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Perché è falso dire che la convenzione garantisca ai mmg lo status di libero professionista?

di Giorgio Barbieri

12 MAR - Gentile Direttore,
vorrei provare a rispondere a questa domanda. Chi è un libero professionista? Limitiamoci all’ambito medico: si tratta di un collega non vincolato a un datore di lavoro. Esercita a favore di clienti privati, che remunerano ogni singola prestazione. Sceglie di rinunciare a ferie, TFR, tutele varie (maternità, malattia, infortunio, ecc.), comprandosi sul mercato le polizze che ritiene più opportune. In cambio, ha la libertà di lavorare se, quando e quanto desidera. Volendo, può anche selezionarsi i clienti. Organizzandosi a piacimento tempi, ritmi e modalità di lavoro. Se è bravo e ha successo, i guadagni possono raggiungere livelli anche molto elevati.

Ad eccezione di costi e carenza di tutele, nessuna di queste caratteristiche risponde al rapporto di lavoro del mmg. In pratica, del libero professionista un mmg ha solo ed esclusivamente gli svantaggi.

Come lavora -al contrario- un collega che ha firmato un contratto? Ha un datore di lavoro, per conto del quale fornisce le prestazioni stabilite (contrattualizzate). Assiste i pazienti senza sceglierli, in ossequio ai principi di universalità, eguaglianza ed equità. Lavora per un numero di ore massimo sancito dal contratto. Gode di ferie retribuite, è tutelato in caso di maternità, malattia o infortunio, sempre in forza di un contratto. Percepisce una tredicesima e un TFR a fine attività. Non ha spese di gestione a suo carico. Non deve retribuire i propri collaboratori. Ogni costo è a carico del datore di lavoro.

Il sistema è governabile: lo Stato è nelle migliori condizioni per tutelare la salute di tutti, i medici hanno garantito il posto di lavoro e le relative tutele. Il reciproco impegno nel sottoscrivere un contratto assicura questo e altro. Senza sorprese e fino alla pensione.
Anche qui, nulla a che vedere con il rapporto di lavoro di un mmg.

Quali allora le caratteristiche dello strano rapporto di lavoro di un mmg? Il peggio di entrambe le condizioni sopra riassunte. Tutte le spese sono a suo carico, comprese le retribuzioni dei propri collaboratori. Affitto, utenze, hardware, software, materiale di consumo, DPI, sanificazione. Commercialista, consulente del lavoro, assicurazione RC studio… Non ultimo, il tempo, sempre crescente, per organizzare un’attività che è ormai diventata di ordine imprenditoriale. Spesso suo malgrado.

Quanto, quando e come lavorare è invece sempre più dettato da ineludibili norme capestro. La cosiddetta “convenzione”, banale accordo sistematicamente sottoscritto già scaduto, non garantisce neppure la continuità di queste norme. Ad ogni rinnovo, impotenti e basiti di fronte alle incomprensibili firme delle solite corporazioni, si assiste a un precipitarsi delle condizioni lavorative; mai definitivamente stabilizzate, come invece accade con i contratti.

Si opera a cottimo, per un numero di ore indefinito e non più sostenibile, strangolati e ricattati dalla vergogna della quota capitaria, compenso medievale, più consono a un bottegaio che a un medico, ma la retribuzione è completamente slegata dalla qualità delle prestazioni. Le tutele in caso di maternità, malattia, infortunio, ecc., fluttuano tra il gravemente carente e l’assente. Con il paradosso di non avere un datore di lavoro, ma di essere sempre più vincolati a una sostanziale esclusività di rapporto, essendo di fatto ormai preclusa ogni altra attività. Non siamo liberi professionisti, è del tutto evidente. Non avendo d’altra parte un contratto, siamo stati progressivamente precipitati in quello che ormai da tempo io definisco un rapporto di servitù.

Eppure qualcuno, ancora ciarlando di una immaginaria libera professione, si ostina ad arroccarsi in difesa della “convenzione” triennale. Senza comprendere che solo un vero e definitivo contratto potrà salvare il SSN pubblico e, conseguentemente, i suoi operatori. Noi mmg.

Grazie per l’ospitalità.
Un cordiale saluto,

Giorgio Barbieri
Mmg in Lombardia

12 marzo 2024
© Riproduzione riservata

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