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Medici e infermieri. Bianco (Fnomceo): “Niente mansionario, confronto tra le professioni”


Giudizio netto sul documento sulla professione infermieristica elaborato da Ministero e Regioni. La relazione al Consiglio nazionale della Fnomceo del presidente dei medici italiani boccia la proposta perché ha alla base una “logica riduttiva e produttivistica”, che mortifica sia gli infermieri che i medici.

11 MAG - Si è tenuto oggi a Roma il Consiglio Nazionale della Fnomceo, convocato in fretta principalmente per discutere della bozza di documento elaborato dal ministero della Salute e dalle Regioni per la “ridefinizione delle competenze e delle responsabilità dell’infermiere”, anche se ha poi affrontato anche le questioni poste dalla regolamentazione delle medicine non convenzionali e la vicenda Enpam, con la presenza di Alberto Oliveti.

Nella sua relazione introduttiva, il presidente Fnomceo Amedeo Bianco ha ricordato come già nel 2010 la Federazione avesse elaborato un documento sul ruolo del medico nelle équipe multiprofessionali, che si concludeva dichiarando la massima “disponibilità ad un confronto costruttivo dentro e fuori le nostre professioni”. Confronto che, nella realtà, non ha fatto grandi passi avanti, con il risultato che la proposta ministero-regioni sembra lasciare scontente tutte le professioni coinvolte.

Secondo Bianco si tratta di una proposta che affronta il problema in una “logica riduttiva e produttivistica”, che mira a “ricondurre  i processi clinico assistenziali  ad una  sequenza di atti e procedure tecnico professionali, nei quali i professionisti vengono assunti quali meri fattori produttivi”.
Il risultato è un “demansionamento di alcune attività e competenze  del medico” che si risolve in un nuovo mansionario dell’infermiere. E infatti, come ha ricordato lo stesso Bianco, anche i rappresentanti della professione infermieristica hanno criticato la proposta, per queste stesse ragioni.
“Nessuna guerra tra professioni”, ha detto Bianco nel suo intervento, ma piuttosto un maggiore confronto che consenta di accogliere i cambiamenti in atto. Un “conflitto ideologico”, ha concluso, “ci vedrebbe tutti perdenti e darebbe forza a chi considera le professioni un problema”.
Il dibattito successivo non ha registrato contrasti.

“Dobbiamo prendere coscienza che il mondo è cambiato – ha detto il presidente dell’Ordine di Roma Roberto Lala – e avere la consapevolezza che il conflitto tra professioni porterà per tutti solo danni”.
“Il cambio di paradigma della medicina – ha sottolineato Maurizio Benato, vicepresidente Fnomceo – impatta con una nuova organizzazione delle cure che non fa perno sul singolo professionista ma su una filiera in cui intervengono diverse professioni sanitarie. In questa complessità occorre definire i ruoli di responsabilità, che non sono semplicemente il risultato dell’acquisizione di competenze, come invece si profila nel documento di ministero e Regioni”.
Sulla stessa linea, il presidente dell’Ordine di Firenze Antonio Panti, che ricorda come “nella Regione Toscana si è introdotto il “see and treat”, ovvero una forma di professionalizzazione delle figure sanitarie realizzata non attraverso corsi universitari ma attraverso il servizio, evitando così di creare specializzazioni ulteriori che ingessano il sistema con troppe rigidità ”.

11 maggio 2012
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