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Sulla salute mentale un mosaico scomposto di servizi

di Andrea Angelozzi

30 GIU -

Gentile Direttore,
in una Lettera del 28 giugno su Quotidiano Sanità Armando Toscano e Cesare De Virgilio propongono un nuovo modello di psicologia sul territorio, che non sia ristretto solo alla psicoterapia e si occupi invece di un ambito più vasto. In particolare sottolineano la importanza di costruire e gestire reti sociali ove trovino posto le relazioni tra sociale e sanitario, sanità ospedaliera e territoriale, ente pubblico e terzo settore, volontari e professionisti, azioni di advocacy e servizi professionali, ritenendo che questo lavoro di tessitura della complessità e della continuità sia un compito specifico della psicologia di comunità e della medicina delle cure primarie. Ritengono che per fare questo sia necessario il “supporto della medicina territoriale, del servizio sociale di comunità, e di tutti quegli altri professionisti che stanno imparando a lavorare in ottica circolare, come il farmacista territoriale, l’infermiere di famiglia e l’educatore di comunità”. Nessun accenno alla esistenza dei Dipartimenti di Salute Mentale.

In un articolo sempre del 28 giugno Quotidiano sanità riporta l’invito di Ivan Iacob, presidente dell’Aupi, ad attivare in modo improcrastinabile le Strutture di coordinamento delle attività psicologiche, previste dalla legge n. 176 del 2020, allo scopo di dare la possibilità di "governare lo sviluppo della psicologia e di dialogare con le Aziende sanitarie”.

Penso sia opportuno ricordare di che cosa si tratta.

L’art. 20 bis della L. 18 dicembre 2020 n° 176, passato ampiamente inosservato nella sua approvazione in fase pandemica, afferma che: “al fine di garantire la salute e il benessere psicologico individuale e collettivo nell'eccezionale situazione causata dall'epidemia da COVID-19 e di assicurare le prestazioni psicologiche, anche domiciliari, ai cittadini e agli operatori sanitari, di ottimizzare e razionalizzare le risorse professionali degli psicologi dipendenti e convenzionati nonché di garantire le attività previste dai livelli essenziali di assistenza (LEA) [….] le aziende sanitarie e gli altri enti del Servizio sanitario nazionale possono organizzare l'attività degli psicologi in un'unica funzione aziendale.”

Questa funzione psicologica aziendale è stata poi normata in alcune Linee di Indirizzo, riportate accuratamente a ottobre 2022 da Quotidiano Sanità, indicando che le spetta di fatto il coordinamento tecnico-professionale, la programmazione e verifica degli interventi degli psicologi in azienda oltre alla organizzazione e gestione dell’integrazione funzionale e professionale degli psicologi con altre UU.OO. aziendali.

Le spettano anche funzioni di monitoraggio delle loro attività, miglioramento della qualità dei processi e la predisposizione di un piano annuale di formazione in ottemperanza a quanto previsto dalla normativa nazionale dell’E.C.M. Quanto al rapporto fra la Funzione aziendale di Psicologia e gli altri servizi, sanitari e non, questo verrà attuato tramite la definizione di "protocolli di collaborazione". Spetta quindi alla Funzione aziendale di Psicologia indicare quindi le funzioni, le prestazioni e il tempo che lo Psicologo deve dedicare al team multiprofessionale; come anche descrivere l’attività di cui lo Psicologo è responsabile all’interno del team multiprofessionale; le procedure riguardanti la tipologia e la modalità della presa in carico psicologica e di rilevazione dati; le indicazioni sulle procedure per garantire la continuità̀ assistenziale; la raccolta dei dati di attività̀ nel sistema informativo aziendale.

Più che una funzione ed un ruolo di coordinamento, direi che viene disegnata una struttura con un ruolo molto autonomo di indirizzo.

In questo documento di 91 pagine approvato dalla Conferenza dello Stato e delle Regioni, il DSM è citato solo in una tabella, ove vengono descritte le attività prevalenti in quell’area. Di fatto, per gli psicologi attualmente presenti nei Dipartimenti di Salute Mentale si prospetta la possibilità che non facciano più riferimento al DSM, bensì alla Funzione aziendale, per la definizione degli ambiti operativi, delle modalità di intervento, della integrazione pluriprofessionale o la formazione.

Credo che ancora una volta si riproponga la necessità di un chiarimento sul progetto complessivo di salute mentale che si ha in mente, che difficilmente può essere risolto facendo finta da una parte che non esista un ambito della psicologia da sviluppare, o dall’altra un ambito della salute mentale già sviluppato. Chi pensa a soluzioni separate a mi parere dimentica la nuova matematica inventata dal SSN dove 2+2=3, cioè moltiplicare i servizi non porta a moltiplicare le risorse ma solo a spostarle in un gioco impoverente per tutti. E non ricorda la grande lezione che abbiamo imparato dalla L 180/78 che, con tutti i suoi limiti, ha cercato di dirci che la salute mentale è una e nasce dalla stretta integrazione fra figure professionali diverse in ogni ambito, soprattutto quello del territorio e della comunità.

E’ interessante come nel gruppo che ha preparato la Linee di Indirizzo siano sostanzialmente presenti solo componenti nell’ambito direzionale amministrativo e psicologi. In fondo la composizione è analoga a quella solo psichiatrica del nuovo Tavolo della Salute Mentale costituito dal Ministro della Salute ai primi di maggio 2023. Potremmo aggiungere che la prassi ormai abituale di sviluppare tavoli tentando di risolvere (come ci direbbe Daniel Kahneman), un problema complesso (la soluzione dei problemi) risolvendo al suo posto uno semplice (la nomina di un tavolo), si è arricchito della ulteriore semplificazione: di evitare che comprendano tutte le componenti implicate in quel problema.

Credo che sarebbe un importante segnale se il Tavolo della Salute Mentale, in una sua operatività per l’occasione allargata a tutte le componenti coinvolte, quindi non solo psicologi, ma anche rappresentanti significativi di chi questi servizi poi li deve costruire e soprattutto di chi poi li usa, cercasse di mettere insieme i pezzi di questo mosaico che rischia alla fine di essere solo lacerante e di porre fine al concetto unitario di salute mentale.

Andrea Angelozzi

Psichiatra



30 giugno 2023
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