione specifica per tutto il personale operante, ribadendo, comunque, la necessità di potenziare il personale in servizio presso queste strutture, anche attraverso i meccanismi di reclutamento straordinario. È stato raccomandato di effettuare in maniera sistematica tamponi per la diagnosi precoce dell’infezione a carico degli operatori sanitari e socio-sanitari e di dotarli dei dispositivi di protezione individuale, nonché di garantire la continuità dei servizi di mensa, lavanderia, pulizie e servizi connessi, estendendo anche a questi operatori le misure mirate a definire una eventuale infezione da Sars-CoV-2".
 
Così il viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri, rispondendo oggi in Aula alla Camera all'interrogazione presentata da Maurizio  Lupi (Misto).
 
Di seguito la risposta integrale del viceministro Sileri:
 
"Ringrazio gli Onorevoli interpellanti per aver sollevato una questione di estrema rilevanza e delicatezza, anche in relazione all’emergenza sanitaria in corso.

Nel rispetto dei profili di competenza territoriale, la Direzione della programmazione di questo Ministero con la circolare del 25 marzo 2020, di aggiornamento delle linee di indirizzo organizzative dei servizi ospedalieri e territoriali in corso di emergenza COVID-19, nell’ambito delle strategie di prevenzione, assistenza e controllo del contagio, ha segnalato, con specifico riferimento alle Residenze Sanitarie Assistite (RSA) che, l’emergenza connessa agli ospiti/pazienti ivi ricoverati, rende necessario attivare una stretta sorveglianza e monitoraggio nonché il rafforzamento dei setting assistenziali.
 
Infatti, nelle RSA alberga la popolazione più fragile ed esposta al maggior rischio di complicanze fatali associate all’infezione da COVID-19, considerata l’esperienza delle Regioni precocemente colpite dalla pandemia, è necessario identificare prioritariamente strutture residenziali assistenziali dedicate ove trasferire i pazienti affetti da COVID-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero, per evitare il diffondersi del contagio e potenziare il relativo setting assistenziale. Si è ribadita l’importanza di predisporre percorsi formativi e di prevenzione specifica per tutto il personale ivi operante, ribadendo, comunque, la necessità di potenziare il personale in servizio presso queste strutture, anche attraverso i meccanismi di reclutamento straordinario già attivato per le strutture di ricovero ospedaliero, nonché la possibilità di ricorrere a personale già impiegato nei servizi semiresidenziali e domiciliari.
 
È stato raccomandato di effettuare in maniera sistematica tamponi per la diagnosi precoce dell’infezione a carico degli operatori sanitari e socio-sanitari e di dotarli dei dispositivi di protezione individuale, nonché di garantire la continuità dei servizi di mensa, lavanderia, pulizie e servizi connessi, estendendo anche a questi operatori le misure mirate a definire una eventuale infezione da SARS-CoV-2. Nell’ambito del necessario e urgente processo di riorganizzazione dei servizi, è emersa, peraltro, la necessità di rimodulare i rapporti contrattuali in essere con i soggetti erogatori, specializzati nella gestione di servizi di assistenza sanitaria e sociale. L’assistenza domiciliare integrata viene, quindi, indicata come la modalità privilegiata di intervento per rispondere ad esigenze complesse soprattutto degli anziani affetti da patologie croniche, poiché permette l’erogazione di prestazioni sanitarie favorendo il mantenimento del paziente nel contesto abitativo e familiare di vita quotidiana.
 
Inoltre, le ultime informazioni scientifiche relative alla tematica in esame risultano dal documento “Indicazioni ad interim per un utilizzo razionale delle protezioni per infezione da SARS-CoV-2 nelle attività sanitarie e sociosanitarie (assistenza a soggetti affetti da COVID-19) nell’attuale scenario emergenziale SARS-COV-2”, aggiornato al 28 marzo 2020, elaborato dal Gruppo di Lavoro dell’Istituto superiore di sanità, Prevenzione e Controllo delle infezioni, diramato dalla Direzione della prevenzione del Ministero della salute a tutte le istituzioni interessate.

Sono state rese disponibili note operative utili a individuare quei contesti assistenziali ove l’organizzazione del lavoro, resasi necessaria in condizioni di emergenza, ha portato alla concentrazione di molti pazienti COVID-19 in specifiche unità.

Nel documento viene raccomandato alle Direzioni regionali, distrettuali e aziendali di effettuare azioni di sostegno al corretto e appropriato utilizzo dei DPI (Dispositivi di Protezione Individuali), anche attraverso attività proattive quali sessioni di formazione e visite/audit per la sicurezza, e avvalendosi delle funzioni competenti (referenti per il rischio infettivo, risk manager, Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, medico competente, ecc.).

Quanto ai dispositivi di protezione individuale, come noto la produzione dei medesimi è dislocata prevalentemente al di fuori del territorio nazionale, e la diffusione dell’epidemia e il blocco delle esportazioni disposto da numerosi paesi hanno reso ancor più complesso l’approvvigionamento. Da subito sono state avviate iniziative per ricostituire la filiera nazionale: un primo passo importante in questa direzione è stato compiuto anche con i nuovi incentivi previsti dal decreto cura Italia, il dl 18/2020, il cui articolo 5 reca misure per la produzione e la fornitura di dispositivi medici di protezione individuale. È previsto che il commissario straordinario possa autorizzare l’erogazione di finanziamenti mediante contributi a fondo perduto e in conto gestione, nonché finanziamenti agevolati, alle imprese produttrici di tali dispositivi.

Al momento sono disponibili 50 milioni di euro per sostenere le aziende italiane che vogliono ampliare e riconvertire la propria attività per produrre ventilatori, mascherine, occhiali, camici e tute di sicurezza. Si tratta di risorse che, rientrando nel regime degli aiuti di Stato, sono state autorizzate in meno di quarantott’ore dalla Commissione europea, dopo l’immediata notifica della misura in sede comunitaria da parte del Ministro dello sviluppo economico. Il comma 5 dello stesso articolo 5 sancisce che i dispositivi di protezione individuale siano forniti in via prioritaria ai medici e agli operatori sanitari e sociosanitari.

Inoltre, il Dipartimento della protezione civile e, più di recente, il commissario straordinario, nominato per il contrasto dell’emergenza epidemiologica Covid 19, ai sensi dell’art. 122 del d.l. n. 18 del 2020, hanno immediatamente assunto le iniziative necessarie per incrementare i volumi di acquisto, velocizzare e centralizzare i procedimenti di approvvigionamento dei dispositivi di ventilazione e, in generale, dei dispositivi di protezione individuale - successivamente distribuiti in sede locale sulla base delle esigenze rappresentate dai territori - assumendo al contempo, come evidenziato, iniziative di riconversione di realtà produttive al fine di potenziare la produzione nazionale di dispositivi di protezione individuale e di ventilatori.

Come si può riscontrare, il governo sta mettendo in campo le migliori soluzioni per garantire al meglio la sicurezza degli operatori impegnati in prima linea contro l’epidemia da COVID-19. Al riguardo, nel nuovo decreto legge di imminente adozione, posso anticipare, saranno previste ulteriori misure che vanno in questa direzione". 

02 aprile 2020
© Riproduzione riservata

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