Gentile direttore,
ricambio tutta la stima per l’amico Gianpiero Fasola e ringrazio QS per dare spazio a un dibattito che mi auguro possa essere utile a una causa che – ne sono certo - vede me e Gianpiero alleati: far funzionare al meglio il SSN nell’interesse della cura dei pazienti.
Una dovuta precisazione. Il comunicato stampa AIOM del 24 gennaio è frutto di un iniziale dibattito interno al direttivo dell’associazione, ricco di spunti, anche tra di loro contrastanti. Il direttivo è eletto e ha quindi diritto di esprimere una opinione, ma sa anche di non rappresentare necessariamente le visioni di ogni singolo socio AIOM. Per questo motivo, il dibattito proseguirà nelle prossime settimane, volendo essere propositivi e collaborativi e non solamente critici. Al contrario, le considerazioni che seguono, stimolate dal garbato dissenso di Fasola, rappresentano mie visioni personali.
Condivido pienamente l’analisi storica che riconosce come la attivazione di competenze e capacità a livello regionale fosse necessaria per dare forza al SSN, poiché in assenza di esse l’attuazione della legge istitutiva 833 del 1978 sarebbe stata molto complessa, forse un fallimento. E, credo, questo fosse chiaro alle forze politiche che, come Gianpiero osserva, fin dai primi anni 90 avevano lavorato e legiferato in questa direzione. Sicuramente, a quell’assetto si devono i pregi e i risultati straordinari prodotti dal SSN italiano, dei quali sono consapevole. Dissento, però, sul fatto che la riforma del 2001 abbia rappresentato un reale (e ancor meno un cruciale) rafforzamento, pur essendo essa stessa voluta o accettata da molte forze politiche. Ma su questa divergenza di vedute, Gianpiero ed io dovremo metterci l’anima in pace, poiché non esiste possibilità di prova del contrario o di verifica sperimentale su chi di noi abbia ragione.
Ma, negli ultimi venti anni, abbiamo assistito a un progressivo depotenziamento del governo centrale in sanità, fino al punto in cui molti di noi (fatto salvo forse il periodo pandemico) hanno percepito che il vero governo stesse nella conferenza stato-regioni. In particolare, quella che mi sembra venuta meno è la capacità propulsiva e di programmazione. Mentre a prevalere è stata una strategia di controllo e, se necessario, sanzionatoria. Di conseguenza, i LEA, che dovevano rappresentare l’obiettivo da raggiungere per garantire l’equità richiesta dalla Costituzione, sono diventati meccanismo di valutazione della performance, premiando chi li raggiunge e sanzionando chi, al contrario, stenta.
Nei fatti, un circolo vizioso destinato a peggiorare le differenze e le disequità. Questo è quello che non mi piace e che temo possa peggiorare, se con la nuova riforma si andrà a modificare sostanzialmente la gestione economica a favore delle regioni già oggi più ricche. Temo, anche, che questo possa vanificare i segnali incoraggianti che, al contrario, si vedono negli ultimi mesi di operato dell’odierno ministero.
Per l’oncologia, mi piacerebbe che le eccellenti professionalità e i modelli organizzativi efficienti, che si sono sviluppati in alcune regioni negli ultimi venti anni, siano la base per una efficace programmazione nazionale che aumenti la condivisione territoriale, piuttosto che esasperare la divisione e la competizione tra le regioni.
Francesco Perrone
Presidente Nazionale AIOM