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Un Discount per prestazioni più o meno sanitarie ?

di Alessandro Giustini

19 DIC -

Gentile direttore,
in questi mesi una amplissimo dibattito si è sviluppato sul futuro della sanità italiana e sulla esigenza di rinnovare profondamente i meccanismi di offerta ai cittadini delle prestazioni appropriate, efficaci e sostenibili all’interno di una Sistema Sanitario che rimanga Nazionale e Generalista.

Alcune cose a mio parere sono emerse con una condivisione abbastanza diffusa :

Che la cosiddetta “sanità Integrativa “ possiede aspetti anche positivi in particolare all’interno del Welfare aziendale, ma sottrae troppe risorse al flusso fiscale a sostegno del SSN in rapporto alla assoluta mancanza di condizioni di “generalista e nazionale “.

Che la organizzazione attuale in termini regionali ed aziendali da un lato è la negazione appunto di “Nazionale e Generalista” e dall’altro lato ha dimostrato una totale incapacità di controllare la spesa che era stata una delle priorità iniziali. Il disordine nella programmazione e nella gestione degli investimenti a tutti i livelli, la crescita abnorme delle schiere di personale amministrativo, la moltiplicazione di procedure ed uffici che spesso servono solamente a giustificare assunzioni e promozioni sovente più o meno appoggiate a canali politico-sindacali: forse solo questo problema è stato di carattere veramente Nazionale ?

Che la necessaria intesa tra ministero delle Salute, Ministero della Università e Ministero delle Finanze non ha certamente saputo funzionare nel modo migliore : finanziamenti, posti letto, personale sanitario tagliati per decenni senza alcuna previsione dei bisogni reali in termini di “Nazionale e Generalista” ed in rapporto alle mutazioni demografiche ed epidemiologiche. La crisi del Covid e l’attuale clamorosa carenza di professionisti sono prove lampanti di questo fallimento di programmazione , questa si Nazionale e Regionale.

Che le liste di attesa sempre crescenti non sono colpa dei cittadini o dei Medici di famiglia ma semplicemente colpa della mancanza di programmazione e di scelta con criteri di rilevanza clinica e sostenibilità.

Che la corsa demagogica e populistica a sfornare sempre nuove Professioni, Lauree o etichette è un’altra prova della incapacità scientifica di raccordare le innovazioni didattiche alle necessarie innovazioni cliniche e non alle spinte sindacal-politiche .

Che la terminologia “di base”, “di famiglia”, “di comunità” o “di prossimità” sono state diffuse a piene mani da chi ha pensato da un lato di illudere i cittadini (con i loro bisogni inevasi) con bonus occasionali e da chi ha visto la possibilità di prendersi autonomie operative non fondate su competenze reali e formazione adeguata. Questa è la totale negazione della regola di appropriatezza nella erogazione di prestazioni che proprio se distribuite nel territorio , nella comunità, debbono rispondere a precisi protocolli di accesso, verifica e controllo dei risultati. Questo dovrebbe esser proprio il ruolo degli Ospedalie delle Case di Comunità. Non togliendo nulla alle Professioni adeguate ma costruendo una valida cooperazione con la competenza Medica di base e specialistica nei diversi ambiti, in particolare verso le problematiche di Fragilità, Cronicità e Disabilità.

Che sta prevalendo l’impostazione mercantile con molteplici interessi che spingono verso un Supermercato, anzi un Discount dove negli scaffali possono esserci tutti i tipi più vari e fantasiosi di prestazioni : tutto ed il contrario di tutto , in parte a carico del SSN ed in gran parte pagate dai cittadini che avrebbero sempre meno capacità di comprendere la loro reale validità .

Che gli investimenti del PNRR e la crescita della Telemedicina hanno alcuni aspetti positivi ( ad es.sistemazione di edifici non adeguati, ampliamento della rete di strutture nel territorio e delle potenzialità di comunicazione e cura con i pazienti …) ma senza dubbio non sono in grado, se non inseriti in una contesto organico, di frenare il degrado del SSN .

Che infine la enorme massa di leggi, norme, regolamenti, decreti è senza dubbio uno dei problemi maggiori che deve esser affrontato per semplificare, svecchiare e dare coerenza e logicità ai comportamenti di servizi ed operatori del Sistema, per meglio utilizzare la sanità privata all’interno del SSN, ma prima di tutto per consentire ai cittadini di conoscere e capire come i loro sacrosanti Diritti debbano esser rispettati con tempestività e completezza.

Le cose da fare sarebbero quindi tante ma la proposta dell’Ordine dei Medici di Roma di realizzare un Testo Unico della Sanità può esser la prima azione in un percorso logico che possa razionalizzare i diversi passaggi e concretizzare un confronto tra i diversi attori necessari E’ urgente una revisione complessiva degli strumenti normativi, dalle basi finanziarie a quelle formative ed organizzative , se vogliamo da un lato confermare i principi fondanti del Sistema Sanitario “Generalista e Nazionale”, i principi etici di equità e di garanzia dei diritti dei cittadini per la tutela della loro salute nella concezione dettata dall’OMS e dalle Nazioni Unite. Un Testo unico da un lato fornirebbe l’occasione per ricomporre ad unitarietà la produzione legislativa che prodotta fino ad oggi , sempre più vetusta, confusa ed incomprensibile e quindi facile contesto per ogni intepretazione “libertina” e per ogni comportamento frammentario come abbiamo purtroppo visto .

E’ una proposta che dovrebbe esser sostenuta e concretizzata !

Alessandro Giustini

Già Presidente della Società Italiana e della Società Europea di Medicina Fisica e Riabilitativa



19 dicembre 2023
© Riproduzione riservata

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