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Presenti (Acoi): “La medicina difensiva è un’aberrazione grave della professione medica”


12 FEB - "L’emergenza e la crescita del contenzioso medico-legale in Italia ha progressivamente peggiorato la qualità dell’assistenza erogata dal nostro sistema sanitario nazionale. In un Paese come l’Italia, ad alto tasso di litigiosità, in cui i numeri del contenzioso civile sono tra i più alti in Europa, e con crescente senso di sfiducia del cittadino nelle istituzioni pubbliche, la sanità sembra diventato il terreno favorito di conflittualità. La medicina difensiva è un’aberrazione grave della professione medica, è di fatto uno 'sciopero bianco' sotterraneo e permanente: al di là dei costi stimati di 12 miliardi di euro all’anno, è un rifiuto della responsabilità, che è la caratteristica fondamentale della professione medica. Responsabilità, da termine positivo, carico di significati virtuosi, ha acquisito una accezione terroristica. L’esito di una prestazione sanitaria è condizionato da molti fattori, il paziente, i professionisti, la struttura, le tecnologie disponibili. Nessuno può garantire il 100% di risultati positivi, un esito non favorevole non è sempre determinato da un errore e la cultura della 'colpa' è da bandire". E' quanto dichiarato da Luigi Presenti, presidente dell'Associazione nazionale chirurghi ospedalieri (Acoi), sullo stato di agitazione dei ginecologi.

"La cosa più urgente da fare è creare un contesto di copertura assicurativa che garantisca i cittadini e i professionisti e permetta di riconoscere un giusto indennizzo per i danni che rappresentano un rischio tipico di un’azienda sanitaria. Le proposte di legge ci sono e tutte convergono su questo punto. Altrettanto importante è un programma serio sulla gestione del rischio, che ha una normativa già identificata, ma su cui Regioni e Aziende sanitarie non investono. Su questo si innesta la necessità di un rigoroso riordino della rete ospedaliera, basata sulle competenze, sulla valutazione di volumi ed esiti, sui principi di qualità delle prestazioni e sicurezza delle cure - ha concluso -. Bisogna pensare ad una incisiva e rapida de-burocratizzazione che non è solo abbattimento dell’apparato, ma anche realizzazione di processi virtuosi che rimettano al centro del sistema un rapporto non mediato tra cittadini (utenti, ma anche finanziatori del sistema) e professionisti. Le leggi e le norme purtroppo non sono in grado di sanare tutti i guasti prodotti in sanità nel corso degli ultimi decenni. È necessario un cambio di mentalità in tutti gli attori del sistema".

12 febbraio 2014
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