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Ministro Schillaci, vada avanti con la dipendenza per i medici convenzionati

di Nicola Preiti

27 GIU - Gentile direttore,
mettiamola così, piuttosto netta, gentile Ministro Schillaci. Oggi resiste ancora un antistorico rapporto di convenzione con i Medici di Medicina Generale e una formazione separata, solo per mantenere l’Enpam. Anzi, meglio, solo per mantenere i privilegi della piccola ma potente lobby correlata, quella che sta portando all’estinzione la categoria. Non serve ai medici, non serve ai cittadini.

Fa bene quindi a pensare alla formazione Universitaria e alla dipendenza per i medici convenzionati, ma bisogna farlo subito. Da questo dipende in buona parte il Pnrr e il salvataggio di una figura professionale nobile. Non possiamo sprecare questa irripetibile occasione.

E si, perché questo rapporto di lavoro, da un lato impedisce di realizzare la nuova assistenza territoriale definita dal DM 77 del giugno 2022, sulla base del PNRR del luglio 2021.

Quanto previsto dal DM 77 è ben strutturato, indica un modello chiaro di un nuovo assetto della assistenza territoriale. Rappresenta una straordinaria implementazione e modernizzazione di tutto il SSN. Ed è dignitosamente finanziato con i fondi del PNRR. Ha quindi tutte le premesse per un buon risultato.

Si prospetta una sanità che va dal cittadino in base ai suoi bisogni, e non viceversa, dove girano le informazioni non le persone. Dove la presa in carico è reale, in quanto è del sistema e non del singolo professionista. Dove il cittadino trova adeguata risposta ai suoi bisogni di salute già nel territorio, senza dover necessariamente ricorrere sempre al Pronto Soccorso, come succede ora con il conseguente intasamento ed inagibilità del servizio.

D’altro canto il rapporto di convenzione, nonostante i gattopardeschi cambiamenti di questi anni, sta decisamente danneggiando una categoria (lobby esclusa) facendole mancare l’aria. Il tutto si è visto bene durante la pandemia.

La figura, l’identità e il ruolo professionale si sono deteriorati. Ii medici nella stragrande maggioranza lavorano oltre le loro forze, privi delle garanzie della dipendenza, in particolare le donne, mortificati da una burocrazia anonima e vincolante, prigionieri del meccanismo scelta-revoca che ne limita l’appropriatezza prescrittiva e la dignità professionale.

Infatti l’attrattività per questa professione si è smarrita: e chi vuole, Sig. Ministro, che accetti oggi, con la carenza di medici, di iniziare la professione facendo il sostituto o peggio la guardia medica, cioè ii guardiano di notte del sistema, senza mezzi, senza ruolo e senza dignità, pur avendo lo stesso titolo del medico di assistenza primaria? (anche questa una volgare discriminazione tra medici). Insomma, i privilegi per pochi sono pagati a caro prezzo da tutti.

Chiarisca quindi Sig. Ministro, la linea politica del Governo: quello che lei annuncia è l’opposto di quanto proposto dal DDL Cantù (Commento Qui), che nega la dipendenza, e smantella definitivamente l’organizzazione prevista dal DM 77 e dal PNRR sulle cure territoriali, con gravissimo nocumento per tutto il SSN.

E vada avanti con coraggio con una riforma complessiva delle cure territoriali coerente con il PNRR: formazione universitaria e dipendenza per tutti i medici convenzionati, da fare subito e per tutti, non solo volontaria e per i nuovi medici.

E’ una esigenza del SSN, glielo chiedono le Regioni, i medici e i cittadini. E tutto pronto, a Lei spetta l’ultimo coraggioso passo, intervenire nell’assetto della medicina generale.

Per farlo, e spianare la strada alla concreta realizzazione dei nuovi standard di assistenza territoriale del PNRR, tre misure in sintesi:
1) Rapporto di dipendenza dei medici di famiglia e di tutti i convenzionati. (pediatri e specialisti ambulatoriali). E Superamento della figura del medico di continuità assistenziale facendolo diventare a tutti gli effetti quello che è, un MMG. Sommandoli avremmo un medico ogni 980 cittadini circa. Le risorse consentirebbero di mantenere gli ambulatori attuali e lavorare tutti anche nei Distretti dando sostanza al nuovo assetto delle cure territoriali.

2) Ruolo Unico per tutti i medici del territorio: Medico Territoriale o Distrettuale (analogo al medico ospedaliero). Ogni categoria professionale mantiene la sua specificità e la sua autonomia, ma rientra in una organizzazione unitaria distrettuale.

3) Far coincidere l’ambito di scelta del cittadino con l’ambito della attività territoriale del medico: avremmo integrazione vera tra servizi e doppia fiducia, del cittadino e del territorio.

Insomma, i medici convenzionati non hanno più senso al di fuori dei servizi distrettuali, e i servizi territoriali, senza questi medici non possono funzionare. Sarebbe come se una squadra di calcio avesse un allenatore per la difesa e un altro per il resto della squadra, con diversi schemi, diversa modalità di gioco, diversi ingaggi. Perderà sempre.

Bisogna solo decidere di realizzare effettivamente i nuovi standard di assistenza territoriale del PNRR dando anche futuro e prestigio alla categoria dei medici oggi convenzionati. Cioè, quello che serve al SSN.

Nicola Preiti
Medico, Coordinatore Provinciale Italia Viva - Perugia

27 giugno 2023
© Riproduzione riservata

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