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Verso un Piano, dedicato a Barbara Capovani, per la qualità e la sicurezza delle cure

di Pietro Pellegrini 

23 APR -

Gentile Direttore,
il 23 aprile è passato un anno dall'omicidio della psichiatra Barbara Capovani. È un giorno per ricordare idealmente anche la psichiatra Paola Labriola uccisa a Bari nel 2013 ed altri operatori come la terapista della riabilitazione Nadia Pulvirenti (Brescia, 2017), il medico di medicina generale Claudio Carosino (Busseto, 2010) e l'educatore Ateo Cardelli (Imola, 2000).

Morti sul lavoro e nelle attività di cura da rendere più sicure anche per i pazienti: Giuseppe Casu, Francesco Mastrogiovanni, Elena Casetto, Abdel Latif... Ben venga la possibilità di intervento da parte delle Forze dell'ordine, come richiesto dalla Società Italiana di Psichiatria ma non basta.

Occorre affrontare gli aspetti strutturali dei servizi e degli ospedali. Luoghi troppo spesso insicuri con aree di sovraffollamento ed altre isolate e poco illuminate, con sistemi antincendio, di sorveglianza e allarmi carenti, fino a spazi inadeguati e degradati. Gli arredi e le dotazioni tecnologiche di servizio e individuali, devono essere adeguate con sicure vie di fuga. Servono personale e risorse, assai lontani dal 5% della spesa sanitaria, l'organizzazione e la formazione di tutti gli operatori, dei pazienti, dei familiari e dei volontari. La sicurezza è un prodotto relazionale costruito nella reciproca responsabilità.


Certe attività sono a costi limitati, altre richiedono finanziamenti. Potrebbe essere un bel segnale un'indennità e il riconoscimento come "usurante" del lavoro in psichiatria. Magari togliendo anche la "posizione di garanzia". La situazione è variegata ed ogni piano dovrebbe tenere conto delle differenze regionali. Come noto, ad esempio, per la legge 81, la lista di attesa per l’ingresso in REMS è un problema per cinque regioni ed un intervento nazionale basato su queste potrebbe essere inadatto o eccessivo per le altre. La sicurezza si costruisce nella chiarezza dei mandati e nell'appropriatezza delle cure respingendo le richieste custodiali.

Per evitare improprie degenze in SPDC o permanenze in carcere occorrono fondi per misure alternative, budget di salute, case, formazione lavoro e inclusione sociale. Da investimenti secondo i bisogni delle persone e le differenze regionali, tramite il dialogo istituzionale e nell'ambito di un patto sociale definito dalla Costituzione antifascista e dalla legge 180, beni comuni del nostro Paese, può nascere un Piano, dedicato a Barbara Capovani, per la qualità e la sicurezza delle cure che coinvolga tutti, ma proprio tutti!

Pietro Pellegrini
Direttore Dipartimento Assistenziale Integrato Salute Mentale Dipendenze Patologiche Parma



23 aprile 2024
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