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Formazione in sanità: a fare la differenza è la simulazione?

di Marina Vanzetta

10 MAR -

Gentile Direttore,
la formazione in simulazione, all’interno dei processi formativi, rappresenta una metodologia che si pone l’obiettivo primario di migliorare la qualità e, soprattutto, l’efficacia dell’attività clinico assistenziale. Questa, attraverso lo sviluppo delle competenze professionali, cerca di garantire l’eccellenza delle cure e dell’assistenza elementi fondanti della Clinical Governace.

Un metodo educativo, dunque, basato sulla tecnologia, eseguito attraverso un simulatore di paziente interattivo in grado di riprodurre condizioni cliniche realistiche che offre agli studenti l'opportunità di applicare le loro conoscenze teoriche in un ambiente sicuro che riproduce fedelmente la realtà clinica.

L'integrazione di simulazioni ad alta fedeltà nei programmi educativi tradizionali consente ai formatori di soddisfare i bisogni educativi degli studenti, favorendo il miglioramento delle loro capacità tecniche, il rendimento scolastico, l’assimilazione di comportamenti adeguati, la gestione delle emozioni, il rinforzo del pensiero critico e la gestione efficace di eventuali imprevisti in ambiente sicuro come evidenziato in un recente studio.

Peraltro, la letteratura a sostegno degli aspetti positivi della simulazione in campo sanitario è in continua crescita, come sostiene Loreto Lancia, Professore ordinario del Dipartimento di Medicina Clinica, Sanità Pubblica, Scienze della Vita e dell’Ambiente, dell’Università dell’Aquila, nell’intervista rilasciata lo scorso 3 marzo a “L’Infermiere Online”. Non solo, Lancia ribadisce anche che all’estero sono numerose le istituzioni che già richiedono la documentazione dell’addestramento simulato e che la simulazione nel campo infermieristico è già diventata parte del curriculum formativo.

Tuttavia, nel nostro Paese la sua disponibilità per tutto il personale sanitario rimane ancora frammentaria e dipendente dalla sensibilità e dalla lungimiranza delle diverse istituzioni formative. I progressi nella simulazione per la formazione del personale sanitario continuano ad aumentare ma i livelli e le velocità sono diverse all'interno delle nostre organizzazioni. Un progredire che però non si può definire rapido e le ragioni vanno ricondotte alla complessità organizzativa della simulazione, ai costi della stessa oltre che alla necessità di formare i formatori.

Cosa serve, allora, per un cambio di passo significativo?

Secondo Lancia, modelli organizzativi replicabili ma anche dati sistematici per dare evidenza dell’efficacia. Ma è bene sottolineare che la letteratura sollecita anche nuovi studi sulle ricadute in termini di apprendimento di queste metodologie soprattutto per le professioni sanitarie le cui competenze non sono solo tecniche. Le competenze comunicative, empatiche, relazionali, educative non sono standardizzabili e si agiscono in ambito interpersonale. La simulazione integra e facilita sì lo sviluppo delle capacità tecniche, ma non sostituisce e non può farlo, la relazione con la persona assistita: relazione che per noi è tempo di cura.

Marina Vanzetta

L’Infermiere Online



10 marzo 2023
© Riproduzione riservata

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