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Una proposta per la riorganizzazione dei Servizi di Pronto Soccorso in Italia 

di Giovanni Ottone 

07 MAR - Gentile Direttore,
nell’articolo “Il personale del SSN tra razionamento e riorganizzazione dei servizi”, pubblicato su quotidianosanità.it del 27 novembre scorso, a cura di Francesco Longo e Alberto Ricci, due docenti del CeRGAS, della SDA (Direzione Aziendale) della Università Bocconi di Milano, viene delineato un discorso convincente e propositivo rispetto alla riorganizzazione dei servizi del SSN.

In particolare si evidenzia una possibile soluzione per rispondere allo “squilibrio tra la massa di domanda non governata dei pazienti che grava sui servizi di Pronto Soccorso ospedalieri (PS), da un lato, e la scarsità di accessi in continuità assistenziale, dall’altro”.

Di fronte all’attuale ricorrente difficoltà dei servizi di PS, causata dal sovraffollamento degli stessi (derivante da una molteplicità di cause diverse) da parte di pazienti con patologie di differente grado di emergenza e di urgenza, la logica del razionamento ha portato molte Aziende Ospedaliere a rispondere alla carenza di risorse e di personale, specialmente di medici dell’emergenza - urgenza, inserendo nei PS, medici di varie e diverse discipline, anche non dipendenti, e non appartenenti all’organico del servizio, con retribuzione a gettone.

Tuttavia queste soluzioni tampone si sono scontrate con il fatto che il vincolo delle risorse si è acuito e che l’intensità assistenziale ne ha risentito, aumentando le attese e le insoddisfazioni dei pazienti, che comunque continuano ad affluire, senza adeguati filtri, ai servizi di PS in cui si manifestano difficoltà di adeguata risposta assistenziale e contraddizioni professionali.

Viceversa si ritiene opportuno valutare e sperimentare una proposta di riorganizzazione funzionale e operativa dei PS, in collaborazione con le direzioni delle Aziende Ospedaliere e dei Dipartimenti di Emergenza (DEA) e con i medici e gli infermieri professionali dei servizi, da sottoporre successivamente a precise valutazioni ex post.

In termini generali si può affermare che, in Italia, la rete dei PS e dei DEA ospedalieri, pur tenendo conto delle differenziazioni a livello regionale, mostra non pochi elementi di inadeguatezza organizzativa e di incoerenza o di insostenibilità, considerato l’attuale contesto epidemiologico ed economico, nonostante presenti livelli complessivamente elevati di efficacia.

I servizi di PS necessitano una rimodulazione delle competenze specialistiche nell'emergenza, evitando utopistici modelli di medico urgentista polivalente, internista e chirurgo al tempo stesso, sperimentando nuove modalità di gestione dei pazienti non urgenti, codici bianchi e gran parte dei codici verdi, valutati dal triage infermieristico, garantendo la definizione di aree intensive, sub intensive e / o di osservazione temporanea nell’ambito dei DEA e promuovendo una nuova modalità di gestione dei ricoveri dai PS ai reparti ospedalieri di degenza intensiva e ordinaria.

In particolare appare interessante e realizzabile il progetto di sperimentare un "ambulatorio complementare del PS", attiguo ai locali del PS, a cui inviare i codici bianchi e una parte dei codici verdi, valutati dal triage infermieristico, gestito da un nucleo stabile di medici della continuità assistenziale (ex Guardia Medica) e da medici di medicina generale, giovani e non massimalisti, motivati, addestrati ad hoc e con retribuzione oraria.

Si tratta di un intervento organizzativo che serve per razionalizzare e per riqualificare l'accesso al PS e per garantire ai medici specialisti, dipendenti, in organico, la possibilità di gestire meglio e più rapidamente, con modalità più appropriate e diversificate, i codici gialli e rossi del triage, ovvero le vere emergenze e urgenze.

E occorre tener presente che l’unicità del triage infermieristico, la configurazione fisica attigua o molto vicina dei due ambiti organizzativi, ambulatori del PS e ambulatorio complementare del PS, la collaborazione tra le due équipes mediche e con l’équipe infermieristica unica, una adeguate digitalizzazione dei report e una tempestiva informazione ai pazienti e ai parenti (onde evitare fraintendimenti, caos e contestazioni più o meno violente) possono garantire il successo di questo intervento di riorganizzazione qualitativa dei PS e dei DEA ospedalieri in termini di appropriatezza, di outcomes e di controllo di gestione.

Questo tipo di “ambulatorio complementare del PS” è già stato attuato, fin dai primi anni 2000, presso il PS del DEA di II livello della “Azienda ospedaliera San Giovanni Battista (Molinette)”, poi inserita nella “Azienda Città della Salute”, a Torino, (in cui il sottoscritto, specialista in Medicina Interna, ha prestato servizio con la qualifica di dirigente di primo livello e responsabile di modulo) e presso numerosi PS e DEA delle regioni del nord Italia.

Giovanni Ottone
Medico del Pronto Soccorso in pensione, iscritto a Italia Viva, a Roma

07 marzo 2024
© Riproduzione riservata

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