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I Collegi Tsrm: “Aberrante essere processati per aver fatto il proprio lavoro”


Così in una nota la Federazione nazionale dei tecnici sanitari di radiologia medica dopo il nuovo caso in provincia di Lucca. “Anche questi colleghi, come quelli di Marlia, hanno agito su prescrizione medica in collaborazione col medico specialista dell'area radiologica”.

08 AGO - Ecco la nota del Comitato centrale della FNCPTSRM e Consiglio Superiore TSRM
 
“Le nostre più preoccupate previsioni si sono purtroppo avverate: dopo i due colleghi operanti presso la Casa della salute di Marlia (già a processo), altri dodici colleghi del presidio ospedaliero di Barga (LU) hanno ricevuto un avviso di garanzia, per le stesse ipotesi di reato.
 
La notizia ci rammarica perché sulla base delle informazioni in nostro possesso, sia i colleghi di Marlia che quelli di Barga hanno svolto, su prescrizione medica, in collaborazione con il medico specialista dell’area radiologica, attività radiologica convenzionale, all’interno di un contesto organizzato, sulla base di un abilitazione professionale conferita dallo Stato, senza che ad oggi siano stati registrati danni a persone o cose. Tutti gli esami effettuati sono successivamente stati refertati.
 
Comunque, a prescindere dalle nostre valutazioni, ci rimettiamo con fiducia alla Magistratura, attendendo l’esito del processo e per gli eventuali sviluppi che riguardano gli altri dodici colleghi. Da parte nostra non possiamo che auspichare un esito positivo, sia per colleghi che per i radiologi.
 
Nel frattempo, riteniamo di poter e dover fare alcune considerazioni.
 
Prima di tutto esprimere la nostra più sentita e concreta solidarietà ai colleghi, tecnici e radiologi, di Barga, così come da un anno stiamo facendo nei confronti di quelli che hanno operato a Marlia.
 
Il “caso Barga” ha dimostrato come la criticità stia diventando di sistema, andando ben oltre ai perimetri delle singole realtà lavorative. Pur temendo di essere delusi, speriamo che non si verifichino altri casi prima che chi ne abbia facoltà adottati i provvedimenti necessari a prevenirli. La stessa Regione Toscana, nella quale il problema si è generato, potrebbe elaborare una proposta in grado di risolverlo, mantenendo viva la sua propensione a favore della definizione e dell'adozione di modelli organizzativi innovativi, in grado di rispondere in modo attuale ai bisogni dei cittadini, salvaguardando l'efficacia e la sicurezza delle prestazioni, senza replicare sul territorio e a domicilio i modelli organizzativi ospedalieri.
 
La Federazione nazionale continua a sollecitare i soggetti, istituzionali e non (Ministro, Regioni, OO.SS. e specialisti d’area radiologica), in grado di fare chiarezza su quella che a noi appare come situazione aberrante: essere processati per aver fatto il proprio lavoro!
 
Pur ritenendoci parte lesa, quel che ci siamo impegnati a fare ad ogni livello è di proporre soluzioni praticabili e sostenibili, a garanzia del cittadino e del Sistema Sanitario, contrastando gli interessi di parte.
 
Relativamente al tema “giustificazione”, la stessa normativa (Dlgs. 187/200, art. 3 e 6) prevede una soluzione immediatamente adottabile e compatibile con le esigenze organizzative e di sostenibilità, anche economica, del Sistema Sanitario: le procedure cliniche, attraverso le quali giustificare ex ante tutte le indagini radiologiche di provata efficacia, quindi appropriate.
Per realizzarla servono le volontà contestuali e convergenti delle istituzioni e delle professioni sanitarie interessate. Tale iniziativa è imprescindibile. Per coglierne la rilevanza, basti pensare anche solo per un attimo alla delicata questione relativa alle attività radiologiche effettuate presso le strutture private, convenzionate e non. Noi ci siamo già mossi. Aspettiamo che lo facciano anche gli altri.
Tale impostazione potrebbe anche impattare positivamente su uno dei dati più critici della nostra sanità: l’alto numero di indagini radiologiche inappropriate, un costo per le casse dello Stato e delle Regioni e per la salute delle persone immotivatamente esposte alle radiazioni ionizzanti. Ogni altra impostazione è ingenua, ignorante o faziosa.
 
Su questa tematica nessuna delle professioni coinvolte può sottrarsi alle proprie responsabilità. I tentativi, peraltro mal riusciti, da parte di alcuni di inserirsi strumentalmente al fine di ottenere ritorni corporativi e/o parasindacali sono da considerarsi veri e propri atteggiamenti contrari alla garanzia e alla salvaguardia dei diritti dei cittadini. Auspichiamo quindi che alla forza delle regole non si sostituisca l’interpretazione capziosa delle stesse.
 
Pur non essendo oggi responsabili del percorso di giustificazione, essendone stati oltremodo coinvolti, i tecnici sanitari di radiologia medica potrebbero contribuire ad una soluzione fattiva della problematica, coerentemente con il processo di valorizzazione delle professioni sanitarie intrapreso dal Ministero delle Salute e dalle Regioni, anche in vista della prossima direttiva europea di radioprotezione e del successivo recepimento da parte del nostro Paese. Oltre che dalle Istituzioni, tale disponibilità potrebbe essere da subito colta dal tavolo paritetico tra medici e tecnici radiologi, attivato ai primi di luglio, proprio sulle criticità sollevate dal “caso Marlia”. Aspetteremo sino a fine settembre. La sensibilità del tema, la gravità della situazione venutasi a creare e le difficoltà del momento storico e sociale impongono a tutti un atteggiamento responsabile. Confidiamo pertanto che il comportamento delle parti sia leale, costruttivo e definitivo. Al momento, la territorializzazione e la domiciliarizzazione delle cure sono l’unica via per la sostenibilità del sistema, pertanto chiunque si frapponga alla realizzazione dei modelli organizzativi innovativi da esse richiesti, ci troverà determinati nel dichiarare, ancora una volta e con maggior determinazione, come e quanto i tecnici sanitari di radiologia medica vogliono difendere i diritti dei cittadini e il nostro Sistema Sanitario.
 
La strada è ormai tracciata e, a nostro modo di vedere, non prevede scorciatoie (non sono poche le azioni che, se intraprese, potrebbero far collassare il complesso Sistema Sanitario); si tratta di coniugare gli interessi delle parti o di definire le distanze tra di esse.
 
Infine, un messaggio ai tecnici di radiologia ovunque operanti: non siete soli, non vi lasceremo soli e non ci lasceranno soli”.
 
Comitato centrale della FNCPTSRM e Consiglio Superiore TSRM

08 agosto 2013
© Riproduzione riservata

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