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L’ospedale hi-tech


01 MAG - Nel numero di marzo 2012 del giornale Archives of Internal Medicineè stato pubblicato uno studio (Impact of Mobile Tablet Computers on Internal Medicine Resident Efficiency) condotto dall’Università di Chicago, secondo cui i medici ospedalieri diventano più efficienti se vengono dotati del tablet. In particolare, si riduce il ritardo nelle cure e si risparmia tempo nella fase delle ‘scartoffie’, per dedicarsi di più ai pazienti e alla formazione. Nel 2010 l’University of Chicago Medicine è diventato il primo ospedale americano a dotare i suoi operatori di tablet, assegnando a tutti i 115 medici del reparto di medicina interna un iPad, collegato ai database dell’ospedale.
 
Un’esperienza nata da una e-mail ‘notturna’ spedita dall’ospedale direttamente al patron della Apple. Nel 2011 più di tre medici su quattro hanno promosso l’iniziativa, dicendo di sentirsi più efficienti e liberi di dedicare più tempi ai pazienti e di partecipare con più facilità ad attività di formazione, proprio grazie al tablet. In particolare, il 90% dei medici ha detto di usare l’iPad ormai abitualmente, e il 78% ha assicurato di sentirsi più efficiente, mentre il 68% è certo di aver evitato ritardi nel seguire i malati. Un risultato confermato dal monitoraggio delle cartelle cliniche elettroniche prima dell’arrivo dell’iPad e tre mesi dopo. Un aspetto particolarmente interessante e in costante crescita è l’utilizzo delle applicazioni mediche, strumenti disponibili sullo smartphone, che consentono direttamente al letto del paziente di avere a disposizione l’accesso rapido ad ampi database di informazioni in rete. Ed ora che anche la Apple ha lanciato la sua ultima creazione, la tablet giusta a misura di tasca di camice, chissà che altre aziende ospedaliere italiane non raccolgano il suggerimento e decidano di dotare i propri medici di un’iPad mini.
 
Tra le oltre 70mila app scaricabili on-line le più utili sono quelle che riguardano i farmaci, prontuari costantemente aggiornati, e i medical calculator. Questi ultimi sono particolarmente utili, visto il sempre maggiore utilizzo degli indici di rischio (Has-Bled, Chad2vasc, Apach2…solo per fare degli esempi) nella nostra pratica quotidiana e, data l’estrema semplicità e rapidità, queste app contribuiscono a rendere questi strumenti più maneggevoli e quindi a facilitare il loro utilizzo in maniera routinaria. Da non dimenticare Corticonverter che consente di utilizzare formule appropriate per la conversione delle dosi differenti per molecola di cortisonici. Riservata ai medici, Equianalgesie è una app cheaiuta nell’identificazione della dose equianalgesica tra due differenti molecole, nella forma farmaceutica presente sul mercato. Mobile MIMè un’applicazione radiologica che consente l’accesso in mobilità alle immagini mediche utilizzando MIMcloud, un servizio di imaging medico basato su Internet che fornisce tutti gli strumenti per memorizzare, condividere e visualizzare immagini radiologiche.
 
La telemedicina tra operatori di territorio e ospedale, tra ospedale e paziente
È una notizia di questi giorni quella della creazione di un laboratorio in miniatura, grande appena pochi millimetri cubi che potrà essere impiantato sotto pelle per fare le analisi del sangue e trasmettere gli esiti direttamente allo smartphone del medico. Lo hanno sviluppato i ricercatori italiani Giovanni de Micheli e Sandro Carrara, che lavorano presso il Politecnico Federale di Losanna in Svizzera. Il prototipo, che promette di rivoluzionare il monitoraggio e il trattamento dei pazienti affetti da malattie croniche come quelli sottoposti a chemioterapia, è stato presentato alla più grande conferenza europea dedicata all’elettronica, Date 13, che si è svolta a Grenoble, in Francia. In un volume ridottissimo di pochi millimetri cubi, questo gioiellino hi-tech concentra ben cinque sensori, un trasmettitore radio e un sistema di alimentazione, collegato a una micro-batteria esterna al corpo e applicata sulla pelle. Ciascun sensore (direttamente a contatto con i fluidi organici del corpo) ha la superficie rivestita da un enzima, che cattura la sostanza specifica che si vuole monitorare nel circolo sanguigno (come il glucosio).
 
Una volta eseguiti i test del sangue, i risultati vengono trasmessi attraverso onde radio del tutto innocue alla porzione esterna dell’impianto (quella contenente la batteria e applicata sulla pelle). Da qui, grazie a una connessione Bluetooth, gli esiti arrivano direttamente ad un cellulare che poi li ritrasmette allo smartphone o al tablet del medico. L’impianto potrebbe rivelarsi molto utile per seguire i pazienti sottoposti a chemioterapia, che devono fare esami del sangue periodici per verificare se la cura viene ben tollerata dall’organismo. Nei malati cronici, invece, il micro-laboratorio sotto pelle potrà addirittura allertare il medico prima ancora che si manifestino i sintomi: per esempio sarà possibile prevedere un infarto con alcune ore di anticipo valutando la presenza di molecole come la troponina che vengono rilasciate nel sangue dal cuore sofferente.
 
Mobile Health: troppe aspettative o settore maturo? PriceWaterhouseCooper ha pubblicato il 7 giugno 2012 il reportEmerging mHealth: Paths for growth” sullo stato dell’arte delle soluzioni mHealth basato sulla ricerca commissionata all’Economist Intelligence Unit (EIU) e ne ha analizzato il punto di vista dei pazienti e dei medici.
 
Il punto di vista dei Pazienti
Definiscono mHealth principalmente come uno strumento per monitorare il proprio stato di salute (44%) e per entrare in contatto diretto con il medico o l’istituzione sanitaria (43%);
Il 59% ammette che l’utilizzo di applicazioni mHealth ha sostituito la visita face-to-face con il medico;
Il 59% dei pazienti di paesi in via di sviluppo utilizza applicazioni mHealth, contro il 35% di quelli di paesi sviluppati;
 
I pazienti dei paesi in via di sviluppo sono maggiormente ottimistici per quanto riguarda il ruolo del mHealth per il miglioramento della propria assistenza sanitaria. Il 53% si aspetta una riduzione delle proprie spese sanitarie (40% nei paesi sviluppati), il 54% sostiene che le soluzioni mHealth miglioreranno la qualità dell’assistenza sanitaria (42% nei paesi sviluppati).
 
Il punto di vista dei Medici
Solamente il 27% dei medici intervistati incoraggia i propri pazienti ad utilizzare applicazioni mHealth e il 13% le sconsiglia apertamente.
In generale, la maggior parte dei medici oppone resistenza alle soluzioni mHealth che potrebbero portare a uno sbilanciamento nella relazione medico-paziente. Il 42%, infatti, afferma di temere che il mHealth possa rendere i pazienti troppo indipendenti.
Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, sono proprio i giovani medici a osteggiare il mHealth più apertamente. Il 53% dei medici con meno di 5 anni di esperienza lavorativa è preoccupato per la potenziale indipendenza del paziente e ben il 24% di loro sconsiglia vivamente l’utilizzo di applicazioni mHealth.
Nonostante la riluttanza nel cedere il proprio ruolo di “potere”, ci sono elementi della nuova tecnologia che sono ben accetti ai medici come l’introduzione dell’iPad all’interno del proprio flusso lavorativo.
 
Maurizia Gambacorta
Medico internista presso Uoc Medicina Ospedale Media Valle del Tevere ASL 1 Umbria

01 maggio 2013
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