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Cicchetti: a caldo una scelta azzeccata


06 OTT -

Gentile direttore,
dopo la nomina di un Medico Nucleare come Ministro della Salute e di un Chirurgo come Commissario straordinario dell’Istituto superiore di Sanità, con la nomina del Prof. Americo Cicchetti a Direttore Generale della Programmazione del Ministero della Salute diventano tre i vertici del Ssn affidati a professori universitari dall’attuale Governo. Di cui due provenienti dalla Facoltà di Medicina della Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Avevo salutato con qualche perplessità le prime due nomine, ma questa terza la trovo a caldo davvero azzeccata. A parte la soddisfazione personale di vedere nominato un ex ricercatore, pur se economista, dell’Istituto dove mi sono a suo tempo (appena 43 anni fa) specializzato, e cioè l’Istituto di Igiene della Cattolica, il percorso professionale del Prof. Cicchetti appare particolarmente adatto al ruolo che gli è stato affidato. Leggo infatti nel suo prestigioso e impressionante curriculum che Qs ha cercato di sintetizzare che al centro della sua attività non solo accademica ci sono i temi della organizzazione e programmazione sanitaria.

Questa scelta del Governo di appoggiarsi alla Università, e in particolare alla Università Cattolica di Roma, per avere un supporto alla propria politica sanitaria può essere letta in molti modi. Agli estremi ce n’è uno cattivo e uno buono. Quello cattivo vede in questa scelta un tipico matrimonio di interesse tra chi ha il potere e chi ha il blasone (tipo il matrimonio tra Giovanna Ralli e Vittorio Gassman in “C’eravamo tanto amati”, per rimanere a Roma). Quello buono vede in questa scelta la volontà di considerare il Ssn come un sistema complesso in cui chi ha competenze di ricerca può operare con uno sguardo allenato a offrire soluzioni “originali” o comunque non dettate dagli opportunismi della politica. Il caso della scelta del prof. Cicchetti invita, francamente più delle altre due, a sperare che la seconda interpretazione sia la più vicina alla realtà.

Già che ci siamo questa è l’occasione buona per fare un ripasso delle funzioni della Direzione generale della programmazione sanitaria si occupa dell'organizzazione e delle attività del Servizio Sanitario Nazionale. Le troviamo nel sito del Ministero. Io qui prendo in considerazione solo i primi tre, che reinterpreto a modo mio e su cui mi piacerebbe che il nuovo Direttore si impegnasse subito dando in breve tempo alcuni segnali importanti. Accanto a ciascuno dei compiti metto qualche mia personale considerazione.

La programmazione nazionale e l'ordinamento dei servizi sanitari (Piano Sanitario Nazionale e verifica dei Piani Sanitari Regionali) è, o meglio sarebbe, la madre di tutti compiti della Direzione generale della programmazione sanitaria, ma purtroppo di fatto non viene più svolto da anni visto che l’ultimo Piano Sanitario Nazionale risale al 2006-2008. Su queste pagine Filippo Palumbo ha brillantemente sollecitato qualche mese fa un nuovo Piano, come fatto autorevolmente anche da Ettore Jorio. Ma anche la verifica dei Piani Sanitari Regionali non viene fatta lasciandoli così alla mercè della politica, come di recente avvenuto con quello della Regione Marche che è totalmente difforme rispetto alle linee di indirizzo nazionale. Almeno si rendano immediatamente operativi ed efficaci le verifiche sui Programmi di Edilizia Sanitaria e su quelli di aggiornamento delle tecnologie (quest’ultimo è un tema molto caro al prof. Cicchetti) in modo tale che scelte sbagliate non ingessino per decenni il sistema.

Un secondo compito cruciale è quello del monitoraggio delle Regioni sia per quanto riguarda i livelli essenziali di assistenza che per quanto attiene ai principali programmi di settore. Il monitoraggio dei LEA è attualmente effettuato dal Ministero in modo tardivo e, a mio parere, inadeguato con il cosiddetto sistema degli adempimenti e con il sistema degli indicatori del Nuovo Sistema di Garanzia, quello dei molto citati dati sulle sette Regioni inadempienti. Per chi li conosce con un minimo di dettaglio sono indicatori assolutamente inadeguati a identificare le criticità delle sanità regionali, a partire da quelle in aree critiche come la salute mentale e la cronicità in genere. Da professore universitario Cicchetti saprà bene che la valutazione è una fase importante della programmazione e da questo punto di vista il ruolo del Ministero e quindi è bene che ricordi che, monitoraggio dei LEA a parte, a non essere di fatto valutati sono tutti gli atti di indirizzo centrali più importanti degli ultimi anni, come ad esempio il Piano Nazionale della Cronicità, il Piano Nazionale Demenze e il DM 70 del 2015. Su quest’ultimo atto vale la pena di fare una ulteriore riflessione: si sta provvedendo in un assurdo tavolo di poco meno di 100 persone ad una sua revisione senza che mai, dico mai, il Ministero abbia provveduto coi suoi organi di supporto come l’Agenas alla sua verifica di impatto.

Il terzo compito è quello dell'emanazione di linee guida per la stipula, tra le Regioni e le Università, di protocolli d'intesa per la determinazione dell'attività assistenziale necessaria per lo svolgimento dei compiti istituzionali delle università. Qui si varrà la capacità del prof. Cicchetti di fare una rivoluzione nel suo mondo affrontando le seguenti criticità e quindi giustificando il ruolo che il Governo sta dando all’Università nelle scelte di politica sanitaria:

far entrare il mondo dei servizi dei territoriali nelle Facoltà di Medicina e quindi superare la natura esclusivamente ospedaliera delle Aziende che ospitano tali Facoltà;

far entrare in modo significativo le problematiche attuali del Ssn nei programmi di formazione e ricerca delle Università;

moltiplicare le “Cattedre” affidate ai professionisti che insegnano nei “propri” Corsi di laurea;

dare un senso (ormai perso) ai Corsi di Formazione Manageriale gestiti dalle Università: se il Ssn “perde” perde anche chi forma i suoi dirigenti.

Buon lavoro prof. Cicchetti e speriamo che stavolta davvero la scopa nuova faccia il fruscio, detto che (ho appena scoperto) ha più versioni. Mi limito a quella siciliana (scupa nova fruscio fa), quella di Ponza (è u frusce d’a scòpe nòve) e a quella, credo, cosentina (strusciu e scupa nova). Pare sia anche un modo di dire barese dove “fruscio di scopa nuova” si direbbe di chi esordisce in qualche attività e riesce a farsi notare. Appunto quello che auguriamo al Prof. Cicchetti di fare.

Claudio Maria Maffei

Coordinatore Tavolo Salute Pd Marche



06 ottobre 2023
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