Puglia. Precario da oltre 36 mesi. I giudici condannano la Asl: “Deve assumerlo”. La sentenza
Per il giudice del lavoro di Trani, superati i 36 mesi di servizio, la Asl ha il dovere di riconoscere la trasformazione del contratto del dirigente medico da tempo determinato a tempo indeterminato. La Asl di Bari dovrà anche risarcire il danno, in misura pari ad “un’indennità onnicomprensiva” di 6 “mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto”, maggiorata degli accessori di legge. LA SENTENZA
24 NOV - Grazie alla sentenza del Tribunale del lavoro di Trani, n. 1528 del 26 ottobre 2015, si aprono nuovi orizzonti per i precari della sanità che da anni lavorano con contratti atipici e a tempo determinato che vanno avanti di proroga in proroga. Il giudice del lavoro ha infatti accolto il ricorso di un dirigente medico precario da oltre 36 mesi e condannato la Asl di Bari a riammettere immediatamente in servizio il ricorrente, risarcendole inoltre il danno in misura pari ad “un’indennità onnicomprensiva” di 6 “mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto”, maggiorata degli accessori di legge (all’incirca 30.000 euro). Per il giudice, infatti, superati i 36 mesi, il rapporto di lavoro tra il medico e la Asl “deve essere considerato a tempo indeterminato ai sensi dell’art. 5, comma 4-bis, del D. Lgs. 368/2001, con decorrenza da agosto 2012”. Dunque, il medico ha il diritto di vedere il suo contratto trasformarsi da tempo determinato a tempo indeterminato.
“Il Tribunale di Trani conferma i principi stabiliti dalla Corte Europea nella sentenza del 26.11.14 in materia di abuso del contratto a termine da parte delle Pa che possono essere “sanzionate”, con il risarcimento dei danni e/o con la condanna alla trasformazione dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato”, spiega
l’avvocato difensore, Graziangela Berloco, in un commento alla sentenza pubblicato sul suo sito internet insieme al dispositivo.
Una sentenza “storica” per il sindacato
Cisal di Bari, che a settembre del 2014 aveva depositato il ricorso del medico della BAT, patrocinato dall’avvocato Graziangela Berloco di Altamura e depositato presso il Tribunale del Lavoro di Trani, in cui si rivendicava l’applicazione della direttiva europea n°70 del 1999, recepita in Italia dal d lgs. 368 /2001. “Come gli insegnanti, anche i medici e tutto il personale della sanità pubblica italiana, se in possesso del requisito dei 36 mesi di servizio svolti con contratti a tempo determinato, hanno diritto alla conversione del rapporto di lavoro da determinato a indeterminato, mettendo dunque fine al precariato che in numerosi casi supera addirittura i 10 anni”, spiega ancora il sindacato nella nota.
Per la Cisal, dunque, “questa sentenza pone termine al precariato nella sanità pubblica, dove operatori sanitari, infermieri e dirigenti medici spesso subiscono un vero e proprio abuso nella reiterazione dei contratti a termine, e visto l’annesso risarcimento del danno rischia di creare un serio problema alle casse regionali: si calcolano in almeno 800 i potenziali lavoratori della sanità pubblica pugliese in possesso dei requisiti per poter fare ricorso e quindi oltre alle stabilizzazioni si prevedono risarcimenti per milioni di euro, a meno che la politica non trovi una soluzione: una potrebbe essere quella di stabilizzare tutti gli aventi diritto evitando dunque contenzioso e conseguente svuotamento delle casse regionali”.
Il sindacato annuncia quindi la riapertura dei ricorsi al giudice del lavoro per dirigenti medici, infermieri, tecnici, amministrativi e ausiliari. Per poter aderire bisogna aver lavorato per almeno 36 mesi alle dipendenze dirette delle Asl.
24 novembre 2015
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