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Non sono d’accordo con la visione di Anelli

di Ornella Mancin

27 LUG -

Gentile Direttore,
ho trovato piuttosto autocelebrativo il discorso che il presidente  Anelli ha rivolto ai presidenti di tutti gli Ordini (Qs 25 luglio) con il quale  ha elencato  i “successi” ottenuti dalla FNOMCEO durante il suo mandato.

Date le circostanze in cui si trova la nostra professione toccherebbe a noi medici dire se i successi vantati dal presidente Anelli siano veramente tali, soprattutto in relazione agli impegni che si era assunto  fin dalla sua prima nomina.

E’ difficile in un momento di forte sofferenza di tutta la professione essere d’accordo con Anelli quando afferma senza imbarazzo che “la  Professione è tornata ad essere considerata strategica nella nostra società ed il tema della salute centrale nell’agenda di Governo”.

La professione medica vive una crisi epocale annunciata dallo stesso Anelli all’inizio del suo mandato quando ha posto la “questione medica” al centro del suo operato e ha convocato gli Stati Generali perché “serve un cambio di passo”, necessario, diceva allora, per recuperare autorevolezza, per porre fine al declino della nostra professione, per restare medici “portatori di una dimensione umanistica oltre che tecno-scientifica a tutela in primis del paziente”.

Nonostante la pressione della pandemia e un governo “amico“ la questione medica resta lì irrisolta; del resto ci è stato spiegato tante volte che la crisi  in cui siamo caduti è una crisi strutturale  che non si risolve senza una strategia di cambiamento, senza una rivisitazione normativa, senza una nuova idea di medico e medicina e neanche sfilando con il camice bianco alla parata del due giugno.

Non vorrei essere fraintesa. La parata del 2 giugno è  senza dubbio stato un grosso riconoscimento alle professioni sanitarie  e alla professione medica in particolare (ma già lo erano stati gli applausi dai balconi….anche se poi abbiamo visto come è finita!), ma se Anelli  pensa che “i ringraziamenti gridati a squarciagola, le incitazioni, il mettersi in piedi per senso di rispetto e gratitudine  delle persone assiepate ai margini del percorso“ siano sufficienti a garantire il riconoscimento del nostro ruolo   agli occhi della gente e agli occhi della politica, temo che stia prendendo un grosso  abbaglio.

Non c’è dubbio che la Fnomceo possa vantare dei risultati: la lotta alla violenza contro i medici che ha portato una legge in tal senso; il lavoro compiuto per risolvere anche solo in parte la questione dell’imbuto formativo; la fermezza a favore dell’utilizzo dei vaccini contro il Covid e per assicurare l’obbligo vaccinale …

Purtroppo di fronte alla crisi che la professione sta vivendo tutto questo pur apprezzabile  da solo non basta anzi  appare risibile e marginale.

La sanità e i medici in particolare stanno vivendo situazioni al limite della tollerabilità  tanto che è sotto gli occhi di tutti il continuo abbandono della professione.

La Cimo proprio in questi giorni dalle pagine di questo giornale e dopo la morte per infarto del primario di Manduria ha dichiarato di  ricevere “ormai quotidianamente denunce di medici che sono costretti a lavorare per più di 48 ore a settimana, senza rispettare le 11 ore di riposo tra un turno e l’altro, violando la normativa europea sull’orario di lavoro (Qs 26 giugno).

I medici di famiglia  sempre in minor numero sono costretti a farsi carico dei cittadini rimasti senza medico senza che venga meno il carico burocratico ormai insopportabile, gravati da sempre maggiori incarichi (vedi la chiusura delle USCA) , mentre va di scena l’approvazione del DM77 che di fatto sancisce la scomparsa del medico di medicina generale. Il tutto mentre in Lombardia la presidente Moratti sperimenta la loro sostituzione con gli infermieri (Qs 8 giugno) proprio per supplire e affrontare la carenza di medici.

I giovani specializzandi che tengono in piedi parte della sanità pubblica subiscono vessazioni e mobbing  e solo ora timidamente trovando supporto da qualche associazione, stanno trovando il coraggio di  denunciare gli abusi.

Le liste di attesa negli ospedali si allungano sempre di più e  appare sempre più evidente che è in atto uno smantellamento della sanità pubblica  a favore del privato (Qs 26 luglio, Annuario 2020: il settore pubblico nel 2020 annovera il 41,2% delle strutture totali contro il 46,4% di 10 anni prima)

Di fronte  a tutto questo  trovo un po' difficile soprattutto dopo il PNRR pensare come Anelli che “la salute finalmente è stata riconosciuta davanti al Popolo Italiano strategica come la difesa, la sicurezza”.

La sensazione che abbiamo noi medici che lavoriamo nei territori  e i  colleghi che ogni giorno si affannano in ospedale è che la politica non ascolti assolutamente il nostro grido, che siamo poco più che pedine chiamate a coprire i buchi (in ospedale a fare turni spropositati e nel territorio a gestire orde di pazienti rimasti senza medico) senza alcuna voce in capitolo.

Nonostante da più parti  si alzino voci di richiesta di aiuto abbiamo la chiara percezione che nessuno ci ascolti e questo sta portando a uno scoramento tale che  molti scappano, chi in  pensione chi nel privato chi all’estero e chi in cerca di un’altra attività.

Se davvero la politica si sta dimostrando amica della classe medica perché il presidente Anelli non si sta preoccupando di far giungere queste voci in modo da dare risposte concrete e tangibili?

Forse il presidente Anelli  sta vedendo un altro film non certo la realtà che noi tocchiamo con mano ogni giorno.

Ornella Mancin



27 luglio 2022
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