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Responsabilità professionale. L’Aogoi incontra il commissario Ue Borg. “Serve una Direttiva Europea”


Per i ginecologi italiani bisogna rendere omogenee le normative nazionali, a partire dall’obbligo di assicurazione, e intervenire sui sistemi di monitoraggio, riduzione e gestione dei rischi e degli eventi avversi. Proposto un network europeo degli ostetrici-ginecologi per la consultazione con le istituzioni comunitarie.

31 GEN - Una Direttiva Europea sulla responsabilità professionale sanitaria. Nella convinzione che gli sforzi a livello europeo possano riuscire a incidere in futuro sulle diverse regolamentazioni a tutela sia dei medici che dei pazienti in uno spazio sanitario europeo, di giustizia e sicurezza. È questa l’istanza che l’associazione dei ginecologi italiani Aogoi, rappresentata dal presidente Vito Trojano e dal segretario nazionale Antonio Chiantera, ha avanzato al Commissario UE alla Salute e alla Protezione dei consumatori Tonio Borg in occasione di un incontro svolto oggi a Bruxelles. Presenti anche l’ex ministro Vincenzo Scotti e la responsabile dell’ufficio legale Aogoi, Vania Cirese.

“La crescente preoccupazione di porre rimedio agli “errori” in ambito sanitario, di rendere più sicura l'erogazione delle cure e tutelare al massimo il paziente, al contempo offrendo un ambiente sereno ed efficiente all'operatore sanitario, sono divenuti temi sui quali i sistemi giuridici e sanitari nazionali europei hanno fatto convergere sforzi e soluzioni per favorire lo sviluppo migliorativo della qualità e pluralità di offerta di servizi sanitari erogati”, ha spiegato la delegazione Aogoi a Borg ricordando che “la Corte Europea ha ribadito che dall'art. 2 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU) discende l'obbligo degli Stati membri di mettere in atto un quadro regolamentare che imponga agli ospedali sia pubblici che privati l'adozione di misure adeguate per assicurare la protezione della vita dei loro pazienti e sistemi che permettano di accertare le cause dei decessi o di danni gravi ai pazienti”. Così come “la Corte Europea (dec. 4/5/2000 n.45305/99 Powell c/Regno Unito; dec. 21/3/2002 n. 65653/01 Mitecki c/Polonia) ha affermato che ‘non si può escludere che gli atti e le omissioni delle autorità nel campo dei servizi alla salute possano comportare la loro responsabilità ai sensi dell'art. 2 della CEDU’”.

Per questo l’Aogoi propone la costituzione di una task force europea e di un gruppo di lavoro per la realizzazione di una Direttiva Europea che persegua i seguenti obiettivi:

•    una più omogenea disciplina della responsabilità sanitaria negli Stati Membri;
•    l'assicurazione obbligatoria delle strutture sanitarie negli Stati Membri per il risarcimento dei danni ai pazienti derivanti da condotte colpose dei sanitari o da fatto proprio dell'amministrazione (carenze strutturali e/o organizzative);
•    l'obbligatorietà di sistemi di monitoraggio, riduzione, gestione dei rischi e degli eventi avversi negli Stati Membri con la creazione di un'Agenzia Europea e agenzie nazionali e locali negli Stati Membri (sul modello del sistema antiriciclaggio-antimoney laundering);
•    un network  europeo degli Ostetrici-Ginecologi per la costante consultazione con le Istituzioni comunitarie, Parlamento Europeo, Consiglio d'Europa e DG della Commissione Europea d'interesse per gli Ostetrici-Ginecologi;
•    responsabilità delle strutture sanitarie che non introducono sistemi di prevenzione dei rischi ed eventi avversi (v. L.231/2001);
•    responsabilità penale dei medici solo al superamento di una soglia di gravità della condotta.

31 gennaio 2014
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