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Non basta la sola specializzazione per innovare la medicina generale

di Ornella Mancin

09 OTT -

Gentile direttore,
si è appena concluso l’81° congresso nazionale della Fimmg e di fronte ai tanti problemi che sta vivendo la medicina di famiglia, era logico aspettarsi degli interventi capaci di impattare sulla nostra professione. Non mi pare sia stato così.

La Fimmg ha condotto il congresso sotto lo slogan “rompere i muri per arrivare alla cura”.

Da non iscritta mi chiedo quali siano questi muri, immagino virtuali più che reali, che la Fimmg voglia rompere dal momento che dal Congresso escono delle mozioni già note, prive di elementi innovativi.

Si parte dal no secco alla dipendenza: “Per FIMMG è imprescindibile la conferma dell’attuale stato contrattuale di Convenzione oggi previsto, confermando l’assoluta contrarietà alla trasformazione dei sistemi territoriali convenzionati verso la dipendenza o sistemi misti “. Nulla di nuovo quindi su questo fronte, neanche un tentativo di spingere verso un recupero della libera professione (oggi il convenzionato è di fatto soggiogato alle direttive Asl) né tantomeno un tentativo di recuperare alcune delle tutele dei lavoratori (oggi per un medico di famiglia è sempre più difficile fare le ferie, quasi impossibile mancare per malattia …). Nessuna apertura né in un verso né in un altro. Evidentemente alla Fimmg questa situazione in cui non siamo né carne né pesce, piace.

Se poi si cerca di capire quali “muri” è necessario rompere, sembra di capire che siano quelli che portano ad un maggior “accesso alle cure” che per la medicina di famiglia si traducono sulla “necessità di organizzare una risposta degli studi medici a maggiore intensità di offerta (diagnostica di primo livello) e temporale (H12 e H16)”. Anche qui nulla di nuovo. Da tempo Fimmg chiede finanziamenti per l’acquisto di strumentazione per rendere gli studi medici più attrezzati e capaci di diagnostica di primo livello: elettrocardiografi, ecografi, spirometri. Il tutto senza tener conto che la maggior parte dei medici di famiglia oggi attivi non ha alcuna preparazione adeguata allo scopo e che il sovraccarico di lavoro attuale legato alla mancanza di medici rende pressoché illusorio che uno possa dedicare tempo a una diagnostica per la quale non dispone di una adeguata formazione.

La possibilità di realizzare aperture h 12 o addirittura h16 sembra essere affidato alla creazione delle famose case di comunità Hub o spoke, per le quali non è ancora chiaro come si dovrà essere presenti ( a quota orario? ) o alle AFT entità ancora fumose di difficile definizione.

Un’attenzione a parte è stata riservata alla digitalizzazione ponendo una particolare enfasi sulla telemedicina come strumento di lavoro che ci può aiutare “a gestire al meglio i nostri pazienti riducendo distanze e tempi di intervento”

L’unico dato di “novità” se così si può definire è l’apertura della Fimmg ad una scuola di “specializzazione” in Medicina di famiglia in collaborazione con l’Università, cosa che fino a pochi anni fa veniva vista come fumo negli occhi. Del resto, questa è l’idea portata avanti dal ministro Schillaci ed evidentemente qualche concessione è stata necessaria; anche se l’idea lanciata da Scotti di “rendere strutturale per tutti i tirocinanti la formazione-lavoro, oggi limitata ai soli medici che vivono in una realtà di carenza e che volontariamente accettano gli incarichi” rende assai confusa l’idea di Fimmg su una reale apertura a una vera Specializzazione. Chi oggi ha accettato di fare la formazione -lavoro di fatto lavora gestendo 1000-1200 pazienti in proprio, frequentando una volta la settimana lo studio del tutor con cui in teoria dovrebbe tenere un dialogo aperto per una supervisione. Il tutto è ben diverso dal vedere e discutere i casi insieme e svilisce totalmente il valore della formazione.

Nulla di particolarmente nuovo quindi esce da questo convegno e più che rompere muri sembra che la Fimmg gli voglia costruire. Si legge infatti nella mozione conclusiva che “La medicina generale è al bivio tra mura e cura. Investimenti e digitalizzazione nel rispetto dei valori umanistici e professionali”. La proposta dell’Enpam di finanziare l’acquisto di immobili per i medici che lo richiedano per farci delle case di comunità spoke ovviamente si sposa perfettamente con questa mozione.

Dal congresso Fimmg nessuna risposta quindi ai problemi spinosi in cui versa la medicina di famiglia: mancanza di medici, scarsa attrattiva della professione, mancanza di tutele, nessun aumento salariale a fronte di un aumento orario di apertura degli studi che andrà a sommarsi a tutte le attività extra ambulatorio (visite domiciliare, risposta a email e/o whats app dei pazienti, compilazione dei piani terapeutici , telemedicina etc) . Come dovrebbe ben sapere chi guida un sindacato fare il medico di famiglia sta diventando sempre più faticoso e opprimente, ragion per cui i giovani non ne sono attratti e chi è vicino alla pensione spesso lascia anticipatamente.

Suona piuttosto sconfortante quindi che Scotti, nel suo discorso di apertura del Congresso, alla domanda del perché “una generazione di studenti svaluta automaticamente questa preziosa carriera” si risponda dicendo che dipende dal fatto che “nessuno, al di fuori di noi, si occupa di rappresentare dall’esterno il prestigio di essere un MMG”

Viene da chiedersi se il segretario del più grosso sindacato dei medici di famiglia sia oggi ancora adeguato a rappresentare la nostra professione.

Ornella Mancin



09 ottobre 2023
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