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Violenza giovanile. Non è solo questione di bullismo e baby gang

di Stefano Lucesoli

07 MAR - Gentile Direttore,
sembra un bollettino di guerra il ripetersi di episodi di violenza che vedono protagonisti minori adolescenti, può trattarsi di atti di bullismo (fisici o mediatici), come delle gesta efferate di baby gang nei confronti di soggetti deboli o contro soggetti istituzionali, oppure delle risse esplosive della movida favorite dall’assunzione di alcool ed altre sostanze psicoattive.
 
Le condizioni di vita connesse alla pandemia vengono indicate da molte parti come aventi un ruolo importante nella impennata quantitativa del fenomeno: la restrizione dei contatti in presenza, il venir meno delle “normali” interazioni relazionali giocate nel contesto scolastico.
 
Parallelamente viene sottolineato come il tempo di vita di bambini ed adolescenti e le modalità di comunicazione ed interazione sociale, in questo contesto siano stati maggiormente monopolizzati da social media e da internet.
 
Questi ultimi, in quanto sistemi di rappresentazione plasmabili e manipolabili, consentono derive nel senso della semplificazione ed astrazione dell’immagine di sé e del mondo, lasciando spazio a modalità immature e primitive di relazione caratterizzate dalla prevalenza degli estremi di idealizzazione e demonizzazione dell’altro, un altro dipinto comunicato ed immaginato virtualmente in un mondo che finisce col distaccarsi dalla complessità del reale e dell’umano.
 
Ma con l’emergenza pandemica e col dilatarsi del monopolio del virtuale nella vita dei più piccoli, di pari passo sembra si sia aggravato il fenomeno della contrazione di spazio, tempo e qualità affettiva nel rapporto e confronto con gli adulti, con gli educatori con i genitori.
 
Parafrasando il celebre aforisma alcuni hanno osservato che “è il sonno degli educatori a generare i baby mostri nella società”. Ma se in occasione della pandemia gli adulti possono essere andati in coma, rispetto al rapporto educativo con i ragazzi, c’è a dire che nei contesti familiari ed istituzionali (come la scuola) la sonnolenza e lo stato di sedazione narcisistica sono in crescita da parecchio tempo.
 
Molti esperti puntano il dito su un’emergenza educativa montante correlata alla fuga dai vissuti coinvolgenti e frustranti connessi alla relazione educativa con i figli da parte di genitori proni culturalmente ed umanamente a modelli di autorealizzazione (o di sopravvivenza) dipendenti dal consenso sociale ed aventi impronta narcisistica ed edonistica con alla base valori materiali, funzionalistici od individualistici.
 
Sembrano essere in primis gli adulti ad avere difficoltà nel tollerare le frustrazioni in ambito relazionale e questo sembra testimoniato dal parallelo crescere della precarietà affettiva delle famiglie e della instabilità dei rapporti di coppia.
 
Trova qui un motore importante il dilagare negli ultimi anni del disagio psichico in età infantile e adolescenziale, epoche della vita nelle quali la stabilità del contesto affettivo di crescita è indispensabile per la salute psichica attuale e futura.
 
Se - azzardando una metafora geologica – la dinamica di questi fenomeni può generare il terremoto della montante violenza giovanile, ebbene c’è anche una onda di tsunami, in arrivo, che non pare essere rilevata nella sua entità dai decisori della politica sanitaria di questo paese.
 
Un allarme lo ha lanciato la SINPIA Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza a conclusione del 29° congresso Nazionale della Società tenutosi tra il 3 e il 6 novembre scorso. Come ha sottolineato la presidente Antonella Costantino è negli ultimi dieci anni che, a livello nazionale, si è assistito al raddoppio degli utenti nei servizi di neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza, perdurando al contempo la fissità delle risorse di personale preposto a fornire una risposta che drammaticamente si rivela via via sempre più insufficiente a fronteggiare i fabbisogni.
 
Secondo i dati SINPIA, già in epoca pre-pandemica si rilevava su scala nazionale un disturbo neuropsichiatrico in 200 su 1000 bambini/adolescenti; e di questi in media solo 60 riuscivano ad accedere ad un servizio territoriale e solo 30 a ricevere appropriate risposte terapeutico riabilitative
Perdura la mancanza di un sistema informativo nazionale per la salute mentale dei minori e peraltro è difficile analizzare in dettaglio i dati delle attività sul territorio; ma resta eloquente il dato dei ricoveri in crescita: tra il 2017 e il 2018 i ricoveri per disturbi neurologici tra 0 e 17 anni sono aumentati dell'11% e quelli per disturbi psichiatrici sono aumentati del 22%.
 
Nei primi nove mesi del 2021 il numero di ricoveri per disturbi psichiatrici di bambini ed adolescenti negli ospedali italiani ha superato il totale del 2019.
Discontrollo degli impulsi, autolesività, disturbi del comportamento alimentare sono tra le principali diagnosi in maggiore aumento nel 2021.
 
In proposito è chiara la richiesta che la presidente SINPIA ha inviato al Governo, di potenziare i servizi territoriali di neuropsichiatria infantile garantendo almeno una unità complessa ogni 150.000 – 250.00 abitanti prevedendo necessariamente la presenza di una équipe multidisciplinare specificamente dedicata; non solo è carente la disponibilità di posti ospedalieri, ma soprattutto risultano gravemente disarticolati e carenti su scala nazionale servizi che sul territorio intercettino e trattino adeguatamente la sofferenza psichica di minori e famiglie.
 
Sarebbe un investimento produttivo in termini di prevenzione e qualità della vita l’inclusione di interventi strutturali per la salute mentale in infanzia adolescenza nel PNRR; tuttavia finora è stato concesso un bonus psicologo corrispondente a circa dieci sedute di psicoterapia in generale per il disagio mentale legato il Covid, e grazie alla pressione di raccolte di firme da parte di settori della società civile.
 
Le risposte da parte istituzionale anche nella regione Marche appare configurata a “macchia di leopardo“, dove non è ancora leggibile una strategia integrata di prevenzione e cura proporzionata ai connotati del fenomeno del disagio psichico in infanzia e adolescenza.
 
Gli interventi di allargamento della disponibilità di posti letto dedicati per disturbo psichico nell’adolescenza (come ad esempio si è ottenuto faticosamente presso Ospedali Riuniti d Ancona), - al di là della questione se siano sufficienti a coprire le necessità effettive - restano di difficile utilizzo ai fini di un percorso terapeutico efficace se una rete di presidi sul territorio non viene sostanziata in termini di risorse di personale e di strutturazione di équipe integrata in grado qualitativamente e quantitativamente, di dare risposta al fabbisogno nelle sue reali dimensioni.
 
Stefano Lucesoli
Responsabile Regionale Marche ‘Problematiche psichiatriche e disagio giovanile’ Sindacato Medici Italiani (SMI)


07 marzo 2022
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