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Ribadiamo che la regia della salute mentale deve essere in capo al DSM

di Federico Durbano

22 GIU -

Gentile Direttore,
in riferimento al recente intervento di Angelozzi, che mi chiama in causa, ritengo opportuno intervenire per chiarire ulteriormente il mio (ma non solo mio) pensiero. Angelozzi ha ragione. Come sempre. Ma con dei distinguo.
Bisogna infatti ricordare che esiste una corrente riformatrice dei DSM, rappresentata dal Coordinamento Nazionale dei Direttori dei Dipartimenti di Salute Mentale, che anche recentemente ha già messo a segno alcune importanti iniziative (ad esempio la "lettera dei 91" dello scorso anno e altre iniziative come quella svolatasi a Roma il 18 maggio scorso che ha visto la partecipazione non solo della maggior parte dei Direttori dei DSM italiani ma anche (e importante) di numerosi rappresentanti del mondo politico.

In tale sede sono state discusse diverse tematiche, tra cui proprio la necessità di riorganizzare in modo più moderno i servizi del DSM per fare fronte alle mutate necessità di una mutata società in cui ci troviamo ad operare. E tutti noi (faccio peraltro parte del Board del Coordinamento) siamo più che consapevoli, e lo abbiamo sottolineato nei nostri diversi interventi, che i DSM non devono essere medicocentrici, non sono solo biologisti ma devono riaffermare il modello bio-psico-sociale, e soprattutto che hanno bisogno dell'adeguato numero di professionisti dei diversi profili non solo medici.

Ricordo che il modello del case-management per la presa in carico dei pazienti gravosi e cronici non prevede che tale funzione sia svolta dal medico. Certo andrebbe rispolverato questo modello, che abbiamo introdotto noi nel territorio e che non abbiamo adeguatamente implementato ma ci è stato copiato dalla nuova riforma della medicina territoriale.

Abbiamo anche messo in luce il limite emerso dalla analisi delle tabelle proposte da Agenas sulle risorse di personale, che sono fortemente sbilanciate verso la figura del medico a discapito, ad esempio, di quella dello psicologo (ma non dimentichiamo TeRP e Assistenti Sociali). Le tabelle proposte fanno infatti riferimento ad un DPR che era stato promulgato per favorire il superamento dell'Ospedale Psichiatrico, ed in tal senso è un modello organizzativo finalizzato a gestire i pazienti psicotici, come Angelozzi correttamente segnala.

Altrettanto correttamente però la società e i suoi bisogni sono cambiati e bisogna trovare nuove strade per gestire il bisogno di salute mentale, ricordando che è anche vero quello che sostengono Bravi e Rocca rispetto alle linee guida del trattamento dei disturbi emotivi comuni. Ma la cui soluzione non può essere la fuga centrifuga degli psicologi dal DSM. Nè tanto meno altre soluzioni che favoriscano la frammentazione e dispersione delle risorse dedicate alla gestione della salute mentale.

Ribadiamo quindi che la regia della salute mentale debba essere in capo al DSM (D per quelli "fortunati" che hanno anche le Dipendenze), e non dispersa in rivoli che si sovrappongono e si fanno una "guerra tra poveri" che alla fine determina solo confusione e disservizio.

Nessuno parla di incorporazione, in quanto le funzioni psicologiche sono già parte costituente del DSM e quindi semmai si dovrebbe pensare ad un miglioramento dell'offerta psicologica e della sua integrazione con la realtà esistente del territorio che sia legata non solo all'aumento auspicato di risorse ma anche ad una completa riorganizzazione con regia unica dell'offerta psicologica stessa nella mission del DSM. Questo anche per evitare la separazione degli erogatori (questa sì da evitare a tutti i costi in quanto foriera anche di lotte di potere che alimenterebbero i piccoli giardini narcisistici ma poco porterebbero di utile ai cittadini).

Infine, la preoccupazione che i DSM siano governati solo da medici è sconfessata dalle normative, che già oggi prevedono che alla direzione possano accedere tutti i profili dirigenziali con la caratura adeguata e la formazione adeguata. In diverse realtà nazionali sono direttori di DSM psicologi, neuropsichiatri infantili, medici delle dipendenze, non solo psichiatri.

Ma bisogna anche avere quella fiducia minima alla base della vita di una organizzazione che il Direttore del DSM non sia solo il rappresentante del ruolo professionale da cui proviene, ma che sia il rappresentante del Dipartimento in tutte le sue articolazioni e profili professionali (il che non è sempre così facile). Quindi la partita è aperta per tutti gli aventi diritto. Chiaro che se ai concorsi si presentano solo i medici è difficile incaricare chi non si è presentato. Ma altrettanto chiaro è che chi non si presenta non può poi lamentarsi.

Infine, è anche vero che è stato istituito un Tavolo Tecnico al Ministero della Salute che a parere mio però non potrà (per la tipologia della sua costituzione) fare altro che dare "indirizzi", il che significa che potrebbe non succedere nulla.

A meno che, come detto in altri precedenti interventi, non si allarghi ad altri Ministeri e non coinvolga la componente legislativa (Parlamento) che possa essere portatore di istanze di rinnovamento adeguate e coerenti con la mission della nostra professione e che venga dato attento ascolto ai diversi stakeholders del sistema salute mentale, di cui i DSM sono l'elemento centrale.

Dott. Federico Durbano

Direttore S.C. Psichiatria Martesana UOP 34
Direttore Dipartimento Salute Mentale e Dipendenze
Azienda Socio-Sanitaria Territoriale Melegnano e della Martesana



22 giugno 2023
© Riproduzione riservata

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