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Robot socialmente assistiti, un supporto nell’assistenza alle persone anziane

di Marina Vanzetta

12 APR - Gentile Direttore,
Entro il 2050 la popolazione anziana passerà dall’11% al 22% della popolazione totale: nel nostro Paese, le persone ultra65enni saranno pari al 35,9% della popolazione totale. Questi i dati dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) che sottolinea anche come l’aumentata aspettativa di vita si accompagni ad un aumento delle malattie cronico-degenerative e inevitabilmente ad un maggiore impegno in termini di cura e assistenza e ad una non trascurabile riduzione delle risorse umane.

Una sempre maggiore e più complessa domanda di assistenza che necessita di essere mirata e personalizzata la cui risposta, secondo i dati di una recente revisione della letteratura, potrebbe essere, per alcuni aspetti, sostenuta dalla tecnologia dei robot socialmente assistiti (SAR) che rappresenterebbero un supporto all’assistenza stessa.
Di fatto, come dimostra questo lavoro, possono aiutare a migliorare l’umore, la socialità, favorire reazioni affettive positive, ridurre la solitudine delle persone anziane sia nei contesti ospedalieri che a domicilio.

Risultati dunque incoraggianti, in un ambito come quello sanitario in cui la robotica sta acquisendo sempre maggiore impiego e rilevanza. Ciò che si registra in merito è, infatti, un trend in crescita accanto a un elevato livello di penetrazione sia della robotica interventistica che di quella assistita.
Gli autori sottolineano però che i dati non vanno considerati risolutivi e che ulteriori studi devono essere condotti.
Ciò, per analizzarne il rapporto costo-efficacia e non ultime le implicazioni etiche e legali oltre che le responsabilità in caso di eventi avversi come ha ribadito Dania Comparcini – Assegnista di ricerca presso l’Università degli Studi Aldo Moro di Bari e coautrice della revisione precedentemente citata – in una recente intervista rilasciata a “L’Infermiere Online”.

L’implementazione del loro uso va condotta, non subita e non va letta – conclude Comparcini – come una soluzione alle criticità bensì, come un strumento nelle mani degli operatori che va interpretato in una prospettiva di integrazione e non di sostituzione.

Marina Vanzetta
L’Infermiere Online

12 aprile 2024
© Riproduzione riservata

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