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Dopo il Covid, tornare alla normalità e all‘umanità. Si può ed è necessario

di Emilio Cariati 

13 LUG - Gentile Direttore,
in questi ultimi mesi stiamo vivendo i tempi del dopoguerra che ci raccontavano i nostri genitori o i nostri nonni, non solo dal punto di vista Economico ma, anche Sanitario. Entrambi stanno riducendo la qualità della vita sia a livello relazionale che sentimentale che, con lo scorrere degli anni, gli effetti saranno diversi perché se al momento la realtà è questa, le prospettive future certamente non deporranno per un miglioramento semmai per un peggioramento.

Il momento che adesso fa più paura da vivere è la condizione di malattia, soprattutto in questi ultimi anni, malattia che già per sua insita natura riversa nella persona che la vive ansia, stress, solitudine e anche distacco dai propri affetti, un distacco alquanto particolare, che sembra più un off-limts, nonostante le condizioni epidemiologiche attuali sono diverse, mentre nella famiglia e negli amici più cari, tale momento diventa argomento quotidiano di discussione, con domande del tipo: chissà che gli fanno, chissà come sta, ha mangiato, ha bevuto, ecc. ecc. Purtroppo l’evento Covid ne ha accentuato ed aggravato ancor di più tali situazioni, soprattutto il distacco dai propri affetti.

Lo stato di malattia è già di per sé faticoso viverlo, se a ciò aggiungiamo questi rallentamenti o limitazioni un po' dubitativi, non rimane che farsi il segno di croce e pregare il buon Dio che abbandoni il corpo prima possibile pur di non vivere il momento di malattia così distaccato dai propri affetti, dove sia in chi la vive che in chi la subisce è difficile accettare. Basta pensare che in un momento di carenza di personale grazie ai familiari vengono coperti quei vuoti di dialogo evitando di lasciare all’abbandono il paziente dove i suoi occhi pieni di lacrime guardano il via vai degli operatori sanitari.

Nessuno vuole sminuire l’evento Covid però va ponderato anche il momento altrimenti si viene sopraffatti dalla paura dove il suo prevalere anziché far ritornare la quotidianità alla normalità produce effetti contrari, la vita già di per sé gravata da innumerevoli problemi.

Abbiamo vissuto il momento storico pandemico da Covid19, lo abbiamo superato. Ora abbiamo il dovere di continuare a vivere la vita come era prima, mentre gli Organi preposti devono saper preparare in modo certosino ogni probabile incursione di questi agenti infettivi così virulenti, in modo da contrastarli capillarmente su tutto il territorio nazionale con tutti gli annessi e connessi.

Cerchiamo di porre le vaccinazioni al primo posto nella prevenzione, con un’anagrafica vaccinale nazionale. E’ impensabile vedere come dopo uno stato pandemico ancora vi sono 20 regioni con venti calendari vaccinali, adottiamo un calendario unico con una metrica uguale per tutte le Regioni scegliendo quella dove il target è più alto.

La SANITA’ deve ritornare al Ministero, non può essere demandata a gestione Regionale, gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. L’Azienda salute non può avere prioritariamente la calcolatrice ma deve avere una planimetria sul come sono distribuiti i vari presidi sanitari ed i suoi contenuti. Attualmente ci sono vuoti dappertutto in rapporto al territorio ed alla popolazione ma soprattutto all’epidemiologia. Ogni giorno elicotteri volano su e giù dallo stivale, ambulanze che percorrono chilometri e chilometri, con dispendio non solo economico ma anche di risorse di uomini e mezzi, basterebbe riorganizzare l’intera sanità a gestione Ministeriale senza lasciarla alle parrocchie d’appartenenza, bisogna invertire la macchina ed anche la rotta altrimenti a breve tempo in Italia la salute sarà un optional mentre la malattia sarà sempre più prevalente con le relative conseguenze di ogni tipo.

Qualora questo stato di incertezza prevarrà vorrà dire che il tampone verrà messo nelle linee guida, o meglio nella carta dei servizi sanitari di ogni singola struttura sanitaria anche la più piccola, finanche negli studi medici. L’uso fuori luogo della mascherina oramai è diventato costume, perciò cerchiamo di ponderare al meglio ogni cosa ed ogni comportamento. Il Covid ha generato anche malattie mentali fuorviando il corpo dalla ragione, finanche per le altre vaccinazioni tutto tace tranne per la vaccinazione contro l’herpes zoster e l’influenza stagionale ma per il resto nulla.

Siamo esseri umani non siamo oggetti inanimati, in taluni momenti sentirsi vicino la persona cara è molto più di un farmaco non solo a livello psicologico, perciò ritorniamo alla vita di prima del Covid, guardiamo i dati epidemiologici con più razionalità senza far prevalere ragionamenti strani. Talvolta il pensiero porta a fare una riflessione: se la Scienza non fa rima con Coscienza…. perde l’Umana Essenza in questa Terrena Presenza!

Emilio Cariati
Infermiere

13 luglio 2023
© Riproduzione riservata

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