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Violenza contro operatori sanitari. Nursind: “Risarcimento danni sia a carico delle aziende”


"Bene che siano contemplate misure di deterrenza contro le aggressioni fisiche, ma è imprescindibile pensare anche alla tutela post aggressione del lavoratore. La denuncia deve essere fatta d’ufficio da parte del datore di lavoro e, al tempo stesso, le aziende ospedaliere dovrebbero dotarsi di un'apposita polizza assicurativa per risarcire il lavoratore da eventuali danni subiti". Così il segretario generale Bottega a proposito del ddl.

29 GEN - "E' sacrosanto che la Camera acceleri l’iter del provvedimento per contrastare il fenomeno crescente delle aggressioni ai danni degli operatori sanitari ma non vorremo che sull'altare della fretta venissero sacrificati contributi di riflessione importanti". Lo afferma Andrea Bottega, segretario generale del Nursind infermieri, a proposito del disegno di legge sulla sicurezza per gli esercenti delle professioni sanitarie giunto al rush finale delle audizioni davanti alle commissioni riunite Giustizia e Affari sociali della Camera.
 
Il Nursind, che per primo ha acceso i riflettori sul fenomeno attraverso uno studio approfondito, infatti, insiste sulla necessità di apportare delle modifiche al provvedimento "per colmare alcune lacune presenti". "Bene che siano contemplate misure di deterrenza contro le aggressioni fisiche - spiega il segretario - ma è imprescindibile pensare anche alla tutela post aggressione del lavoratore. E di questo al momento non c'è traccia nel ddl".
 
Di qui, la proposta del sindacato: "La denuncia deve essere fatta d’ufficio da parte del datore di lavoro e, al tempo stesso, le aziende ospedaliere dovrebbero dotarsi di un'apposita polizza assicurativa per risarcire il lavoratore da eventuali danni subiti. Chiediamo insomma una diretta e certa compensazione economica che non si limiti al comune iter dell’infortunio sul lavoro".
 
Ma Bottega ribadisce anche la necessità che l'Osservatorio, previsto tra le novità da introdurre, coinvolga i rappresentanti sindacali: "Non si comprende la ratio di questa esclusione dal momento che il fenomeno delle aggressioni è legato al rapporto di lavoro. E' davvero paradossale, oltre che contrario alle raccomandazioni comunitarie, intervenire su una problematica che interessa i lavoratori in assenza di chi istituzionalmente è titolato a rappresentarli".

29 gennaio 2020
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