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Violenze nelle scuole. Sellini (Aupi): “Applicare linee guida redatte al Miur”

di L.P.

Genitori che picchiano e minacciano gli insegnanti, insegnanti violenti con gli alunni (fortunatamente pochi), ragazzi che vanno a scuola con il coltello tra i libri. La scuola italiana sta attraversando un periodo di crisi. Per gli psicologi bisogna ripartire dalle linee guida del luglio 2017 elaborate al Miur grazie alla mediazione di Vito De Filippo

22 FEB - A sentire i recenti fatti di cronaca, sembrerebbe proprio che la scuola italiana stia attraversando un periodo di estrema difficoltà. Genitori che picchiano e/o minacciano gli insegnanti, insegnanti sfregiate con il coltello, addirittura (sebbene i casi siano pochi secondo gli psicologi) insegnanti violenti. Probabilmente per un'insegnante ricevuta dal Presidente della Repubblica e sostenuta dalle Istituzioni, ce ne sono mille che vivono esperienze di estrema difficoltà, spesso sottaciute sui mezzi di comunicazione.

Gli psicologi scelgono di dire la loro. Bisogna ripartire da ciò che al Miur fu elaborato l'anno passato: “Esperti di tutti gli ambiti e discipline, docenti ma soprattutto psicologi hanno redatto insieme ai tecnici del Ministero dell’Istruzione e su input del sottosegretario, Vito De Filippo, un documento contenete le linee guida su cui lavorare per iniziare ad affrontare il tema del disagio a scuola. Il gruppo di lavoro è stato istituito nel luglio 2017 e a dicembre ha terminato i lavori. Ora, dopo i recenti fatti di cronaca che testimoniano violenza e abusi a più livelli negli ambienti di studio e formazione, è quanto mai urgente dare seguito alle indicazioni contenute in quel documento e iniziare, da subito, con serie e puntuali iniziative di prevenzione”.  È quanto dichiara il segretario generale del sindacato degli psicologi italiani (Aupi) e presidente della società scientifica, Form – Aupi Mario Sellini, a seguito dei recenti episodi di violenza a scuola.

“Lavorare sulle linee guida redatte al Miur – prosegue Sellini – ci consentirebbe di avere uno strumento formidabile per la rilevazione e l'individuazione dello Stress lavoro-correlato. Si tratta uno strumento immediatamente utilizzabile che consentirebbe di fotografare lo stato di benessere di tutti gli operatori scolastici. Perché non applicarlo? Eppure, la rilevazione dello stress lavoro correlato è legge dello Stato. Perché non dotare la scuola di uno strumento capace di dirci, per ciascun istituto scolastico e per tutto il personale, lo stato dell'arte? Noi psicologi siamo certi che la stragrande maggioranza delle realtà scolastiche siano immuni da rischi collegati allo stress lavoro correlato. Ma quello che noi potremmo definire uno screening servirebbe ad individuare quelle (poche) realtà che dopo uno studio potrebbero presentare problematiche tali da richiedere un intervento, monitorando, nel contempo, tutte le altre. Perché non utilizzare modi di fare prevenzione che hanno dato risultati importanti in altri campi?”

Per Sellini il bollettino di guerra delle violenze nella scuola si allunga ogni giorno di più, senza scatenare misure di prevenzione efficaci.  “Genitori che picchiano e minacciano gli insegnanti - argomenta Sellini -; insegnanti violenti (fortunatamente pochi) con gli alunni; ragazzi che vanno a scuola con il coltello tra i libri”. Sono anni che gli Psicologi lanciano l'allarme. Sempre più la scuola diventa il luogo dove le frustrazioni presenti ed emergenti in strati sempre più ampi di popolazione trovano l'humus ideale nel quale attecchire.

“Personale scolastico (dirigenti, docenti, ota ecc.) sempre più soggetto a pressioni e a richieste che esulano dalla mission istituzionale. Una scuola alla quale viene chiesto di sopperire a tutte le carenze della società. Una scuola alla quale viene chiesto di educare e far crescere in modo armonico i ragazzi anche quando le famiglie e le altre agenzie sociali sono inesistenti o disattente. Come contrastare questa violenza? Qualcuno preferirebbe la repressione, il pugno duro. Qualche altro propone le telecamere in ogni classe. Qualcuno addirittura si sbilancia e, perché no, i metal detector all'ingresso. Ma siamo proprio sicuri che questa sia la strada?”

Gli Psicologi dicono no. Non è questo il modo di fare prevenzione. Con le telecamere ed i metal detector non si costruisce una scuola del benessere. Da qui la proposta di Sellini: “Ripartiamo dalle linee guida predisposte dal gruppo di lavoro e dalle proposte operative in esse contenute, in primis dalla rilevazione dello stress lavoro correlato. Iniziamo a fare una prevenzione finalmente efficace”.

Lorenzo Proia

22 febbraio 2018
© Riproduzione riservata


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