Quotidiano on line
di informazione sanitaria
05 MAGGIO 2024
Lettere al direttore
segui quotidianosanita.it

Gli infermieri di area critica tra ripresa e resilienza: si può andare oltre i numeri?

di Silvia Scelsi

21 FEB - Gentile Direttore,
le scrivo a nome del Comitato Direttivo della Società Scientifica Aniarti (Associazione Nazionale Infermieri di Area Critica) in merito ad una serie di considerazioni sulla pandemia da COVID-19, che in Italia compie due anni. Togliamoci per un attimo la mascherina per soffiare con tutto il fiato sulle candeline, con il desiderio di tornare a quella normalità in cui siamo nati e cresciuti. Ogni contesto, dal lavoro alla scuola, ha subito cambiamenti e ricadute che richiederanno anni per poter essere assorbite in una nuova normalità.

L’adattamento attuato dai servizi sanitari è stato un tema eccessivamente trattato, con un bombardamento quotidiano di grafici e numeri.
Si pensi ai numeri dei posti letto. “Aprire nuovi reparti” ha significato “riallocare” spazi, dispositivi, personale: in pratica, per aprire 30 letti COVID ne sono stati chiusi altrettanti di ortopedia o chirurgia, con inevitabili conseguenze sul sistema salute, come l’allungamento delle liste di attesa chirurgiche, a causa delle chiusure dei blocchi operatori per ricollocare personale.

Questa situazione imprevedibile ha stravolto i normali assetti delle aree critiche, impiegando personale inesperto, con tempi di inserimento minimi e demandando la formazione a percorsi on-work, irrealizzabili in un contesto di massiccio aumento dei ricoveri di pazienti critici. Non dimentichiamo il lavoro degli infermieri delle terapie intensive, nel fornire supporto ai colleghi provenienti da altre aree o ai neoassunti per garantire gli standard di sicurezza richiesti. Incremento dei carichi di lavoro, complessità dei pazienti e diluizione delle competenze hanno rappresentato un elemento di criticità su cui è necessario riflettere.

Il D.L. 34/2020 ha previsto un rafforzamento strutturale della rete ospedaliera del SSN per fronteggiare emergenze come quella in corso, con un aumento di 3.500 letti intensive e 4.225 semi-intensivi. Questa pianificazione del Ministero della Salute porta i 5.179 posti letto intensivi pre-emergenza a 8.679, oltre a 2.112 letti semi-intensivi (predisposti al trattamento intensivo) e 300 in strutture da allestire al bisogno, per un totale teorico di 11.091 (+115% rispetto al 2019).

Eppure dopo due anni di “convivenza” con il COVID-19 dovremmo aver imparato che non è solo una questione di letti e ventilatori [1]. È difficile creare e allestire posti letto ma è ancora più arduo moltiplicare infermieri con le competenze necessarie per assistere le persone che occuperanno quei letti.
 
Quanti infermieri, e con quali competenze, servirebbero per questi spazi raddoppiati e triplicati?
Facendo due conti banali circa 70.900 infermieri specialisti in area critica.

Lavorare in un’area COVID-19 oltre le 4 ore consecutive, oltre a generare un intenso discomfort, può aumentare il rischio di eventi avversi [2].
Molti infermieri sono vittime di ansia, stress e disturbo da stress post-traumatico, per quello che hanno affrontato e che devono elaborare adeguatamente [3]; questo aspetto incide pesantemente sull’intenzione di lasciare la professione. Studi precedenti alla pandemia riportano percentuali di turnover nelle aree critiche del Regno Unito tra il 5 e il 27%, e tra il 15,1 e il 44,3% negli Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda. Le analisi economiche parlano di Great Resignation ed espongono numeri allarmanti: negli Stati Uniti 1 infermiere su 5 ha abbandonato la professione e il 30% di quelli rimasti sta valutando questa possibilità. Una carenza di oltre un milione di infermieri, destinata a salire [4].

In Italia la carenza di infermieri, paragonata alle medie europee, è tra 237.000 e 350.000 unità [5]. L’incremento dei posti nei corsi di laurea non è la soluzione, e comunque non immediata. L’immissione in aree ad elevata complessità di professionisti al primo impiego non è paragonabile a operatori già esperti che, in un contesto faticoso e complesso e che non valorizza le competenze, preferiscono cambiare setting lavorativo e addirittura abbandonare la professione.

Numerosi studi hanno studiato le cause dell’abbandono del lavoro da parte degli infermieri di area critica [6]; tra tutte, l’aumento del carico di lavoro, lo staffing inadeguato ed esperienze stressanti e traumatiche, aspetti ancora più rilevanti durante la pandemia [7]. L’abbandono del lavoro da parte degli infermieri specializzati si ripercuote su costi, qualità e sicurezza delle cure.

È necessario preservare e valorizzare competenze e potenzialità degli infermieri all’interno delle organizzazioni: il riconoscimento dell’infermiere specialista, previsto dalla Legge 43/2006, e gli incarichi di funzione del CCNL 2016-18 sono rimasti parole.

Capacità di adattamento e spirito di sacrificio non possono più essere usati come giustificazione: non è più possibile fare riferimento alla retorica degli eroi con i segni delle mascherine, né aspergere qualsiasi problema difficile da risolvere con il concetto di “resilienza”.
Gli infermieri sono l’espressione della presa in carico delle persone, dei colleghi, e di qualsiasi carenza si possa verificare all’interno dei sistemi.
Ma chi realmente, oggi, si fa carico degli infermieri?

Dott.ssa Silvia Scelsi
Presidente Aniarti (Associazione Nazionale Infermieri di Area Critica – www.aniarti.it
)
 

RIFERIMENTI
[1] Imbriaco G, Scelsi S. Itisnot just aboutequipment and beds: Critical care nursing meeting the challenge of the second COVID-19 wave in Italy. NursCrit Care. 2021;26(4):300-302. doi:10.1111/nicc.12580
[2] Bambi S, Iozzo P, Lucchini A. New Issues in Nursing Management During the COVID-19 Pandemic in Italy. Am J Crit Care. 2020;29(4):e92-e93. doi:10.4037/ajcc2020937
[3] Yunitri N, Chu H, Kang XL, et al. Global prevalence and associated risk factors of posttraumatic stress disorder during COVID-19 pandemic: A meta-analysis. Int J NursStud. 2022;126:104136. doi:10.1016/j.ijnurstu.2021.104136
[4] https://www.healthcarefinancenews.com/news/healthcare-second-largest-sector-hit-great-resignation
[5] Quotidiano Sanità, 19 gennaio 2022 https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?approfondimento_id=16734
[6] Assaye AM, Wiechula R, Schultz TJ, Feo R. Impact of nurse staffing on patient and nurse workforceoutcomes in acute care settings in low- and middle-income countries: a systematic review. JBI Evid Synth. 2021;19(4):751-793. doi:10.11124/JBISRIR-D-19-00426
[7] Raso R, Fitzpatrick JJ, Masick K. Nurses' Intent to Leavetheir Position and the ProfessionDuring the COVID-19 Pandemic. J NursAdm. 2021;51(10):488-494. doi:10.1097/NNA.0000000000001052


21 febbraio 2022
© Riproduzione riservata

Altri articoli in Lettere al direttore

lettere al direttore
ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWS LETTER
Ogni giorno sulla tua mail tutte le notizie di Quotidiano Sanità.

gli speciali
Quotidianosanità.it
Quotidiano online
d'informazione sanitaria.
QS Edizioni srl
P.I. 12298601001

Sede legale:
Via Giacomo Peroni, 400
00131 - Roma

Sede operativa:
Via della Stelletta, 23
00186 - Roma
Direttore responsabile
Luciano Fassari

Direttore editoriale
Francesco Maria Avitto

Tel. (+39) 06.89.27.28.41

info@qsedizioni.it

redazione@qsedizioni.it

Coordinamento Pubblicità
commerciale@qsedizioni.it
    Joint Venture
  • SICS srl
  • Edizioni
    Health Communication
    srl
Copyright 2013 © QS Edizioni srl. Tutti i diritti sono riservati
- P.I. 12298601001
- iscrizione al ROC n. 23387
- iscrizione Tribunale di Roma n. 115/3013 del 22/05/2013

Riproduzione riservata.
Policy privacy