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Aborto: si chiama Piano di Ripresa e Resilienza, ma la triste realtà è che anche ripresa e resilienza crollano miseramente, di fronte alle barricate ideologiche


17 APR -

Gentile direttore,
mentre in Francia il Parlamento inserisce il diritto di aborto tra quelli garantiti dalla Costituzione, e mentre il Parlamento europeo vota a favore dell'inserimento dell'interruzione di gravidanza nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione, nel nostro Paese la commissione Bilancio della Camera approva l’emendamento all’articolo 44 del disegno di legge per l’attuazione del Piano di Ripresa e Resilienza (PNRR), firmato dal deputato Lorenzo Malagola di Fratelli d’Italia e intitolato “Norme in materia di servizi consultoriali”. L’emendamento recita: “Le regioni organizzano i servizi consultoriali nell’ambito della Missione 6, Componente 1, del PNRR e possono avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del Terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”.

Non si capisce perché il governo abbia sentito la necessità di rimarcare nel PNRR ciò che è già chiaramente espresso nell’art. 2 della legge 194, secondo il quale “I consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita”. Perché si ritiene necessario evidenziare ciò che è già chiaramente espresso nella legge? Certamente non per destinare ai consultori, depotenziati, con personale ridotto all’osso, sempre in affanno, qualche centesimo di euro in più; nell’emendamento si chiarisce infatti che per esso non è previsto alcun onere per la finanza pubblica. Perché allora questa sottolineatura dell’art. 2 della legge 194? Forse perché proprio di sottolineatura non si tratta. Nella legge 194 il soggetto che può avvalersi della collaborazione di associazioni di volontariato al fine di sostenere le maternità difficili è il consultorio, e ad esso e alle figure professionali (queste sì altamente qualificate) che ne compongono l’equipe multidisciplinare spetta la valutazione e la scelta di eventuali collaborazioni. Nell’emendamento del governo, invece, il soggetto cambia, ed è la Regione a decidere di tale eventuale coinvolgimento. Dunque, ciò che viene fatto in consultorio sulla base di una valutazione specifica, caso per caso, con l’emendamento in questione verrà imposto dall’alto, sulla base di criteri generali che snaturano i compiti e le competenze del servizio consultoriale. Lungi dal voler valorizzare e potenziare il ruolo dei consultori anche nel sostegno alle maternità difficili, tale emendamento ha dunque, di fatto, lo scopo di dare una dimensione nazionale e di estendere a tutto il Paese ciò che è già stato fatto in alcune regioni, con l’apertura ai cosiddetti “pro-vita” e ai loro centri di aiuto alla vita.

La strumentalità ideologica dell’operazione risulta poi definitivamente chiara quando ci si rende conto che l’attenzione rivolta ai consultori nel PNRR si esaurisce miseramente in questo tanto discusso emendamento: nessuna attenzione agli innumerevoli altri compiti svolti dai consultori, nell’ottica della prevenzione e della promozione della salute pubblica e dell’empowerment di cittadine e cittadini. Nel sito del Ministero della Salute possiamo leggere che, nell’ambito del PNRR, gli interventi della “Missione Salute” da raggiungere entro il 2026 prevedono che sia ridisegnata la rete di assistenza sanitaria territoriale, per una sanità che sia vicina e prossima alle persone. Eppure, nel progetto di legge governativo non vi è nessuna attenzione ad un tema che sarebbe invece ovvio trovare nel PNRR, quello dell’appropriatezza delle prestazioni. In tema di interruzione volontaria della gravidanza, non troviamo nessun richiamo e nessuna indicazione alle Regioni nelle quali l’accesso alla IVG farmacologica è ancora fortemente ostacolato; a quattro anni dall’aggiornamento delle linee di indirizzo ministeriali sull’IVG farmacologica, nel PNRR non vi è alcuna indicazione per le Regioni che non ammettono ancora la possibilità di eseguirlo nei consultori e nei poliambulatori, con l’autosomministrazione del secondo farmaco a domicilio. Eppure, ciò permetterebbe di non occupare posti letto per procedure che nel resto del mondo vengono eseguite in settings extraospedalieri, con minor rischio per la salute delle donne e con notevole risparmio di risorse per il nostro sistema sanitario nazionale. Eppure, ciò potrebbe minimizzare gli ostacoli all’accesso all’aborto, che assumono aspetti gravissimi in molte parti del nostro Paese. Si chiama Piano di Ripresa e Resilienza, ma la triste realtà è che anche ripresa e resilienza crollano miseramente, di fronte alle incrollabili barricate ideologiche

Anna Pompili
ginecologa, consigliera Generale Associazione Luca Coscioni



17 aprile 2024
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