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Tutti chiedono aumenti di investimenti per il SSN. È diventato lo sport nazionale? 

di Alessandro Giustini

08 APR - Gentile Direttore,
la crisi è sempre più grave e generalizzata ma la soluzione non è in questo Sport, generico ed molto ipocrita in fondo: io credo si debba invece pretendere dal Governo che si affronti con urgenza la riorganizzazione profonda della struttura e della gestione del SSN.

Non è operazione facile (contrasta con molti interessi consolidati) né breve ma è indispensabile. Ed è anche sostenuta da elementi di evidenza sia economica che sociale ed etica. Altrimenti sarebbe come aggiungere nuova acqua in un secchio che perde dal fondo perché è bucato. E’ stato bucato dalla incapacità ed incompetenza di tanti che hanno compiti e ruoli decisionali appunto nel SSN e ne hanno costruito la crisi con decisioni errate oppure quanto meno non assumendo a tempo i necessari comportamenti.

Il fallimento della attuale enorme strutturazione amministrativo-gestionale e decisionale del SSN è lampante: la miriade di “ dirigenti competenti” nel Ministero, ma in particolare nelle Agenzie nazionali e regionali, nelle Regioni e nella Aziende sono con tutta evidenza il “buco” che è sul fondo del secchio.

Come è stato possibile negli ultimi 30 anni non prevedere le carenze del personale ad ogni livello che si sono create in anni di blocco delle assunzioni e della formazione? Come è stato possibile non prevedere negli stessi 30 anni le nuove esigenze di competenze, di servizi, di strutture alla luce della lapalissiana evoluzione degli indicatori di popolazione, di invecchiamento, di patologie, di cronicità e di disabilità?

Come è stato possibile non impostare l’evoluzione del SSN sulla appropriatezza da verificare rispetto alle prestazioni ed ai servizi che esistevano, che andavano implementati ed adeguati ai bisogni che mutavano; questo era il modo di controllare i costi e renderli investimenti fruttiferi?

In fondo la crescita del privato all’interno del SSN è proprio un evidente frutto della assoluta incapacità di progettazione e programmazione da parte delle Regioni. Poi qualcuno sospetta motivatamente che sia stato fatto anche con un preciso scopo innominabile ma ancora di più dobbiamo capire dove stava e sta il “buco”.

Ed invece i politici di ogni colore decidevano l’impoverimento dei finanziamenti, decidevano i tagli dei posti letto e delle strutture, decidevano la riduzione dei turn-over. Ma i tecnici ed i dirigenti delle Aziende o delle Regioni come hanno potuto stare al loro posto e non contrastare con forza queste decisioni (se per scienza e coscienza comprendevano?).

Forse erano solo occupati a condividere passivamente queste decisioni in nome dei “premi” che annualmente potevano ricevere se raggiungevano gli obiettivi errati che venivano loro indicati? Non era forse loro dovere far comprendere la gravità di quelle decisioni dettate solo da volontà politico finanziarie derivanti dall’Europa?

Nel frattempo per fortuna (e per meriti professionali) è rimasta intatta la fiducia dei Cittadini negli operatori sanitari ma si è completamente schiantata la fiducia nella organizzazione del SSN che è stato percepito solo come tagli, come risparmi, come attese e negazioni di diritti.

Ed oggi quando la situazione economica è persino peggiore di quegli anni dei tagli, dobbiamo trovare finanziamenti che non si sono voluti cercare in passato?

I finanziamenti sicuramente debbono esser trovati al più presto perché i costi che oramai gravano sui cittadini, specie i più fragili (per situazione economica e per patologie) sono inaccettabili.

Però va affrontato con decisione il tema della efficienza organizzativa del SSN che deve ritornare a spendere nel modo migliore i finanziamenti che riceve: deve esser chiuso il buco nel secchio e questo va rappresentato come un evento molto “vistoso” per ricominciare così a costruire credibilità e fiducia tra la gente verso il SSN. Una strada per reperire risorse forse è proprio valutare l’utilità della miriade di dirigenti e direttori non sanitari che Regioni ed Aziende hanno prodotto, come ad es. la quantità di funzionari nelle Agenzie regionali e nazionali quando in realtà sappiamo che il lavoro di programmazione e controllo che sarebbe loro dovere invece viene fatto fare, e pagato profumatamente , dalle Società di gestione esterne come hanno dimostrato recenti indagini.

Il colmo è poi che accanto al fallimento delle Regioni e delle Aziende si pensa di aggiungere la nuova ipotesi di regionalizzare e differenziare ancora di più quello che è un Diritto uguale per tutti i Cittadini Italiani: la gratuità ed equità. Diritto che invece deve esser ricostruito.
Altrimenti i Cittadini rischiano di esser veramente “becchi e bastonati” come si dice in Toscana.

La gravità della crisi del SSN è tale che sono necessarie azioni forti e radicali e non solo chiacchiere.

Alessandro Giustini

08 aprile 2024
© Riproduzione riservata

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